Ultimo aggiornamento: 13 ottobre 2022
Carla è guarita da un tumore all’occhio nel 2013 e da uno al seno nel 2021, e oggi può guardare alla vita con leggerezza e positività.
Carla nella sua vita si è trovata diverse volte faccia a faccia con il dolore e la malattia. Ha dovuto essere forte e tenace fin da ragazza, quando all’età di 18 anni dopo un incidente stradale è stata in coma per una settimana e ha dovuto affrontare diversi interventi, costringendola a convivere dal 1997 con una protesi all’anca.
Nel 2013 Carla si trova di fronte però a una nuova sfida, una diagnosi di tumore all’occhio, un melanoma della congiuntiva molto raro. Viene curata nel Reparto di oculistica oncologica dell’Ospedale Galliera di Genova, dove fortunatamente riescono ad asportare tutta la massa tumorale. Decide anche di donare il “suo vetrino” per una ricerca all’estero, presso un centro specializzato di Liverpool.
“Ho sempre pensato che siamo nelle mani dei ricercatori e soprattutto quando un tumore è molto raro investire nella ricerca è fondamentale”.
Carla prosegue la sua vita, continuando a sottoporsi a controlli periodici. Nel 2018 una mammografia rileva una cisti sospetta, si procede ad ago aspirato ma il risultato per fortuna è negativo. Nel 2021, invece, la diagnosi è diversa: tumore maligno della mammella.
“La parola tumore fa paura e, anche se non era la prima volta che me la sentivo dire, un pochino mi ha spaventata. Ma non quanto la parola chemioterapia. Era il 31 marzo quando me l’hanno comunicata e, come credo sia normale, piangendo, mi sono toccata i capelli. La senologa, in piedi vicino a me, mi guardava dolcemente e con un timido sorriso mi ha detto: ‘Vedrai, ricresceranno più belli di prima…’”
“Il mio primo pensiero è stato per la mia mamma, perché non si smette mai di essere figli e nemmeno di essere genitori: a 84 anni, avrebbe dovuto sopportare un altro dolore, l’ennesimo della sua vita. Ma lei è sempre stata una roccia e anche in questo mio anno difficile è stata in grado di essere per me il supporto di cui avevo bisogno.”
Dopo la diagnosi di tumore al seno Carla ricorda: “Quella notte, nonostante tutto, ho dormito e il giorno dopo mi sono sentita dentro una forza che mai avrei creduto di avere: ho cominciato a organizzare la mia vita e la mia nuova quotidianità, raccogliendo tutte le informazioni possibili sul periodo di chemioterapia, sull’intervento che avrei dovuto affrontare finita la cura, su come alimentarmi in quel periodo, quali prodotti per la pelle utilizzare, dove comprare la parrucca. Più le ore passavano, più mi convincevo che sarei guarita, che la chemioterapia è solo una cura come ce ne sono tante, solo più invasiva.”
I cicli di chemioterapia e la successiva operazione vengono fatti a Pavia presso il Policlinico San Matteo:
“Nei primi tre mesi avevo appuntamento con la chemio ogni giovedì e poi, da agosto, ogni tre settimane sempre di giovedì. Ma, credetemi, e chi mi conosce bene e mi ha vista in quei mesi, può confermarlo: io quel giorno non ero per niente triste e preoccupata, anzi… Mi vestivo sempre con cura e indossavo anelli, orecchini e collane, come se dovessi andare a un appuntamento importante. Entravo in ospedale con il sorriso anche perché là c’erano gli angeli col camice bianco: medici, infermieri e infermiere che con la loro gentilezza, la loro simpatia e i loro sorrisi hanno alleggerito quelle lunghe ore nel reparto di oncologia e non mi hanno mai fatta sentire un numero tra tanti.
“La chemio è diventata una nuova amica per me, vi sembrerà strano ma col tempo ho imparato a volerle bene: certo, è un veleno che devasta il fisico, dentro e fuori, un veleno che, per smaltirlo, ci vogliono mesi e mesi. Ma è un veleno ‘buono’. Ogni giovedì, guardavo quel liquido scendere nelle mie vene e mi dicevo sempre: ‘Mi salverà la vita!’.”
Carla oggi sta bene, avvolta dal calore del suo fedele cucciolo di barboncino Lucky, dei suoi stupendi nipoti, Tommaso e Giulia, e del resto della sua famiglia, che non le ha mai fatto mancare il suo supporto: “Speciale è stata in particolare mia sorella Katia, che è stata sempre al mio fianco nei momenti più importanti”.
In passato, Carla si è anche dedicata alla clownterapia e, ripensando ai tempi in cui interpretava la dottoressa Melonda, dice: “Ho imparato tanto in quelle corsie, e ciò che ho visto probabilmente mi ha fatto vivere la mia malattia nel modo giusto”.
Per questo supportare AIRC è importante per lei, per condividere il suo racconto di vita e far comprendere quanto la ricerca sia importante per tutti noi.
“Oggi basta, tolgo la parrucca e mostro a tutti la nuova Carla. Che una nuova vita abbia inizio!”