Trapianto di cellule staminali emopoietiche in pazienti mielodisplastici: verso un metodo per individuare il momento più adatto

Ultimo aggiornamento: 17 luglio 2024

Trapianto di cellule staminali emopoietiche in pazienti mielodisplastici: verso un metodo per individuare il momento più adatto

Titolo originale dell'articolo: Clinical and Genomic-Based Decision Support System to Define the Optimal Timing of Allogeneic Hematopoietic Stem-Cell Transplantation in Patients With Myelodysplastic Syndromes

Titolo della rivista: Journal of Clinical Oncology

Data di pubblicazione originale: 9 maggio 2024

Alcuni parametri genetici e clinici, valutati con strumenti di intelligenza artificiale, potrebbero aiutare i medici a scegliere in modo più preciso quando effettuare il trapianto di cellule staminali ematopoietiche in pazienti con sindrome mielodisplastica, una condizione che nel tempo può evolvere in alcune forme di leucemia.

Quando si parla di trapianto di cellule staminali ematopoietiche per la cura della sindrome mielodisplastica il tempismo è fondamentale. Individuare il momento più adatto per l’intervento può infatti migliorare l’efficacia della terapia e l’aspettativa di vita dei pazienti. Il gruppo di ricerca guidato da Matteo Della Porta, presso l’IRCCS Humanitas Research Hospital a Rozzano, ha sviluppato un sistema innovativo per aiutare i medici a scegliere in modo più preciso e sofisticato quando effettuare il trapianto di cellule staminali ematopoietiche in pazienti con sindrome mielodisplastica. Il sistema, progettato in collaborazione con ricercatori del Politecnico di Milano, è stato valutato in un ampio studio retrospettivo a cui hanno contribuito 26 centri di ricerca sparsi tra Europa e Stati Uniti. I risultati sono stati pubblicati sul Journal of Clinical Oncology a maggio 2024. Lo studio è stato sostenuto da Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro.

La sindrome mielodisplastica è una patologia cronica rara che viene di solito diagnosticata dopo i 70 anni. Nel tempo può evolvere in leucemia mieloide acuta, e al momento può essere curata in modo radicale soltanto con il trapianto di cellule staminali ematopoietiche. Oggi i medici stabiliscono il momento in cui effettuare tale intervento solo in base a parametri clinici, come l’età e lo stadio della malattia. La decisione rischia però di essere fondata su criteri poco oggettivi e risultare di conseguenza limitatamente efficace. Come spiega Matteo Della Porta, “chi ha una malattia severa viene subito indirizzato al trapianto, mentre per chi è a uno stadio iniziale si aspetta che diventi più grave, in mancanza di una differenziazione più fine tra i pazienti”. E aggiunge: “Di frequente si ignora anche la diversa velocità di progressione delle malattie, che spesso è indipendente dalle sole caratteristiche cliniche. Nei pazienti in cui lo sviluppo è più rapido, avrebbe senso intervenire subito, mentre in coloro in cui la malattia rimane stabile per anni sarebbe meglio aspettare”.

“Per superare questi problemi abbiamo utilizzato un nuovo punteggio di rischio molecolare, chiamato IPSS-M, con cui è possibile assegnare un grado di severità biologica alla malattia” racconta Della Porta. “Anziché basarci solo su parametri clinici, con questo approccio possiamo considerare anche le informazioni genetiche di ciascun paziente: specifiche alterazioni del DNA che possono dare indicazioni sul grado di aggressività della malattia e sul rischio che evolva in leucemia.” Il nuovo modello è in grado di leggere ed elaborare questi dati e di stimare le conseguenze se il trapianto venisse effettuato dal primo mese fino al terzo anno dalla diagnosi della malattia. Come chiarisce il ricercatore: “Di fronte a 36 scenari, il sistema è in grado di suggerire la strategia di trapianto associata al maggiore guadagno di sopravvivenza”.

Il sistema è stato sviluppato e sperimentato sui dati raccolti in più di 7.000 pazienti con sindrome mielodisplastica. Le sue risposte sono state paragonate alle scelte effettuate nella realtà dai medici che hanno curato i partecipanti dello studio. Per quasi 2 pazienti su 10, il nuovo sistema ha suggerito che sarebbe stato consigliabile ritardare o anticipare il momento del trapianto anziché effettuarlo, rispettivamente, nell’immediato o a distanza di tempo secondo il metodo tradizionale. Inoltre, i ricercatori hanno calcolato che scegliere il momento più adatto al trapianto in base ai nuovi parametri potrebbe permettere di aumentare di più un anno l’aspettativa di vita dei pazienti. Al di là del guadagno, che può essere considerato grande o piccolo, questi risultati indicano che la scelta suggerita dal sistema potrebbe migliorare le prospettive di guarigione” commenta Matteo Della Porta.

Ora il gruppo di ricerca sta muovendo i primi passi verso il prossimo progetto. L’obiettivo è verificare l’efficacia del nuovo sistema rispetto a quello tradizionale in maniera prospettica, sul reale percorso clinico delle persone con sindrome mielodisplastica. Nell’attesa di consolidare i dati ottenuti finora, conclude il ricercatore: “abbiamo già creato uno strumento web gratuito dove i medici possono inserire le caratteristiche cliniche e molecolari di ciascun paziente. Il sistema calcola quindi quando sarebbe più opportuno effettuare il trapianto”. Quindi, la ricerca prosegue, con la speranza di poter confermare l’efficacia di questo strumento per aiutare a prevenire alcuni casi di leucemia mieloide acuta che possono seguire alle sindromi mielodisplastiche.

  • Camilla Fiz

    Scrive e svolge attività di ricerca nell’ambito della comunicazione della scienza. Proviene da una formazione in comunicazione della scienza alla SISSA di Trieste, in biotecnologie molecolari all’Università degli studi di Torino e in pianoforte al Conservatorio Giuseppe Verdi della stessa città. Oggi è PhD student in Science, Technology, Innovation and Media studies presso l’Università di Padova e collabora con diversi enti esterni. Il suo sito: https://camillafiz.wordpress.com/