Ultimo aggiornamento: 23 gennaio 2020
Nei Paesi a basso reddito la prima causa di morte è rappresentata dalle malattie cardiovascolari e la seconda dai tumori, mentre nei Paesi con elevate risorse economiche la situazione è invertita
I risultati di uno studio internazionale dimostrano che, anche se a livello globale le malattie cardiovascolari restano il “big killer”, ossia la principale causa di morte, nei Paesi ad alto reddito la maggior parte dei decessi è dovuta ai tumori. Lo studio epidemiologico PURE (Prospective Urban Rural Epidemiologic Study) ha riguardato più di 160.000 persone di età compresa tra 35 e 70 anni di 21 nazioni e diversi continenti. Nelle nazioni in cui il tenore di vita è generalmente elevato, come Canada e Svezia, le morti per cancro risultavano essere il doppio di quelle per malattie cardiovascolari. Al contrario, in paesi in via di sviluppo come Bangladesh e Zimbabwe, le morti per malattie cardiovascolari erano il triplo di quelle per cancro.
I risultati dello studio PURE sono stati pubblicati sulla rivista medica Lancet e presentati al Congresso mondiale di cardiologia a Parigi. In quell’occasione uno dei due autori principali Darryl Leong, ricercatore presso la McMaster University (Canada), ha dichiarato: “Se il declino delle morti per cause cardiovascolari registrato negli ultimissimi decenni nelle nazioni ad alto reddito continuerà, e se alcune nazioni a medio e basso reddito registreranno lo stesso andamento, è possibile che il cancro diventi in pochi decenni la più comune causa di morte a livello mondiale”.
I ricercatori escludono che l’alta mortalità per cause cardiovascolari registrata nei Paesi più poveri dipenda dal fatto che quelle popolazioni presentino più fattori di rischio delle popolazioni dei Paesi ad alto reddito. Anzi, le prove dicono il contrario. “L’alta mortalità per cause cardiovascolari osservata dallo studio nei Paesi a medio e basso reddito" dice Leong "è probabilmente legata al limitato accesso a un’assistenza sanitaria adeguata.” Questo perché nei Paesi più ricchi sono stati fatti grossi progressi sia nel trattamento sia nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. Per esempio, la percentuale di persone che cura la pressione alta, un importante fattore di rischio, è aumentata in diversi Paesi ad alto reddito, come dimostrano i risultati di un'altra ricerca recentemente pubblicati su Lancet, in cui si evidenzia che è cresciuta la consapevolezza dell’ipertensione quale fattore di rischio per la salute. L’Italia, una delle nazioni incluse nello studio, pur registrando progressi nella consapevolezza del problema e nei livelli di trattamento, è tra le nazioni in cui i miglioramenti registrati sono inferiori a quelli desiderabili.
Jonathan Kocarnik, ricercatore del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle (USA), da anni coinvolto nel programma Global Burden of Disease (GBD) che misura l’impatto di varie malattie in tutte le regioni del mondo, ha commentato così lo studio: “Questi risultati confermano la necessità di sforzi globali per migliorare gli strumenti di prevenzione e controllo dei tumori, specialmente perché ci si aspetta che le morti dovute al cancro aumentino in tutto il mondo. Anche se le strategie attuali hanno già buone potenzialità di ridurre il contributo del cancro al numero di malattie e morti, per la prevenzione stanno emergendo nuovi approcci promettenti che si basano sugli studi molecolari”.
Le strategie per ridurre la mortalità vanno quindi scelte in base alle diverse situazioni. Nei Paesi più ricchi il cancro è diventato la principale causa di morte in seguito da un lato ai miglioramenti di prevenzione e cura di altre malattie e dall’altro lato a cambiamenti nelle abitudini, nella dieta e nelle esposizioni ambientali che complessivamente hanno portato a un aumento dei tumori collegati agli stili di vita. “Gli investimenti per rendere accessibile l’assistenza sanitaria possono portare miglioramenti significativi nei Paesi a basso e medio reddito" commenta Kocarnik "ma nei Paesi ad alto reddito agire sui fattori di rischio collegati agli stili di vita può avere un effetto più grande.”
Agenzia Zoe