Come e che cosa mangiano i bambini in Italia?

Ultimo aggiornamento: 2 agosto 2024

Come e che cosa mangiano i bambini in Italia?

Pubblicati i risultati dell’ultima indagine di “Okkio alla SALUTE” su sovrappeso, obesità, abitudini e comportamenti di bambine e bambini in Italia.

In molti casi in Italia bambini e adolescenti potrebbero avere abitudini alimentari, e non solo, più sane. Lo mostrano i dati resi noti il 10 maggio 2024 dall’Istituto superiore di sanità, in collaborazione con il Ministero della Salute, in occasione della presentazione dei risultati dell’indagine “Okkio alla SALUTE 2023” sullo stato ponderale e gli stili di vita di bambine e bambini.

Secondo questi dati, in Italia 7 bambini di 8-9 anni su 10 hanno un peso nella norma, 2 sono sovrappeso e 1 è obeso. Nelle regioni meridionali la situazione è decisamente più drammatica: in Campania ben 2,5 bambini su 10 sono sovrappeso e quasi 2 su 10 sono obesi. Ciò significa che in una quarta classe elementare 4 bambini su 10 sono già in grave eccesso ponderale. Seguono, nella classifica, il Molise, la Calabria, la Basilicata, la Puglia, l’Abruzzo, la Sicilia e il Lazio. La regione con la minore prevalenza di bambini di 8-9 anni in sovrappeso è il Trentino, dove il 12 per cento circa dei piccoli è in sovrappeso e meno del 4 per cento è obeso. Nel complesso, quindi, si passa da una prevalenza di bambini in eccesso ponderale di circa il 43 per cento in Campania a circa il 15 per cento in Trentino.

La buona notizia è che negli ultimi 5 anni il sovrappeso è in diminuzione in quasi tutte le Regioni, anche se l’obesità rimane stabile. Siamo comunque tra i Paesi con i bambini più in sovrappeso d’Europa: peggio di noi, di poco, solo Cipro, Grecia e Spagna.

Bambini in Italia: poca colazione, poca verdura, tanta merenda

Dalla rilevazione è emerso che un bambino su 10 non fa mai colazione, altri 3 fanno una colazione non adeguata, ma quasi 7 su 10 sono abituati a una merenda abbondante. La metà di loro ha fra le mani merendine e spuntini dolci almeno 3 volte alla settimana. Poi, oltre 2 bambini su 10 non mangiano ogni giorno frutta e verdura, e il divario geografico è palese: nel Nord Italia i bambini che non mangiano ogni giorno frutta e verdura sono molto pochi (circa 2 su 10) rispetto al Meridione, dove si arriva a 3,5 bambini su 10 che non toccano mai un’insalata o non mangiano un frutto. In meno della metà delle scuole esaminate dall’indagine Okkio sono previsti programmi di distribuzione di frutta, latte, yogurt.

Quasi 3 bambini su 10 di 8-9 anni bevono ogni giorno bevande zuccherate o gasate, con un picco di un bambino su 3 in Campania. Nel 4,3 per cento circa delle scuole sono presenti distributori automatici di alimenti spesso poco salutari, accessibili anche a bambini e bambine, anche se questa percentuale è diminuita rispetto al 2019.

Un altro problema è la tendenza alla sedentarietà. Oggi 4 bambini su 10 hanno un televisore nella propria camera, il 30 per cento circa svolge sport almeno 3 volte a settimana e il 39,3 per cento due volte a settimana. Solo il 31,7 per cento pratica giochi di movimento 5-7 giorni a settimana per “almeno un’ora al giorno”.

Il punto è che i genitori non sembrano accorgersene, o meglio: prima della pandemia non se ne rendevano ben conto, tanto che l’80 per cento circa di loro credeva che i figli avessero un peso nella norma anche quando non era così. Durante la pandemia le percezioni sono un po’ cambiate: il 70 per cento circa dei genitori dichiarava che i propri figli fossero normopeso, in linea con la prevalenza reale dell’eccesso ponderale.

E gli adolescenti?

Anche gli adolescenti continuano a non nutrirsi in modo salutare, in particolare nelle fasce di popolazione meno abbienti, e le cose sembrano essere peggiorate. Tra il 2018 e il 2023 lo stile alimentare dei giovanissimi è decisamente peggiorato in termini di zuccheri consumati ogni giorno: nel 2018 aveva questa abitudine il 26 per cento circa delle ragazze di 15 anni, ma oggi siamo già al 28 per cento circa. E quasi un adolescente su 4 è sovrappeso o obeso (il 23 per cento circa), un netto peggioramento rispetto a 5 anni fa. Chi proviene da famiglie con maggiori difficoltà economiche e sociali ha maggiori probabilità di essere sovrappeso o obeso: il 27 per cento di loro si trova in questa condizione rispetto al 18 per cento dei coetanei più avvantaggiati.

I risultati provengono da un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità/Europa pubblicato a maggio 2024 e basato sui dati raccolti in 44 Paesi che partecipano allo studio “Health Behavior in School-aged Children” (HBSC). È emerso che per la metà circa dei giovani di 15 anni è normale passare giorni senza mangiare né frutta né verdura. Un adolescente su 4 mangia invece ogni giorno dolci o cioccolato, in particolare tra le ragazze.

Gli adolescenti provenienti da famiglie a basso reddito sono più propensi a consumare bevande zuccherate (il 18 per cento contro il 15 per cento circa dei più abbienti) e sono meno propensi a mangiare frutta ogni giorno. Consuma frutta ogni giorno solo un ragazzo svantaggiato su 3, mentre fra i coetanei di famiglie più abbienti la metà consuma ogni giorno frutta e verdura.

Anche l’inattività fisica è motivo di preoccupazione. Il rapporto mostra che, nel complesso, solo all’incirca il 25 per cento dei ragazzi e il 15 per cento delle ragazze raggiungono 60 minuti di attività fisica moderata al giorno (per attività moderata si intende anche solo camminare). L’Organizzazione mondiale della sanità raccomanderebbe ai giovanissimi anche un’attività fisica vigorosa, ovvero uno sport, almeno 3 volte a settimana, ma solo il 51 per cento circa delle ragazze adolescenti segue questa raccomandazione, rispetto al 69 per cento circa dei ragazzi.

Ancora una volta, le disuguaglianze socioeconomiche sono evidenti, con gli adolescenti provenienti da famiglie più benestanti che riportano livelli più elevati sia di attività fisica moderata (la fa all’incirca il 16 per cento dei più svantaggiati contro il 26 per cento dei più ricchi) che di sport (fa qualche sport circa il 51 per cento dei più poveri contro il 69 per cento dei più ricchi).

Aumento delle nuove diagnosi di cancro nei prossimi decenni

I membri esperti delle più autorevoli commissioni internazionali sui tumori concordano nello stimare una crescita del numero di nuove diagnosi nei prossimi decenni. Secondo Ie previsioni della Breast Cancer Commission, pubblicate il 15 aprile 2024, entro il 2040 l’incidenza globale del cancro al seno sarà superiore a 3 milioni di nuovi casi all’anno, con il maggiore aumento nei Paesi a basso e medio reddito. Analogamente, la commissione della rivista “The Lancet” sul cancro alla prostata, le cui previsioni sono state pubblicate il 4 aprile 2024, ha stimato che il numero di nuovi casi di cancro alla prostata aumenterà ogni anno in tutto il mondo, passando da 1,4 milioni nel 2020 a 2,9 milioni entro il 2040. E ancora, Freddy Bray e colleghi hanno pubblicato, sempre il 4 aprile 2024, un rapporto (sulla rivista CA: A Cancer Journal for Clinicians), per cui hanno utilizzato i dati dell’enorme database oncologico GLOBOCAN. Il fine era esaminare l’incidenza e la mortalità per 36 tumori in 185 Paesi. In base a tali dati gli esperti hanno potuto stimare che, entro il 2050, il numero di persone a cui verrà diagnosticato un cancro ogni anno potrebbe raggiungere i 35 milioni nel mondo.

Quali sono le ragioni di questi dati così preoccupanti? Il fenomeno è in parte dovuto all’allungamento dell’età media della popolazione, e quindi a un aumento del numero di persone anziane, che ricevono gran parte delle diagnosi di tumore, rispetto ai più giovani. L’età che avanza è infatti uno dei principali fattori di rischio non modificabili per lo sviluppo di un cancro. Ma l’incidenza potrebbe aumentare anche a causa sia di fattori ambientali, sia di abitudini non salutari. Circa il 40 per cento dei nuovi casi di tumore è potenzialmente prevenibile, dato che è influenzato da fattori di rischio modificabili. Per questo è particolarmente importante la prevenzione durante l’infanzia e l’adolescenza, poiché le conseguenze a lungo termine sulla salute di abitudini alimentari non salutari, inattività fisica e sovrappeso in giovane età possono essere particolarmente gravi. Per esempio, può aumentare il rischio di malattie cardiovascolari, di diabete di tipo 2 e di alcuni tipi di cancro.

  • Cristina Da Rold

    Cristina Da Rold (Belluno, 1988) è data-journalist dal 2012. Si occupa di sanità con approccio data-driven, principalmente su Infodata – Il Sole 24 Ore Le Scienze. Scrive prevalentemente di disuguaglianze sociali, epidemiologia e nuove tecnologie in medicina. Consulente e formatrice nell’ambito della comunicazione sanitaria digitale, dal 2015 è consulente per la comunicazione/social media presso l’Ufficio italiano dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dal 2021 anche presso la Fondazione Pezcoller per la ricerca sul cancro di Trento. Nel 2015 ha pubblicato il libro “Sotto controllo. La salute ai tempi dell’e-health”(Il Pensiero Scientifico Editore). È docente presso il Master in comunicazione della scienza e della salute dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e presso il Master in comunicazione della scienza dell’Università di Parma.