Ultimo aggiornamento: 3 luglio 2019
Titolo originale dell'articolo: Randomized Placebo Controlled Trial of Low-Dose Tamoxifen to Prevent Local and Contralateral Recurrence in Breast Intraepithelial Neoplasia
Titolo della rivista: Journal of Clinical Oncology
Data di pubblicazione originale: 11 aprile 2019
Secondo i risultati di uno studio clinico tutto italiano, bastano 5 milligrammi al giorno del farmaco per tre anni per ridurre del 50 per cento circa il rischio di recidiva della malattia, senza effetti collaterali importanti.
Una delle preoccupazioni principali di chi è riuscito a sconfiggere un tumore è che questo possa ripresentarsi. Nel caso del tumore della mammella non invasivo, la buona notizia è che un regime terapeutico con basse dosi di tamoxifene riduce il rischio di recidiva di circa il 50 per cento, senza intaccare la qualità di vita delle donne. A provarlo sono i risultati di uno studio clinico condotto in 14 centri italiani, pubblicati sul Journal of Clinical Oncology da un gruppo di ricerca coordinato dal professor Andrea De Censi, direttore dell'Oncologia medica dell'Ospedale Galliera di Genova e consulente scientifico dell'Istituto europeo di oncologia di Milano.
“Sapevamo già che il tamoxifene ad alte dosi, pari a 20 milligrammi al giorno per cinque anni, protegge dalle recidive del tumore della mammella, ma questa terapia preventiva non era di fatto utilizzabile per via di alcuni effetti collaterali, tra i quali l'aumento del rischio di tumore all’endometrio e di tromboembolia o la comparsa di sintomi della menopausa e di disturbi ginecologici e sessuali" spiega De Censi. I risultati della nuova sperimentazione, però, hanno mostrato che il tamoxifene è efficace anche a dosi molto più basse – 5 milligrammi al giorno – somministrate per tre anni, con effetti collaterali più tollerabili.
Allo studio hanno preso parte 500 donne con tumore della mammella non invasivo (in situ), già trattato con intervento chirurgico ed eventuale radioterapia. Una metà delle pazienti ha ricevuto per tre anni una terapia con basse dosi di tamoxifene, l'altra un placebo; tutte le partecipanti sono poi state seguite per altri cinque anni. "Abbiamo osservato che il Baby Tam (tamoxifene a basse dosi) riduce del 50 per cento circa il rischio di recidiva del tumore e del 75 per cento quello di comparsa di un nuovo tumore all'altra mammella, con minimi effetti collaterali" riassume De Censi. Un'ulteriore analisi dei dati presentata ai primi di giugno al congresso annuale dell'American Society of Clinical Oncology ha permesso di chiarire ancora meglio chi beneficia di più del regime a basse dosi. "Il rischio di recidiva si abbatte del 70 per cento circa per donne già in menopausa e del 90 per cento per donne che hanno vampate di calore prima di iniziare la cura. Al contrario, abbiamo verificato che le fumatrici non ricevono benefici, probabilmente per un'interferenza dei prodotti del tabacco con il recettore degli estrogeni sul quale agisce il farmaco."
Sono risultati che cambieranno le terapie dopo l’intervento chirurgico per rimuovere i tumori in situ, ma non solo: De Censi e colleghi stanno anche lavorando all'ipotesi di utilizzare il Baby Tam per la prevenzione della malattia in donne ad alto rischio, come le donne con mutazione dei geni BRCA. "Anche in questo caso – ricorda l'oncologo – si era già tentato con il dosaggio a 20 mg, ma la strategia era stata abbandonata per il timore di troppi effetti avversi."
Valentina Murelli