Più attenzione alle diseguaglianze nella comunità LGBTQI+

“Immaginate di affrontare una malattia potenzialmente letale e di confrontarvi con la discriminazione e lo stigma in ambito sanitario: per molte persone LGBTQI+ affette da un tumore questa è la realtà di tutti i giorni”.

Parole forti quelle di Csaba Dégi, della Università Babeș-Bolyai di Cluj Napoca (Romania) e presidente della European Cancer Organization (ECO), pronunciate alla presentazione, a giugno 2024, del rapporto che la ECO ha dedicato a questi pazienti. Obiettivo del lavoro svolto dai membri del Network sulle diseguaglianze di ECO è puntare i riflettori sulle notevoli disparità nelle cure oncologiche subite dalla comunità LGBTQI+. Il fine è arrivare a una riduzione dei problemi rilevati, grazie a uno sforzo comune e all’impegno di tutti gli attori coinvolti nel percorso di cura.

Non è quindi un caso che il documento, intitolato “Cancer Care for the LGBTQI+ Community: Addressing Inequalities”, sia stato pubblicato proprio a giugno, il mese del Pride. Le manifestazioni, che in tutto il mondo si svolgono sotto questo nome, sono manifestazioni pubbliche aperte a tutti, indipendentemente dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, per celebrare l’accettazione sociale e l’auto-accettazione delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, asessuali, non-binarie, intersessuali e queer, dei loro diritti civili e legali e più in generale dell’orgoglio gay.

Il rapporto appena pubblicato è stato il risultato di numerosi incontri che hanno coinvolto medici, ricercatori, politici e rappresentanti della comunità LGBTQI+. Come si legge nell’introduzione, la comunità LGBTQI+ continua ad affrontare significative diseguaglianze nell’accesso all’assistenza sanitaria e di conseguenza anche negli esiti delle cure. L’oncologia non fa certo eccezione: le persone LGBTQI+ affrontano quotidianamente ostacoli come la discriminazione, la mancanza di competenza specifica del personale sanitario, sia dal punto di vista tecnico sia da quello culturale, e un accesso limitato ai servizi sanitari. Tra le conseguenze dell’emarginazione vi sono spesso diagnosi tardive, programmi di screening inadeguati e trattamenti non ottimali.

Lo confermano anche i risultati del sondaggio dal titolo “LGBTIQ at a crossroads: progress and challenges”, pubblicati di recente dall’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali. Nel documento si legge che, rispetto alla popolazione generale, le persone LGBTQI+ hanno tassi più bassi di adesione alla mammografia (10 per cento contro il 36 per cento circa della popolazione generale) e allo screening per il cancro della cervice uterina (27 per cento contro il 36 per cento circa della popolazione generale).

“Questi numeri dimostrano che le persone LGBTQI+ sono effettivamente a rischio di incorrere in disuguaglianze nell’assistenza oncologica, fin dall’inizio del percorso di cura” si legge nel rapporto ECO, che riporta anche alcune richieste specifiche, volte a migliorare la situazione e chiudere il divario in salute.

• Sviluppare politiche di assistenza oncologica inclusive in collaborazione con i rappresentanti della comunità LGBTQI+ per rispondere a esigenze sanitarie specifiche.
• Assicurarsi che le politiche siano basate su evidenze scientifiche, che devono essere utilizzate per definirne lo sviluppo.
• Sostenere i cambiamenti istituzionali, regionali e nazionali che promuovono l’equità nelle cure oncologiche per la comunità LGBTQI+.

• Attuare programmi di formazione per migliorare le competenze culturali degli operatori sanitari e la loro comprensione dei bisogni sanitari delle persone LGBTQI+.
• Sviluppare e diffondere materiali educativi rivolti sia alla comunità LGBTQI+ sia agli operatori sanitari, per sensibilizzarli sui rischi del cancro.

• Coinvolgere i rappresentanti delle persone LGBTQI+ e i membri delle comunità nello sviluppo e nell’attuazione di iniziative di prevenzione e cura del cancro.
• Favorire un ambiente sanitario inclusivo promuovendo una comunicazione aperta e la comprensione dei bisogni.

• Rivedere le linee guida cliniche per affermare le identità LGBTQI+, promuovendo un approccio olistico alla salute basato sui bisogni fisici piuttosto che sulle cure psichiatriche (soprattutto in passato, le persone LGBTQI+ sono state spesso considerate malati psichiatrici bisognosi di cure).
• Sostenere piani di medicina personalizzata che tengano conto delle diverse identità della comunità LGBTQI+.
• Sviluppare programmi di screening basati sugli organi e sulle caratteristiche sessuali delle persone LGBTQI+ piuttosto che sui marcatori di genere presenti sui documenti di identità, al fine di migliorare i percorsi di diagnosi precoce e gli esiti dei trattamenti.

• Lanciare campagne mirate alla comunità LGBTQI+ su temi come la vaccinazione contro il Papillomavirus umano (HPV) e la sensibilizzazione sull’abuso di sostanze stupefacenti.
• Incoraggiare l’impegno delle comunità coinvolgendo le persone LGBTQI+ con esperienza diretta di cancro nelle attività di sensibilizzazione e advocacy.