Ultimo aggiornamento: 11 gennaio 2021
Un’azione di prevenzione e cura a livello mondiale è tra gli strumenti per eliminare il tumore della cervice uterina.
Il cancro della cervice uterina è al centro di un progetto ambizioso da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità. L’obiettivo degli esperti dell’OMS è di eliminare globalmente il tumore.
Il cancro della cervice uterina, seppur prevenibile e curabile, rappresenta ancora oggi un problema importante per l’oncologia, specialmente nei Paesi poveri. Secondo i dati dell’Osservatorio Globale sul Cancro (CGO), nel 2018 sono stati registrati circa 570.000 casi e oltre 311.000 decessi a causa di questo tumore a livello mondiale. Secondo i dati del rapporto I numeri del cancro in Italia 2020 a cura, tra gli altri, dell’Associazione italiana registri tumori (AIRTUM), dell’Associazione italiana di oncologia medica (AIOM) e della Fondazione AIOM, nel nostro Paese nel 2020 sono stimati 2.365 nuovi casi di tumore della cervice uterina, una patologia che occupa il quinto posto nella classifica dei tumori più comuni per le donne di età compresa tra 0 e 49 anni. Anche in Italia, nonostante i progressi della ricerca, si muore ancora di tumore della cervice: nel 2017 i decessi legati a questo tumore sono stati 494.
Grazie agli studi condotti nel corso degli anni, oggi sappiamo molto di questa malattia: in particolare è noto che quasi tutti i casi (99 per cento) sono legati all’infezione da parte del papillomavirus umano (HPV), un virus molto comune che si trasmette per via sessuale e che ha un ruolo anche in altri tumori dell’area genitale (ano, vulva, vagina) o della regione testa-collo (orofaringe).
Nella maggior parte dei casi, però, le infezioni da HPV si risolvono spontaneamente, senza lasciare conseguenze: solo alcuni degli oltre 100 ceppi di HPV identificati sono infatti associati allo sviluppo del tumore.
La buona notizia è che contro il tumore della cervice uterina abbiamo a disposizione strumenti molto efficaci di prevenzione, primo tra tutti il vaccino anti-HPV, disponibile oggi in diverse versioni ed efficace nell’evitare l’infezione e di conseguenza lo sviluppo del tumore. In Italia da dicembre 2007 la vaccinazione gratuita è raccomandata e offerta gratuitamente alle ragazze nel corso del dodicesimo anno di età; a partire dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-2019 la vaccinazione è offerta gratuitamente anche ai maschi. Sull’efficacia della vaccinazione non ci sono ormai dubbi. Solo per citare un esempio, i risultati di uno studio recentemente pubblicati sulla rivista New England Journal of Medicine hanno dimostrato che, in una popolazione di donne di età compresa tra 17 e 30 anni nel periodo 2006-2017, la vaccinazione è riuscita a dimezzare l’incidenza cumulativa del tumore.
Oltre alla vaccinazione – considerata un intervento di prevenzione primaria – esistono anche altri strumenti contro il tumore della cervice uterina, primi tra tutti lo screening per la diagnosi precoce attraverso il Pap Test e il cosiddetto HPV test, un esame per la ricerca del DNA del papillomavirus. Anche in questo caso in Italia è possibile partecipare gratuitamente a questi programmi di screening – si parla di prevenzione secondaria – offerti, seppur con modalità diverse a seconda della regione, alle donne tra i 25 e i 64 anni. Sul sito dell’Osservatorio nazionale screening è possibile trovare informazioni aggiornate sul programma e anche un documento con le risposte ad alcune delle domande più frequenti sul papillomavirus.
“Nessuna donna dovrebbe morire per il tumore della cervice uterina. Disponiamo degli strumenti tecnici, medici e politici per eliminarlo” scrivono gli esperti dell’OMS, ricordando che maggiormente colpite da questa malattia sono oggi soprattutto le donne che non hanno accesso ai servizi sanitari, specie nei Paesi a basso e medio reddito.
Con questa premessa, il 17 novembre 2020 è stata lanciata la “Strategia globale per accelerare l’eliminazione del tumore cervicale come problema di salute pubblica” per cancellare definitivamente la malattia entro pochi decenni.
Uno dei punti chiave della strategia è rappresentato dagli obiettivi “90-70-90” da raggiungere entro il 2030:
Un modello matematico illustra i benefici che si potrebbero ottenere se venisse raggiunto il traguardo “90-70-90” nei Paesi e basso e medio reddito: l’incidenza si ridurrebbe del 42 per cento entro il 2045 e del 97 per cento entro il 2120, e potrebbero essere evitati 300.000 decessi entro il 2030, oltre 14 milioni entro il 2070 e oltre 62 milioni entro il 2120.
Agenzia Zoe