Ultimo aggiornamento: 24 gennaio 2022
C'è un rapporto stretto tra diabete di tipo 2 e cancro, tanto che alcuni studi mostrano che farmaci attivi contro una delle due patologie lo sono anche contro l’altra
È possibile che un farmaco sviluppato per trattare il diabete venga usato per curare, o magari prevenire, il cancro? E, viceversa, che un composto usato per combattere un tumore possa normalizzare la glicemia in pazienti diabetici? Alcuni studi suggeriscono che la risposta, almeno in alcuni casi specifici, sia sì. Del resto, il cosiddetto “drug repurposing” (o riposizionamento dei farmaci), è una strategia da tempo perseguita dai ricercatori per riutilizzare farmaci già approvati per determinate patologie, nel trattamento di altre malattie. Due studi scientifici i cui risultati sono stati da poco pubblicati, che riguardano la metformina (un antidiabetico) e il dasatinib (un antitumorale), si inseriscono nel filone di ricerca che studia il legame tra diabete e cancro.
Il diabete e il cancro sono due patologie croniche la cui diffusione è in costante aumento nel mondo. Gli studi epidemiologici suggeriscono che le persone che soffrono di diabete, in particolare di diabete di tipo 2, corrano un rischio maggiore di sviluppare alcuni tipi di tumori (pancreas, fegato, endometrio, colon-retto, seno, vescica). I meccanismi biologici che determinano questa associazione non sono chiari, anche se è plausibile che siano coinvolte le risposte cellulari a livelli elevati di zuccheri e insulina, e inoltre l’infiammazione. Gli esperti ritengono che l’associazione sia almeno in parte dovuta a fattori di rischio condivisi per le due malattie, come invecchiamento, obesità, alimentazione poco equilibrata e inattività fisica. Una dieta più sana, l’esercizio fisico e il controllo del peso corporeo riducono il rischio di ammalarsi e migliorano la prognosi sia del diabete di tipo 2 sia di alcune forme tumorali. Dal punto di vista farmacologico, esistono studi preliminari che indicano che alcuni antidiabetici, come la metformina e i tiazolidinedioni, abbiano attività antitumorale e che farmaci antitumorali della classe degli inibitori delle tirosinchinasi (TKI) possano migliorare il controllo della glicemia nei pazienti con diabete di tipo 2.
La metformina è un antidiabetico orale, di frequente il primo che viene prescritto ai pazienti dopo la diagnosi di diabete di tipo 2. Studi di laboratorio hanno mostrato che la metformina inibisce la crescita delle cellule tumorali in laboratorio in cellule in coltura e studi osservazionali negli esseri umani hanno mostrato che in chi assume metformina per tenere bassa la glicemia si riduce il rischio di sviluppare un tumore e di mortalità per cancro. La metformina ha, tra l’altro, un effetto positivo sulle risposte immunitarie antitumorali.
I risultati appena pubblicati sulla rivista Journal of Immunotherapy of Cancer di uno studio giapponese hanno dimostrato che la metformina è in grado di attivare i linfociti T citotossici che si infiltrano nel tumore. I ricercatori hanno osservato che queste cellule, esposte alla metformina, proliferano e secernono interferone gamma, una proteina che altera il microambiente tumorale favorendo la distruzione delle cellule maligne. In animali di laboratorio il trattamento con metformina riduce la crescita del tumore, in modo ancora più evidente se la terapia è combinato con un anticorpo anti-PD-1 (un inibitore dei checkpoint immunologici). Gli autori dello studio ritengono che la metformina potrebbe essere usata per potenziare l’immunità antitumorale nei pazienti con tumore.
Il dasatinib è un inibitore delle tirosinchinasi utilizzato per il trattamento di alcune forme di leucemia. Uno studio condotto da ricercatori della Mayo Clinic e dell’Università del Connecticut ha dimostrato l’utilità di questo farmaco anche come antidiabetico nei pazienti con diabete di tipo 2.
“L’effetto antidiabetico dipende almeno in parte dal fatto che il dasatinib elimina le cellule più vecchie” spiegano gli autori. I farmaci con questa proprietà vengono chiamati tecnicamente “senolitici”. La parola non deve trarre in inganno: non ha nulla a che fare con il seno, ma con la senescenza cellulare, ovvero con l’invecchiamento delle cellule.
“Anche se i TKI sono già stati proposti come un nuovo approccio terapeutico per il diabete di tipo 2, il meccanismo d’azione con cui riducono l’iperglicemia è incerto” specificano gli autori. “Ciò nonostante stanno aumentando le ricerche che suggeriscono che la senescenza cellulare sia causa e conseguenza di molte patologie legate all’età, incluso il diabete di tipo 2”.
Nel loro studio i ricercatori hanno confrontato gli effetti di un anno di trattamento con dasatinib con quelli di un anno di terapia con imatinib (un altro farmaco della stessa categoria) in pazienti che hanno sia un tumore sia il diabete di tipo 2. A differenza dell’imatinib, il dasatinib ha una forte attività senolitica, e i risultati sembrano confermare che i pazienti trattati con questo farmaco sono andati incontro a una riduzione della glicemia maggiore rispetto a quella riscontrata nei pazienti trattati con imatinib e paragonabile a quella che si verifica somministrando metformina o sulfoniluree, classici farmaci antidiabetici che si prescrivono in questi casi. Il dato è preliminare per via della bassa numerosità dei pazienti studiati. Studi più ampi e approfonditi saranno necessari per stabilire se il dasatinib possa effettivamente essere utilizzato per il trattamento del diabete di tipo 2, eventualmente anche in pazienti non affetti da patologie oncologiche. Nel frattempo il dato, seppur preliminare, è importante per coloro che (e sono molti) affrontano un tumore e hanno allo stesso tempo la glicemia elevata, perché nel loro caso potrebbe aver senso controllare i livelli di zucchero nel sangue prima di assumere anche un farmaco antidiabetico.
Agenzia ZOE