Ultimo aggiornamento: 6 dicembre 2024
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La sindrome di Cowden è una rara condizione complessa che si accompagna a una serie di sintomi e manifestazioni di diversa natura riguardanti lo sviluppo cognitivo e vari apparati, tra cui in particolare la pelle. Si stima colpisca una persona su 200.000 circa, è ereditabile e aumenta il rischio di sviluppare alcuni tipi di tumore, di cui molti benigni e alcuni maligni.
La sindrome prende il nome dalla famiglia Cowden, in cui venne osservata e descritta per la prima volta agli inizi degli anni Sessanta. Non di rado ci si riferisce alla sindrome di Cowden come a una genodermatosi, ovvero una malattia della pelle di origine genetica. I criteri per la diagnosi si rifanno alla presenza di segni o malattie patognomoniche, che cioè indicano con certezza la presenza della malattia. Questi a loro volta possono essere legati alla presenza di mutazioni genetiche associate alla sindrome oppure no.
I caratteri più distintivi della patologia sono la comparsa di lesioni simil-tumorali multiple, note come amartomi; questi possono interessare la congiuntiva, il tratto gastrointestinale, la bocca, il naso o la pelle. Molto comuni sono anche l’ipercheratosi, ovvero l’ispessimento della pelle, la comparsa di papule e di macchie più chiare sulla pelle stessa, e inoltre il gozzo. La lista dei sintomi include anche ritardo cognitivo, difficoltà a coordinare i movimenti, macrocefalia, lipomi, fibromi, angiomi.
La sindrome di Cowden aumenta anche il rischio di sviluppare tumori maligni, soprattutto tumore al seno, melanoma, cancro dell’endometrio, del rene, della tiroide e del colon-retto, che possono in alcuni casi presentarsi in sequenza nello stesso paziente. Secondo i risultati di uno studio, pubblicati nel 2012, le persone con la sindrome di Cowden con una mutazione genetica specifica (a carico del gene PTEN) avrebbero una probabilità di circa l’85 per cento superiore di sviluppare un tumore al seno rispetto a chi non ha queste caratteristiche. Le probabilità di sviluppare un cancro alla tiroide sarebbero invece aumentate del 35 per cento circa, e quelle di un tumore all’endometrio del 28 per cento circa, sempre rispetto a chi non è colpito da questi problemi e mutazioni.
Il principale gene associato alla sindrome di Cowden è appunto il gene PTEN, che quando funziona correttamente agisce come un oncosoppressore, limitando la proliferazione incontrollata delle cellule. Quando invece è mutato contribuisce ad aumentare il rischio di trasformazione tumorale delle cellule. Alterazioni a carico di questo gene si osservano in molti tipi di tumori, a prescindere dalla presenza della sindrome di Cowden.
Altre mutazioni genetiche associate a questa sindrome sono quelle a carico dei geni KLLN e WWP1, che in condizioni normali sembrano agire sui meccanismi di replicazione cellulare.
Come per altre sindromi familiari che predispongono allo sviluppo di tumori, in caso di risultati di test genetici che identifichino la presenza di mutazioni, i pazienti sono indirizzati a programmi potenziati di diagnosi precoce e monitoraggio, allo scopo di aumentare le possibilità di intercettare al più presto i tumori e di aumentare le probabilità di cure efficaci.
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Anna Lisa Bonfranceschi