Ultimo aggiornamento: 7 settembre 2020
La chirurgia robotica, da tempo utilizzata anche in campo oncologico, può essere particolarmente utile in ambiti specifici, ma non è sempre preferibile a quella tradizionale.
Secondo uno studio i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista JAMA Oncology, nei pazienti con carcinoma squamoso dell’orofaringe in stadio iniziale operati con la chirurgia robotica transorale (TORS) il decorso della malattia è più favorevole rispetto a quanto avviene nei pazienti operati con la chirurgia tradizionale. L’utilizzo della TORS consentirebbe di eliminare con maggior precisione i margini del tumore, ridurrebbe la necessità della chemioterapia adiuvante e aumenterebbe l’aspettativa di vita dei pazienti dopo l’operazione.
Lo studio si basa sui dati di quasi 10.000 pazienti operati tra il 2010 e il 2015 negli Stati Uniti. Nel 28 per cento dei casi, il tumore era stato rimosso utilizzando la TORS, una procedura di chirurgia mininvasiva in cui il chirurgo comanda, assistito dal computer, uno strumento con bracci snodati che lavorano dentro la bocca e la gola del paziente. Una telecamera inserita su uno dei bracci permette di visualizzare, ingrandita, l’area interessata dal tumore. L’analisi statistica ha mostrato che questo approccio migliorava significativamente gli esiti dell’operazione.
Gli autori dello studio hanno esaminato in parallelo la sopravvivenza di pazienti operati con chirurgia robotica o non robotica per altri tre tipi di tumore: tumore della prostata, tumore dell’endometrio e tumore della cervice uterina. In questo caso, l’analisi non ha mostrato vantaggi in termini di sopravvivenza per i pazienti operati con la chirurgia robotica rispetto a quelli operati con la chirurgia tradizionale. Non è quindi possibile affermare che in campo oncologico la chirurgia robotica sia sempre preferibile a quella non robotica.
Le procedure chirurgiche assistite da robot hanno guadagnato popolarità dalla loro introduzione all’inizio degli anni 2000. Il motivo per cui sono considerate con interesse è che presentano alcuni vantaggi, come ridotte perdite di sangue, incisioni più piccole e quindi minor dolore e rischio di infezioni, ricoveri più brevi e tempi di recupero accelerati. Secondo lo studio sopracitato, l’utilizzo della TORS per il trattamento dei tumori dell’orofaringe è quasi raddoppiato in 5 anni, passando dal 18 per cento nel 2010 al 35 per cento nel 2015. Nello stesso periodo, la percentuale di centri in grado di offrire questa tecnica negli Stati Uniti è passata dal 6 al 14 per cento. I tumori che si sviluppano nella parte posteriore della gola possono essere difficili da raggiungere e questa tecnica agevola il lavoro del chirurgo, consentendo una migliore visualizzazione della massa tumorale e una resezione più precisa.
La chirurgia robotica è utilizzata per rimuovere diversi altri tipi di tumore, tra cui quelli della prostata, dell’endometrio, della cervice uterina, del rene e del polmone. Due studi i cui risultati sono stati pubblicati su un’importante rivista medica, il New England Journal of Medicine, hanno confrontato l’efficacia clinica dell’approccio più innovativo e di quello tradizionale nel trattamento di alcuni tumori ginecologici. I risultati degli studi vanno in direzione opposta a quello che ci si sarebbe potuto attendere: nel tumore dell’endometrio e in quello della cervice uterina, l’utilizzo della chirurgia robotica per l’intervento di isterectomia (rimozione dell’utero) appare infatti aumentare il rischio di ricaduta e ridurre l’aspettativa di vita delle pazienti dopo l’operazione.
La pubblicazione degli studi sull’isterectomia assistita da robot ha sollecitato la Food and Drug Administration (FDA), l’autorità americana che regolamenta l’uso dei farmaci e dei dispositivi medici, a rilasciare un comunicato riguardo alla chirurgia robotica in campo oncologico. Nel comunicato, l’FDA sottolinea che mancano prove definitive sulla sicurezza e l’efficacia delle procedure assistite per la prevenzione e il trattamento dei tumori.
Le valutazioni fatte sugli strumenti impiegati per queste procedure hanno riguardato il rischio di complicanze operatorie e non gli esiti delle operazioni, cioè il rischio di ricadute e l’impatto sull’aspettativa di vita del paziente. L’FDA raccomanda perciò ai medici e ai pazienti di fare un’attenta valutazione dei rischi e dei benefici della chirurgia robotica prima di decidere il tipo di intervento. Inoltre il chirurgo deve essersi adeguatamente preparato prima di utilizzare queste tecniche, e il paziente, dal canto suo, dovrebbe rivolgersi esclusivamente a centri e chirurghi che abbiano maturato un’esperienza adeguata su una casistica sufficientemente ampia.
Agenzia Zoe