Una possibile nuova formulazione contro le metastasi di tumore al seno

Ultimo aggiornamento: 21 aprile 2025

Una possibile nuova formulazione contro le metastasi di tumore al seno

Titolo originale dell'articolo: A nanoencapsulated oral formulation of fenretinide promotes local and metastatic breast cancer dormancy in HER2/neu transgenic mice

Titolo della rivista: Journal of Experimental & Clinical Cancer Research

Data di pubblicazione originale: 5 novembre 2024

Una nanocapsula ha migliorato l’efficacia della fenretinide contro le metastasi di tumore al seno in animali di laboratorio. Se validata in studi clinici e approvata, questa nuova formulazione potrebbe contribuire a prevenire le ricadute della malattia nella pratica clinica.

Una nuova formulazione potrebbe rendere la fenretinide, un derivato della vitamina A, più efficace nel contrastare le metastasi del tumore al seno e aiutare a superare i limiti di questo composto, riscontrati in precedenti studi clinici. Infatti, “malgrado i risultati promettenti ottenuti in laboratorio, nei pazienti l’effetto del medicinale rimaneva deludente poiché il farmaco non veniva adeguatamente assorbito” commenta Ann Zeuner, dell’Istituto superiore di sanità (ISS) a Roma, che ha coordinato il lavoro di ricerca grazie al sostegno di AIRC. I risultati dello studio sono stati pubblicati sul Journal of Experimental & Clinical Cancer Research.

Da una trentina d’anni, la fenretinide è studiata nell’ambito della ricerca oncologica per la sua azione antitumorale e per la bassa tossicità. Tuttavia, sia nelle prime fasi di ricerca, sia in successivi studi clinici è emerso che il medicinale è caratterizzato da una bassa biodisponibilità. Ciò dipende dal fatto che il farmaco non è solubile in acqua. Anche per questo soltanto una minima parte del principio attivo riesce a raggiungere il circolo sanguigno e a svolgere la sua azione farmacologica. Negli studi clinici sono state introdotte alcune misure per contrastare queste criticità, che però non sono risultate sufficienti. “Le pazienti dovevano assumere decine di capsule piene d’olio al giorno, ma anche così la fenretinide non raggiungeva concentrazioni tali da essere efficace” spiega Zeuner. Insieme a Isabella Orienti dell’Università di Bologna e altri colleghi, Zeuner ha così deciso di studiare una nuova formulazione per migliorare la biodisponibilità del farmaco. A tale scopo, nel 2019 il gruppo di ricerca ha sviluppato la nanofenretinide, in cui una nanocapsula riveste il principio attivo e rende il farmaco somministrabile endovena. I primi risultati sono stati positivi, come riporta la ricercatrice: “Gli esperimenti in animali di laboratorio hanno mostrato che questa formulazione è ben tollerata, non provoca effetti collaterali ed è efficace contro diversi tipi di tumore, tra cui quelli alla mammella e al polmone”.

In seguito, i ricercatori hanno creato una nuova versione della nanocapsula che in questo studio hanno sperimentato con animali di laboratorio con tumore al seno metastatico. La bionanofenretinide è racchiusa da una sorta di guscio di fosfatidilcolina, un derivato della soia, che aumenta la biodisponibilità del farmaco e ne permette la somministrazione per via orale. Rispetto agli animali non trattati, in quelli a cui è stata somministrata la nuova formulazione i tumori comparivano più tardi, rimanevano più piccoli e contenevano un minor numero di cellule staminali tumorali. “L’effetto più sorprendente è stato rilevato sulle metastasi” illustra la ricercatrice. Infatti, quelle degli animali trattati con la bionanofenretinide erano circa la metà e di dimensioni ridotte rispetto a quelle presenti negli animali di controllo. Il motivo è che il farmaco sembra essere riuscito a convertire le cellule tumorali in uno stato di quiescenza, in cui sono ancora vive ma smettono di replicarsi. Questa proprietà, insieme alla bassa tossicità del farmaco, suggerisce un suo potenziale utilizzo per prevenire le ricadute della malattia. Come spiega Zeuner, “con la nuova formulazione il farmaco potrebbe essere assunto per periodi molto lunghi, fermando o rallentando la progressione tumorale a fronte di effetti collaterali minimi”.

Tuttavia, la bionanofenretinide potrà essere introdotta in clinica soltanto dopo aver superato ulteriori sperimentazioni necessarie per verificarne la sicurezza e l’efficacia nei pazienti. “Stiamo cercando nuove collaborazioni che ci aiutino ad affrontare i complessi e costosi passaggi per portare la nuova formulazione del farmaco negli studi clinici” conclude la ricercatrice: “In particolare, vorremmo arrivare ai casi in cui le terapie disponibili non risultano efficaci”.

  • Camilla Fiz

    Scrive e svolge attività di ricerca nell’ambito della comunicazione della scienza. Proviene da una formazione in comunicazione della scienza alla SISSA di Trieste, in biotecnologie molecolari all’Università degli studi di Torino e in pianoforte al Conservatorio Giuseppe Verdi della stessa città. Oggi è PhD student in Science, Technology, Innovation and Media studies presso l’Università di Padova e collabora con diversi enti esterni. Il suo sito: https://camillafiz.wordpress.com/