Ultimo aggiornamento: 13 aprile 2023
Titolo originale dell'articolo: European cancer mortality predictions for the year 2023 with focus on lung cancer
Titolo della rivista: Annals of Oncology
Data di pubblicazione originale: 5 marzo 2023
Grazie alla prevenzione diminuiscono i tassi di mortalità per tumore in Unione europea e Gran Bretagna. Ma fumo, seguito da obesità e sovrappeso, rimangono i principali fattori di rischio, soprattutto nelle donne con più di 65 anni. Lo dimostrano le stime del recente studio coordinato da Carlo La Vecchia e sostenuto da AIRC.
Dal 1989 a oggi l’adozione di comportamenti salutari, la partecipazione alle campagne di screening e i progressi delle terapie hanno evitato la morte per cancro a quasi 6 milioni di persone in Unione europea. Un recente studio, sostenuto da AIRC e coordinato dal gruppo di Carlo La Vecchia all’Università di Milano, ha dimostrato ancora una volta l’efficacia della prevenzione. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Annals of Oncology. “Se questa tendenza favorevole dovesse continuare, entro il 2035 si potrebbe raggiungere un’ulteriore riduzione del tasso di mortalità del 35 per cento circa” afferma il ricercatore, ammettendo però che per mantenere questo andamento bisogna fare di più. “Si devono aumentare gli sforzi per controllare l’epidemia di sovrappeso, obesità e diabete, eliminare il tabacco, limitare il consumo di alcol, ma anche rendere più diffusi ed efficaci gli screening per la diagnosi precoce, le terapie e i vaccini per controllare le infezioni virali.”
Per giungere a queste conclusioni, il gruppo di ricerca ha analizzato i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) dal 1970 al 2018 sulla mortalità per i dieci tipi di cancro più frequenti in Unione europea e in Gran Bretagna. Basandosi su queste informazioni i ricercatori hanno stimato la tendenza successiva, fino al 2023, osservando come questi tassi variano in presenza di fattori come l’obesità, l’abitudine del fumo o la partecipazione a specifiche campagne di screening. In genere si è rilevata una riduzione della mortalità, ma i risultati variano parecchio se si considerano separatamente i diversi tipi di tumore e i gruppi di popolazioni. È tra maschi e femmine che si riscontrano le principali differenze: “In Unione europea, per le donne i tassi di mortalità per tumore al polmone continuano a crescere, al contrario di quanto si osserva negli uomini” commenta Eva Negri, docente all'Università di Bologna e responsabile del progetto. L’aumento si riscontra soprattutto nelle ultrasessantacinquenni, mentre tra i 25 e i 64 anni vi è una diminuzione. “Le donne nate negli anni Cinquanta, che ora hanno una settantina di anni, sono cresciute in un periodo in cui il fumo era più diffuso tra le giovani. Invece chi è nato negli anni Sessanta e Settanta ha probabilmente fumato meno e smesso prima" afferma Matteo Malvezzi, ricercatore presso l’Università di Milano che ha partecipato allo studio. Nella UE al tabagismo si può ricondurre anche la crescita del 3,4 per cento dei tassi di mortalità per tumore al pancreas, soprattutto nelle fasce di popolazione più anziane che continuano a fumare. Sovrappeso e obesità sono invece i principali fattori di rischio per il tumore alla mammella dopo la menopausa, all’utero, al colon-retto e allo stomaco, in particolar modo al cardias.
Ciononostante la mortalità per il tumore allo stomaco è in diminuzione, grazie a diete più sane, alla maggiore attenzione alla conservazione degli alimenti e ai controlli delle acque che hanno portato alla riduzione della diffusione del batterio Helicobacter pylori. Invece l’aumento delle diagnosi precoci e i progressi delle terapie hanno causato un abbassamento significativo della mortalità per il tumore al colon-retto. La relazione tra prevenzione e riduzione della mortalità è provata anche dal caso della Polonia, dove una lenta adozione e implementazione delle campagne di screening e dei protocolli di cura, rispetto ad altri Paesi, è associata a un maggior numero di decessi per cancro colorettale.
I ricercatori puntualizzano che i risultati dello studio non tengono conto delle conseguenze della pandemia da Covid-19, per la mancanza di dati su quel periodo. “I rallentamenti dei servizi di salute pubblici potrebbero aver influenzato sia la prevenzione secondaria sia il trattamento e la gestione delle patologie tumorali” ricorda Eva Negri. Anche se solo nei prossimi anni potremo valutare gli effetti della pandemia, il messaggio delle stime attuali è chiaro: comportamenti salutari e campagne di prevenzione sono strumenti efficaci per aumentare la sopravvivenza dei pazienti oncologici.
Camilla Fiz