La diagnosi precoce di lesioni pretumorali e di tumori in fase iniziale nella cervice uterina ha permesso di ridurre la mortalità per questo tumore.
A partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso, con l’introduzione del Pap test, sono stati organizzati programmi di screening di popolazione che hanno consentito di ridurre fortemente l’incidenza del tumore della cervice uterina e la relativa mortalità, sia in Italia sia negli altri Paesi avanzati. Grazie a ulteriori progressi della ricerca, è stato possibile dimostrare la relazione tra lo sviluppo del tumore del collo dell’utero e l’infezione con alcuni ceppi di Papillomavirus (HPV). Il conseguente sviluppo di nuove tecniche diagnostiche, in particolare di specifici test molecolari, ha permesso di innovare i metodi di prevenzione utilizzati nello screening. Oggi accanto al Pap test si svolge spesso l’HPV-DNA test, un esame che permette di rilevare la presenza di DNA di ceppi di HPV ad alto-medio rischio prima che le cellule del collo dell’utero presentino eventuali alterazioni riscontrabili con il Pap test stesso.
Per le donne tra i 25 e i 29 anni il test di riferimento rimane il Pap test da effettuarsi ogni tre anni, mentre l’esame per le donne di età compresa tra i 30 e i 65 anni è diventato l’HPV-DNA test (o più semplicemente HPV test), da ripetersi ogni cinque anni. Il Servizio sanitario nazionale, attraverso le Regioni, è impegnato a garantire che l’esame sia offerto alla popolazione, lasciando a ogni regione di differenziare le modalità di somministrazione entro determinati limiti. Per sapere di più sulle disposizioni relative alla vostra regione potete consultare la sezione dedicata: Screening oncologici in ogni Regione: mettiamo ordine.
I test effettuati quando si aderisce allo screening sono gratuiti e per la donna la modalità con cui si effettua il prelievo per l’esame è identica: sia per il Pap test sia per l’HPV-DNA test si tratta di una rimozione pressoché indolore di un piccolo campione di cellule del collo dell’utero.
È stato dimostrato che il tumore del collo dell’utero nel 95% circa dei casi ha come causa l’infezione da Papillomavirus e che circa l’80% delle donne contrae l’infezione nel corso della propria vita. Nella maggior parte dei casi il virus viene facilmente eliminato dall’organismo, quindi l’infezione è temporanea e tende a regredire spontaneamente in uno o 2 anni, senza causare lesioni uterine (cosiddette precancerose). Nella piccola percentuale di donne in cui l’infezione diventa persistente, soltanto una parte sviluppa le lesioni che precedono il cancro invasivo. Il processo tumorale è in genere lento: sono necessari circa 10-15 anni prima che l’infezione da HPV, una volta instauratasi, porti allo sviluppo del cancro, anche se il tempo di trasformazione può ridursi a 5-10 anni in donne affette da HIV o con sistema immunitario compromesso. Nelle donne che si sottopongono regolarmente ai controlli si ha quindi il tempo necessario per rilevare l’infezione e diagnosticare eventuali lesioni precancerose che, se non trattate, potrebbero evolvere verso un tumore invasivo.
L’esame è indolore e viene eseguito con le stesse modalità di una visita ginecologica. Inizialmente viene inserito uno speculum, che è uno strumento rigido di materiale plastico che dilata leggermente le pareti vaginali, e successivamente si procede al prelievo delle cellule poste sulla superficie del collo dell’utero e del canale cervicale, mediante una spatola e uno spazzolino. Il materiale prelevato viene poi fissato su un vetrino e inviato in laboratorio per valutare la presenza di anomalie(per i consigli pratici consulta la voce Pap test nella Guida esami).
L'oncologo medico Sandro Pignata parla della diagnosi precoce del tumore della cervice uterina attraverso il Pap-test.
Lo screening per il tumore del collo dell’utero in Italia prevede l’esecuzione, generalmente, di un Pap test ogni 3 anni nelle donne di età compresa tra i 25 e i 29 anni. Per sapere di più sulle disposizioni nella vostra regione potete consultare la pagina dedicata Screening oncologici in ogni Regione: mettiamo ordine.
Non è raccomandato eseguire il Pap test prima dei 25 anni. Infatti, anche se le infezioni da Papillomavirus sono più frequenti nelle fasce d’età più giovanili, nella quasi totalità dei casi regrediscono spontaneamente. Sottoporsi all’esame precocemente risulterebbe quindi superfluo per molte donne giovanissime. In caso di lesioni riscontrate, tali giovani donne sarebbero indirizzate a controlli di secondo livello (la colposcopia e la biopsia) e a possibili successivi trattamenti contro alterazioni che non si sarebbero evolute o sarebbero regredite spontaneamente.
Lo screening è raccomandato fino ai 65 anni. Oltre questa età, se tutti i Pap test precedenti sono sempre stati negativi, la scelta di continuare a eseguirlo è personale perché il rischio di sviluppare un tumore del collo dell’utero si abbassa considerevolmente.
Se il Pap test risulta positivo, la paziente viene sottoposta a un esame di secondo livello, la colposcopia. Questo consente, mediante uno strumento ottico chiamato colposcopio (molto simile a un binocolo), una visione ingrandita del collo dell’utero e delle eventuali lesioni rilevate con il test di screening. Nel caso in cui l’esame colposcopico evidenzi la presenza di aree anomale, si procede a una biopsia. Se la lesione precancerosa viene confermata, la si asporta con procedure microchirurgiche eseguite ambulatorialmente e in anestesia locale.
Tuttavia non tutte le lesioni pretumorali necessitano del trattamento. Le lesioni di basso grado, infatti, hanno un’alta probabilità di regredire spontaneamente. È per questo, soprattutto nelle pazienti giovanissime, che generalmente si preferisce monitorarle nel tempo anziché intervenire. Questa condotta, chiamata in gergo di vigile attesa, serve a evitare interventi invasivi che si potrebbero dimostrare inutili. Nel caso in cui, invece, la lesione di basso grado persista, o sia riscontrata una lesione di alto grado confermata anche all’esame istologico, è raccomandata l’asportazione.
L’HPV test è un esame molecolare con cui si ricerca, in campioni di cervice uterina, il DNA dei ceppi di Papillomavirus ad alto rischio oncologico e quindi più frequentemente associati allo sviluppo del carcinoma della cervice. Il metodo per prelevare il campione è uguale a quello del Pap test(per i consigli pratici consultate la voce HPV test nella Guida esami).
L'oncologo medico Sandro Pignata spiega che cos’è il Papilloma virus e in che cosa consiste l’HPV test.
L’HPV test viene raccomandato a partire dai 30 anni di età fino ai 65 anni, ogni cinque anni. Ogni regione può avere differenze sulle modalità di gestione del protocollo di screening. Per questo potete consultare la voce Screening oncologici in ogni Regione: mettiamo ordine. Il test è più sensibile ed efficace rispetto al Pap test, perché consente di rilevare la presenza del virus ancora prima che questo abbia avuto la possibilità di generare lesioni precancerose.
Se l’esito del test è positivo, il materiale viene sottoposto a ulteriori accertamenti:
È importante precisare che l’eventuale positività all'HPV test non corrisponde a una diagnosi di tumore, ma è piuttosto un segnale che sono necessari ulteriori accertamenti.
In definitiva, dunque, aderire allo screening aumenta notevolmente le probabilità di individuare un tumore a uno stadio di sviluppo molto precoce e quindi di intervenire con i trattamenti adeguati caso per caso.
È raccomandato a tutte le donne che si siano sottoposte a vaccinazione anti HPV aderire ugualmente allo screening. Sono stati identificati circa 200 ceppi differenti di HPV, e i vaccini attualmente in commercio offrono la protezione contro 9 ceppi: quelli considerati ad alto rischio perché più frequentemente associati all’insorgenza del tumore. Quindi vaccinarsi diminuisce il rischio di ammalarsi ma non lo annulla del tutto. Non è escluso, infatti, che un ceppo classificato come a basso rischio possa instaurare un’infezione persistente e portare allo sviluppo di lesioni precancerose o di un cancro invasivo.
Le informazioni di questa pagina non sostituiscono il parere del medico.
Testo pubblicato in data 20 marzo 2020
Testo revisionato da: Denise Cerrone