Ultimo aggiornamento: 12 aprile 2022
A differenza di quanto si pensava, il latte contiene cellule vitali di tessuto mammario, che possono essere isolate per studiare le prime fasi della trasformazione tumorale
Alcuni ricercatori dell’Università di Cambridge e dell’Helmholtz Zentrum di Monaco di Baviera hanno scoperto che il latte umano contiene cellule vive di tessuto mammario, utilizzabili negli esperimenti di laboratorio. Questa scoperta mette a disposizione degli scienziati una fonte facilmente accessibile di materiale, utile a studiare sia i meccanismi della lattazione sia le origini del cancro al seno.
Il tessuto mammario è un tessuto dinamico che va incontro a profondi rimodellamenti durante la vita della donna, in particolare durante la gravidanza, l’allattamento e al termine di questa fase. Per produrre un liquido complesso come il latte sono necessari importanti cambiamenti nell’architettura e nella composizione cellulare della mammella. Studi effettuati in animali di laboratorio suggeriscono che questi cambiamenti inducono modificazioni epigenetiche nell’epitelio mammario. Tali modificazioni potrebbero spiegare perché il rischio di tumore del seno è più basso nelle donne che hanno avuto figli e che hanno allattato a lungo.
Oggi, per studiare le cellule del tessuto mammario, si utilizzano soprattutto campioni ottenuti da donne che si sottopongono a un intervento di riduzione del seno per motivi estetici. Ottenere invece campioni di tessuto da donne che stanno allattando è problematico, perché la biopsia è una procedura invasiva, a cui si ricorre per lo più a scopi diagnostici e non di ricerca. “Storicamente si pensava che la maggior parte delle cellule epiteliali trovate nel latte umano fossero morte o morenti” raccontano gli autori dello studio in un articolo pubblicato sulla rivista Nature Communications. “Noi abbiamo dimostrato che queste cellule sono invece vive. Più precisamente forniamo delle prove a sostegno del fatto che le cellule epiteliali ottenute dal latte sono vitali e che possono essere coltivate in laboratorio allo stesso modo in cui si mantengono in coltura quelle isolate dal tessuto mammario umano. Anche se le cellule isolate dal latte non contribuiscono direttamente alla formazione del cancro al seno" aggiungono gli autori "esse sono un’opportunità per ottenere più facilmente cellule non patologiche di mammella umana."
I ricercatori hanno anche osservato che un’anomala differenziazione di un particolare tipo di cellule (i progenitori luminali) sembra essere una delle fasi più precoci della formazione del cancro, quanto meno in topi di laboratorio. “Le cellule di tessuto mammario presenti nel latte offrono la possibilità di esplorare ulteriormente questo fenomeno e potrebbero aiutare a sviluppare uno strumento per l’identificazione precoce della malattia” concludono.
Agenzia ZOE