Due vite piene di peripezie, quelle di Adele e Carlo. Prima e dopo il matrimonio, durato più di cinquant’anni. Alla morte del marito, Adele ha deciso di intitolargli una borsa di studio, dando una chance a un giovane ricercatore.
Jeans, maglioncino rosa, i capelli bianchi tenuti in ordine con pettinini color avorio, un settimanale fresco di stampa sul tavolo. Ha 93 anni, ha visto la guerra tra Milano e il Lago Maggiore, attraversato da ricercatrice gli anni d’oro dell’industria chimico-farmaceutica italiana, ha girato il mondo su una nave da crociera come membro dell’equipaggio.
Adele è una donatrice AIRC: nel 2020 ha deciso di sostenere una borsa di studio in memoria del marito Carlo che è mancato pochi mesi prima.
Adele e Carlo si conoscono a Trieste grazie a un’amica comune e per qualche tempo le loro strade si incrociano saltuariamente. Fino a quando entrambi non si stabiliscono a Milano. Si sposano nel 1968 e da allora trascorrono la vita insieme, tra lavoro, viaggi e il bridge. "Carlo era un grande bridgista, noto a livello internazionale" dice Adele tirando fuori dal mazzo un altro prezioso ricordo della sua vita. "Al punto che nel 1988, dopo la pensione, un’importante compagnia di crociera lo assunse come maestro di bridge a bordo durante un giro del mondo. Ci andai anch’io e per tre mesi e mezzo circumnavigammo il globo: Gibilterra, Florida, Barbados, Galapagos, le Isole Marchesi, l’Australia. E poi l’Oceano Indiano, la Malesia, l’India, fino al Mar Rosso e Israele."
Quella del bridge è una passione che accompagna Carlo fino alla morte, che avviene la vigilia di Capodanno del 2020. Pochi mesi dopo, Adele contatta AIRC per intitolare a lui una borsa di studio. "Era stato Carlo a chiederlo" racconta. Ma sono i giorni in cui la pandemia stava per cambiare le nostre vite; poche settimane ed è lockdown. Per Adele la solitudine raddoppia, costretta in casa dalle misure anti-Covid e senza il compagno di una vita. Appena la pandemia dà tregua, però, va a trovare il ricercatore Alessandro Medda destinatario della borsa di studio, che all’Istituto europeo di oncologia a Milano sta studiando i tumori di testa e collo.
Tornare in un laboratorio dopo tanti anni è un’emozione. La meraviglia si fonde con i ricordi di una vita. "Tutto mi ha stupito" dice. "Il lavoro con i computer, l’attrezzatura moderna… non si può neanche fare un confronto con i laboratori dei miei tempi: basti pensare che noi usavamo una sola pipetta che ci passavamo di bocca in bocca." E poi, sul giovane ricercatore: "Mi è piaciuto quel ragazzo. Mi ha raccontato che è stato il primo laureato della sua famiglia. Esattamente come mio padre. E come Carlo" dice con un sorriso Adele. Ed è come se la memoria piantasse il seme di una nuova storia.