Ultimo aggiornamento: 14 febbraio 2024
Quando il tumore colpisce una persona anziana servono attenzioni particolari e valutazioni specifiche per ottenere il meglio dalle cure
I pazienti anziani che ricevono una diagnosi di tumore non possono essere trattati come giovani adulti, ma devono sempre essere considerate le loro caratteristiche specifiche e la loro maggiore fragilità. Lo sanno bene gli esperti della Società americana di oncologia clinica (ASCO), che hanno recentemente aggiornato le proprie linee guida in proposito. In un articolo pubblicato sul Journal of Clinical Oncology, gli esperti hanno raccolto il consenso raggiunto sul tema, fornendo indicazioni pratiche sulla valutazione e la gestione delle vulnerabilità nei pazienti anziani con cancro curati con chemioterapia, terapie a bersaglio molecolare e immunoterapia.
I dati EUROSTAT parlano chiaro: la popolazione europea sta invecchiando a ritmo costante, tanto che l’età mediana è passata dai 41,9 anni nel 2012 ai 44,4 nel 2023. In questo contesto l’Italia detiene il primato di nazione più vecchia, con un’età mediana che nel 2023 ha raggiunto i 48 anni.
Come fare quindi per rispondere ai bisogni di questo gruppo di persone, che rappresenta anche la maggior parte dei pazienti oncologici?
Per provare a rispondere a questa domanda, i ricercatori statunitensi hanno analizzato i dati presenti in letteratura, identificando 26 articoli sui quali si sono basati per aggiornare le linee guida pubblicate nel 2018.
Tra le raccomandazioni cui viene dato più risalto c’è innanzitutto quella, rivolta ai medici, di utilizzare questionari di valutazione geriatrica per la gestione personalizzata del paziente anziano. “Tutti i pazienti oncologici di età uguale o superiore a 65 anni con deficit identificati mediante le valutazioni geriatriche dovrebbero godere di un piano di cura basato su tali valutazioni”. Gli autori precisano che il suggerimento dovrebbe riguardare tutti gli anziani che ricevono una terapia sistemica (cioè non locale, come sono invece la radioterapia o la chirurgia).
Il questionario ideale dovrebbe includere tutti gli aspetti legati all’età che possono influenzare i risultati delle cure. Tra questi, la salute psicologica ed emotiva del paziente, il sostegno sociale di cui può godere, la sua alimentazione, eventuali altre patologie da cui è affetto e relative terapie, e il grado di autonomia fisica e cognitiva.
“Tutte le linee guida concordano sulla necessità di fornire cure personalizzate ai pazienti oncologici anziani, basate sull’età biologica più che su quella cronologica e sui bisogni sociali, economici ed emotivi individuali” scrivono gli oncologi Silvio Monfardini, Francesco Perrone e Lodovico Balducci in un articolo di commento recentemente pubblicato sulla rivista Cancers. Spiegano infatti che in una situazione ideale i pazienti oncologici anziani dovrebbero essere seguiti presso un’Unità di oncologia geriatrica. “Queste realtà sono la norma in Francia, e sono presenti anche in alcuni dei maggiori centri del resto d’Europa, degli Stati Uniti, del Canada e dell’Australia” aggiungono.
La valutazione geriatrica porta con sé diversi benefici, come il prolungamento della vita attiva e il miglioramento della soddisfazione dei pazienti. Nonostante ciò, viene effettuata solo nel 30-50 per cento dei centri oncologici statunitensi, a dimostrare che la strada da percorrere verso una cura ottimale di questa ampia categoria di pazienti è ancora lunga.
Le ragioni alla base di questa carenza sono molteplici, come si legge nell’editoriale pubblicato su Cancers: tra queste, il fatto che, fino a poco tempo fa, a eccezione degli Stati Uniti, pochi Paesi hanno dedicato attenzione al tema dell’oncologia geriatrica. Inoltre mancano i geriatri, sempre più preziosi e necessari in una società che invecchia costantemente. “Questo problema è presente a livello mondiale, anche nei Paesi ad alto reddito” scrivono gli autori del commento, spiegando che tra le ragioni del basso numero di geriatri c’è anche la complessità delle cure di un paziente anziano, che spesso presenta molte patologie contemporaneamente.
Restano poi alcune domande ancora aperte, come per esempio quelle legate ai tempi di somministrazione dei questionari di valutazione geriatrica. Quando è meglio effettuare la valutazione? È sufficiente farla una volta sola oppure è opportuno ripeterla nel corso del tempo?
C’è infine l’annoso problema dell’arruolamento dei pazienti anziani negli studi clinici, ancora troppo scarso: “Come conseguenza di questo scarso arruolamento, alcuni dati che si ottengono potrebbero non essere rappresentativi e generalizzabili a tutti i pazienti oncologici anziani”, spiegano gli autori dell’aggiornamento delle linee guida. “ASCO crede che gli studi clinici siano fondamentali per arrivare a decisioni mediche consapevoli e per migliorare la cura del cancro, ed è convinta che tutti i pazienti dovrebbero avere l’opportunità di prendervi parte.”
Agenzia Zoe