Ultimo aggiornamento: 4 febbraio 2020
In vista del World Cancer Day pubblichiamo un punto sui progressi della ricerca oncologica nell'ultimo ventennio. Questo articolo copre il periodo 2000-2005. Al link di seguito potete scoprire le tappe che hanno contraddistinto il periodo 2006 – 2014 e il periodo dal 2015 in avanti.
Negli ultimi vent’anni abbiamo assistito a notevoli progressi nella conoscenza della biologia dei tumori e nel miglioramento di diagnosi e cure. Molte attività hanno ricevuto un impulso importante dalla lettura delle sequenze del genoma umano, la cui prima bozza è stata resa pubblica nel 2000. In seguito si sono susseguiti numerosi progetti che hanno identificato molti geni coinvolti nel cancro. In parallelo alcune innovazioni tecnologiche hanno consentito di accorciare sensibilmente i tempi e di facilitare la ricerca delle mutazioni e dei meccanismi cellulari compromessi. L’ultima in ordine di tempo, fra le tecniche di ingegneria genetica, è CRISPR, acronimo dell’inglese clustered regularly interspaced short palindromic repeats, permette di rimuovere pezzi di materiale genetico e di inserirli altrove in modo facile, rapido e preciso.
La rivoluzione genomica ha influito anche sulla diagnostica: oggi sappiamo che tumori che si sviluppano nello stesso organo possono essere di tipo diverso. Individuare precisamente il tipo di malattia permette ai medici di scegliere i trattamenti più efficaci per lo specifico tumore, tra quelli disponibili. Quel che conta quindi non è solo la localizzazione della malattia ma anche le sue caratteristiche molecolari, al punto che negli ultimi anni l’FDA, l’ente statunitense di regolazione dei farmaci, ha approvato due farmaci prescrivibili solo se il tumore ha determinate caratteristiche genetiche. C’è chi parla, a questo proposito, di terapie oncologiche “agnostiche ai tessuti”, un concetto impensabile solo fino a dieci anni fa circa. In un futuro non troppo lontano la classificazione dei diversi tipi di tumore terrà sempre più conto anche delle caratteristiche molecolari di ciascuna malattia.
Fondamentale novità nel trattamento dei tumori, che ha segnato la seconda decade del ventunesimo secolo, sono stati i progressi dell’immunoterapia, che sfrutta le difese del nostro organismo – potenziate e armate – per combattere il cancro. Per esempio, i farmaci inibitori di checkpoint, capaci di “sbloccare” i freni molecolari che impediscono alle cellule immunitarie di attaccare il tumore, hanno aumentato in modo significativo la sopravvivenza a lungo termine in alcune malattie e pazienti con particolari caratteristiche molecolari. Grazie anche a questo approccio, oggi circa il 20 per cento dei pazienti con melanoma metastatico è ancora vivo a dieci anni dalla diagnosi, mentre con la sola chemioterapia l’aspettativa di vita era di 6-9 mesi.
Sempre nell’ambito dell’immunoterapia, il trattamento con cellule CAR-T, destinato a pazienti che non rispondono più ad alcun trattamento, in Italia è stato approvato nel 2019. La terapia prevede che le cellule del paziente (linfociti T) vengano “armate” con il cosiddetto CAR o Chimeric Antigen Receptor. Si tratta di una molecola posta sulla superficie di particolari cellule del sistema immunitario, che possiamo immaginare come una sorta di “radar-bazooka” che porta il linfocita del paziente nel punto in cui si trova la cellula tumorale affinché possa essere uccisa. Nella maggior parte dei casi trattati è stata raggiunta la remissione completa.
Per la maggior parte dei pazienti con malattie che non rispondono all’immunoterapia o ad altre terapie mirate, la chemioterapia continua a essere il trattamento più importante ed efficace. In questo campo le novità principali negli ultimi vent’anni hanno riguardato nuove combinazioni di farmaci, i dosaggi e i tempi di somministrazione. Il tutto basato su evidenze scientifiche che tra l’altro, rispetto al passato, tengono più in considerazione la qualità di vita dei pazienti e la gestione dei possibili effetti collaterali.
In questi vent’anni molti studi hanno permesso di comprendere meglio il ruolo dell’alimentazione e dell’esercizio fisico nel mantenerci in salute e tenere lontano il rischio di sviluppare un tumore. Il sovrappeso e l’obesità, in particolare, sono sempre più considerati un fattore di rischio importante sia per lo sviluppo di un cancro, sia per l'efficacia delle terapie antitumorali. Nuove evidenze mostrano che non conta solo quanti sono i chili di troppo, ma anche dove si accumulano: ormai è certo che un girovita troppo abbondante è un fattore di rischio rilevante non solo per le malattie cardiovascolari ma anche per i tumori.
Infine, sempre più studi hanno dimostrato il ruolo positivo dell’esercizio fisico regolare: protegge contro più di dieci tipi di cancro diversi, migliora la risposta alle terapie dei pazienti oncologici e riduce il rischio di recidive.
Ecco, anno per anno, alcune delle tappe che hanno contraddistinto il periodo 2000 – 2005. Le tappe relative al periodo 2006 – 2014 e 2014 – 2019 saranno pubblicate nei prossimi giorni.
La Carta di Parigi contro il cancro
A Parigi si tiene il Vertice mondiale contro il cancro, promosso dalla Union for International Cancer Control (UICC), che delibera la Carta di Parigi, un documento i cui obiettivi sono: promuovere la ricerca, prevenire il cancro, migliorare i servizi ai pazienti, sensibilizzare e mobilitare la comunità mondiale nei confronti della malattia. Viene indetta la Giornata mondiale contro il cancro, da celebrarsi il 4 febbraio di ogni anno.
Le differenze tra una cellula normale e una cancerosa
Douglas Hanahan e Robert Weinberg pubblicano sulla rivista Cell un articolo dal titolo The Hallmarks of Cancer (Le caratteristiche del cancro), in cui descrivono le proprietà biologiche comuni a tutti i tumori, e ne producono un aggiornamento nel 2011. Tali proprietà sono:
La prima sequenza completa del genoma umano
A quasi cinquant’anni dalla scoperta della struttura a doppia elica del DNA, i consorzi pubblici e privati, guidati rispettivamente da Francis Collins e Craig Venter, annunciano la prima bozza della sequenza completa del genoma umano. Per l’oncologia è una svolta ed è la base da cui negli anni successivi prendono il via molti progetti volti a identificare i geni coinvolti nella maggior parte dei tumori; fra i più importanti, il Cancer Genome Atlas e l’International Cancer Genome Consortium.
Il primo farmaco progettato razionalmente
Viene approvato l’imatinib, un farmaco che agisce su una precisa alterazione cromosomica che causa la leucemia mieloide cronica: la sopravvivenza dei pazienti passa dal 14 al 95 per cento. È il primo farmaco progettato e costruito in modo razionale, a partire dalla conoscenza di un meccanismo biologico in una malattia oncologica.
Tumore del seno: la rivoluzione chirurgica di Umberto Veronesi
Umberto Veronesi pubblica sul New England Journal of Medicine i risultati di uno studio in cui dimostra che, a vent’anni di distanza dall’intervento chirurgico, la sopravvivenza delle donne sottoposte a quadrantectomia è la stessa delle donne a cui è stata asportata la mammella intera. La tecnica, che permette di salvare il seno asportando solo la parte – il quadrante – in cui si trova il nodulo tumorale, era stata da lui descritta per la prima volta nel 1969. In un’epoca in cui si riconosceva esclusivamente l’efficacia della mastectomia totale, la novità aveva sollevato parecchi dubbi e destato parecchio scalpore.
Sovrappeso, obesità e cancro
Il forte legame tra chili di troppo e aumento del rischio di sviluppare un tumore emerge da uno studio i cui risultati sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine e che ha coinvolto circa un milione di americani. Gli autori hanno dimostrato che negli Stati Uniti, considerando la popolazione con più di 50 anni, il 20 per cento dei decessi per cancro tra le donne e il 14 per cento di quelli tra gli uomini è associato a sovrappeso e obesità.
La prevenzione riduce di un terzo i casi di tumore
Il World Cancer Report del 2003 stilato dallo IARC, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’OMS, fornisce chiare evidenze che è possibile prevenire circa un terzo dei casi di tumore agendo su fumo, dieta e infezioni. Gli interventi che lo IARC suggerisce sono: la riduzione del fumo di tabacco; il consumo frequente di frutta e vegetali; praticare regolarmente attività fisica; sottoporsi nei termini indicati dagli esperti agli screening per il tumore del seno e per il cancro alla cervice (nel 2003 era già noto che quest’ultimo è provocato dal Papilloma virus, ma non era ancora disponibile un vaccino).
Arrivano gli anti-EGFR
Viene approvata una nuova famiglia di farmaci in grado di inibire l’azione di EGFR (Epidermal Growth Factor Receptor), il recettore per il fattore di crescita dell’epidermide presente sulla superficie delle cellule. Quando EGFR si lega al fattore di crescita epidermico – in sigla EGF – induce la proliferazione cellulare. In alcune neoplasie EGFR è presente in eccesso, quindi inibendo la sua azione si blocca lo sviluppo del tumore.
Il farmaco che affama il tumore
Il bevacizumab è un anticorpo monoclonale che agisce contro il fattore di crescita vascolare endoteliale, in sigla VEGF-A. È il capostipite di una nuova classe di farmaci, chiamati anti-angiogenici perché contrastano la formazione e lo sviluppo di nuovi vasi sanguigni. Questi processi sono innescati dal tumore, che così può “nutrirsi” e crescere più facilmente.
La legge Sirchia contro il fumo
Approvata nel 2003, la legge Sirchia – dal nome del Ministro della Salute che la propose – entra in vigore il 10 gennaio 2005: stabilisce il divieto di fumo nei locali pubblici al chiuso. Una tutela per chi non fuma e per i fumatori stessi, che ha portato anche maggior consapevolezza sui rischi legati al consumo di tabacco: in 15 anni, dal 2005 a oggi, i tabagisti in Italia sono diminuiti di circa 1 milione, passando da 12.570.000 del 2005 a 11.600.000 nel 2019. Successivamente, nel 2016, il divieto di fumo viene esteso ai giardini degli ospedali e in auto in presenza di bambini e donne incinte.
Il primo nanofarmaco
L’FDA approva il primo nanofarmaco, una combinazione di un liposoma (una nanostruttura biologica composta da particelle lipidiche) e di un chemioterapico classico, la doxorubicina. I nanomateriali, oltre a essere infinitesimamente piccoli, hanno caratteristiche fisico-chimiche particolari, che permettono per esempio di trasportare molecole di chemioterapici direttamente nella cellula cancerosa, evitando effetti collaterali a carico delle cellule sane. Aprono dunque nuove prospettive di cura.
Il Nobel per la scoperta del ruolo di un batterio nel cancro allo stomaco
A Barry Marshall e J. Robin Warren è assegnato il premio Nobel per la fisiologia o la medicina, per aver scoperto che il batterio Helicobacter pylori può provocare ulcera e gastrite, due malattie che predispongono allo sviluppo del cancro dello stomaco. La scoperta ha portato a una riduzione di queste patologie perché l’Helicobacter pylori, una volta individuato, si elimina con una terapia antibiotica.
Michela Vuga