Ultimo aggiornamento: 16 marzo 2021
In occasione della Giornata mondiale contro il cancro sono stati pubblicati i dati aggiornati al 2020 sul numero di casi di tumore e la relativa mortalità in 185 Paesi del mondo.
A livello globale, una persona su 5 svilupperà un tumore nel corso della propria vita. Lo dicono gli autori del rapporto dal titolo “Global Cancer Statistics 2020”, prodotto in collaborazione dall’American Cancer Society (ACS) e dall’International Agency for Research on Cancer (IARC). Nel rapporto sono analizzati i dati relativi a 36 tumori in 185 diversi Paesi del mondo.
Secondo quanto si legge sulle pagine della rivista CA: A Cancer Journal for Clinicians, dove è stato pubblicato il documento, nel 2020 i nuovi casi di tumore nel mondo sono stati circa 19,3 milioni e i decessi a causa della malattia circa 10 milioni.
Vale la pena sottolineare che questa fotografia non tiene conto della pandemia di Covid-19, che potrebbe mescolare le carte in tavola e modificare le tendenze nei prossimi anni. Non si può infatti escludere che in futuro si assisterà a una diminuzione a breve termine delle nuove diagnosi per via dell’interruzione o del rallentamento dei programmi di screening e a un aumento della mortalità e delle diagnosi di tumori in fase avanzata in alcuni contesti.
Per molti anni il tumore del polmone ha occupato la prima posizione nella classifica dei tumori più frequentemente diagnosticati, ma il report 2020 mostra che il tumore del seno femminile detiene oggi questo primato. Con 2,3 milioni di nuovi casi stimati nel 2020, il tumore mammario nelle donne rappresenta infatti l’11,7 per cento delle nuove diagnosi, seguito dal tumore del polmone (11,4 per cento), del colon-retto (10,0 per cento), della prostata (7,3 per cento) e dello stomaco (5,6 per cento).
Se si guarda invece alla mortalità, il tumore del polmone è al primo posto (18 per cento di tutti i decessi per cancro), seguito dal tumore colorettale (9,4 per cento) e da quello del fegato (8,3 per cento). Il tumore del seno femminile occupa il quinto posto in questa classifica (6,9 per cento).
Nel rapporto I numeri del cancro in Italia 2020, pubblicato a cura di AIRTUM e AIOM, si sono stimate 377.000 nuove diagnosi di tumore in Italia per l’anno passato (esclusi i tumori della cute non melanomi), leggermente più numerose negli uomini (195.000) rispetto alle donne (182.000). Anche nel nostro Paese il tumore del seno femminile è il più diffuso, con poco meno di 55.000 casi (14,6 per cento del totale), seguito da quello del colon-retto (43.702 casi; 11,6 per cento) e del polmone (40.882 casi; 10,9 per cento).
Il rapporto internazionale riporta in maniera dettagliata l’analisi dell’incidenza (numero di nuovi casi) e della mortalità nell’anno 2020 in base a diversi fattori, uno dei quali è il livello di sviluppo del Paese. In effetti si nota che il cancro resta una malattia più diffusa nei Paesi “ricchi” o “sviluppati” rispetto a quelli “poveri” o “in via di sviluppo”. Qualche numero può aiutare a capire meglio: le stime dicono che metà di tutti i nuovi casi e il 58,3 per cento dei decessi per cancro nel 2020 si sono verificati in Asia, dove risiede il 59,5 per cento della popolazione mondiale. In Europa si collocano invece il 22,8 per cento dei nuovi casi e il 19,6 per cento dei decessi, ma quella del vecchio continente rappresenta solo il 9,7 per cento della popolazione mondiale.
Il dato preoccupante però riguarda proprio i Paesi in via di sviluppo, nei quali i tumori sono sempre più frequenti e aumentano a ritmi molto più rapidi che in Europa. Inoltre in queste nazioni si registra un tasso di mortalità molto elevato anche relativamente a tumori che oggi sono più semplici da curare o prevenire nei Paesi più sviluppati. Un esempio su tutti è quello che riguarda il tumore della cervice uterina, che in 23 Paesi resta il tumore più comune e in 36 rappresenta la principale causa di decesso. La maggior parte di questi Paesi si trova nell’Africa Sub-Sahariana, in Melanesia, in Sud America e nel Sud-Est asiatico, mentre in Nord America o Australia l’incidenza è tra 7 e 10 volte più bassa e la mortalità varia anche di 18 volte.
L’incremento delle diagnosi di tumore del seno in Paesi che fino a poco tempo fa quasi non conoscevano la malattia sottolinea ancora una volta l’importanza di adottare abitudini e comportamenti salutari nella prevenzione dei tumori.
“I drammatici cambiamenti nello stile di vita e nel contesto sociale di molti Paesi modificano anche la diffusione di fattori di rischio importanti per il tumore del seno, come il sovrappeso, l’inattività fisica, il consumo di alcol, la riduzione delle nascite e dell’allattamento al seno” fanno notare gli autori del rapporto.
Anche per il tumore del polmone lo stile di vita fa la differenza. Dire addio alla sigaretta è fondamentale per ridurre il rischio di andare incontro a questa malattia.
I dati sulla mortalità richiamano invece l’attenzione sull’importanza dei controlli periodici (gratuiti in Italia per tumore del seno, del colon-retto e della cervice uterina) e della diagnosi precoce, dal momento che la mortalità per cancro nei Paesi più poveri è in molti casi più elevata rispetto a quella osservata nei Paesi più ricchi a causa del fatto che la malattia viene diagnosticata in fasi più avanzate.
Gli autori del rapporto stimano che nel 2040 i nuovi casi di tumore saranno 28,4 milioni nel mondo, un aumento del 47 per cento rispetto al 2020. “Se non si interviene prontamente, questa crescita potrebbe sovraccaricare I sistemi sanitari” spiegano i ricercatori, ricordando che è fondamentale diffondere strategie di prevenzione e aiutare i Paesi in via di sviluppo a costruire un contesto sanitario in grado di curare i nuovi pazienti.
Ma oltre a questi interventi, serve anche l’impegno in prima persona di ciascun abitante del pianeta e inoltre uno sforzo internazionale per ridurre le diseguaglianze. “La crescente incidenza del cancro a livello globale riflette da un lato l’invecchiamento e la crescita della popolazione e dall’altro il cambiamento nella distribuzione dei principali fattori di rischio, molti dei quali sono legati anche allo stato socio-economico” spiega Freddie Bray, tra gli autori del rapporto e capo della Sezione di sorveglianza oncologica della IARC. “Interventi per rendere più efficaci la prevenzione e le cure oncologiche nei Paesi in via di sviluppo possono aiutare a ridurre le diseguaglianze oggi ancora troppo evidenti rispetto alle nazioni più ricche” conclude.
Agenzia Zoe