Ultimo aggiornamento: 23 agosto 2018
Individuate le cellule immunitarie più abbondanti nel microambiente di alcuni tumori: sono linfociti T regolatori con caratteristiche molecolari ben precise, sfruttabili per immunoterapie più mirate.
Titolo originale dell'articolo: Transcriptional Landscape of Human Tissue Lymphocytes Unveils Uniqueness of Tumor-Infiltrating T Regulatory Cells
Titolo della rivista: Immunity
Data di pubblicazione originale: 1 novembre 2016
Capire meglio quali sono le cellule immunitarie presenti nel microambienteche circonda un tumore, e come si comportano, è il primo passo per mettere a punto strategie di immunoterapia più mirate e con minori effetti collaterali. È quanto ha fatto il gruppo di ricerca di Massimiliano Pagani, ricercatore presso l'Istituto nazionale di genetica molecolare e professore all'Università Statale di Milano, con uno studio che si è occupato in particolare di cancro del colon e del polmone a piccole cellule. I risultati sono stati pubblicati a novembre 2016 sulla rivista Immunity.
Analizzando biopsie di circa 80 pazienti con queste due forme tumorali (più altre forme più rare), Pagani e colleghi sono riusciti a isolare i diversi tipi di cellule del sistema immunitario infiltrate nei tumori stessi. Si sono così accorti che erano presenti in grande abbondanza linfociti T regolatori (Treg): cellule che, di norma, hanno l'importante funzione di attenuare o spegnere la risposta immunitaria, per evitare che questa si rivolga contro l'organismo. Con l'attività di tali cellule il tumore ottiene uno scudo che lo protegge dagli attacchi del sistema immunitario. Per questo molte immunoterapie antitumorali agiscono proprio contro i linfociti Treg.
Il problema è che tali terapie colpiscono in modo indiscriminato sia i Treg infiltrati nel tumore, sia quelli presenti nel resto dell'organismo, il che può comportare seri effetti collaterali. Per evitarli bisognerebbe poter distinguere i due tipi cellulari, ed è proprio questo il secondo risultato ottenuto dal gruppo di Pagani. I ricercatori hanno confrontato il profilo di espressione dei geni di linfociti infiltrati nel tumore con quello di linfociti presenti in campioni di tessuti sani e di sangue prelevati ai pazienti stessi, scoprendo che sono molto diversi: i Treg tumorali presentano firme molecolari molto caratteristiche, alcune delle quali sono anche associate a una prognosi peggiore.
La scoperta, ottenuta anche grazie a fondi AIRC, è il primo passo per mettere a punto marcatori prognostici e immunoterapie mirate contro i linfociti che fanno da scudo al tumore. Eliminando questa componente, per il nostro sistema immunitario dovrebbe essere più facile attaccare e sconfiggere il cancro.
Valentina Murelli