Ultimo aggiornamento: 6 dicembre 2024
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La poliposi adenomatosa familiare, abbreviata in FAP dall’inglese “Familial adenomatous polyposis”, è una patologia rara. In Italia si stima circa un caso diagnosticato ogni 10.000 abitanti. La malattia è caratterizzata dalla ricorrenza familiare di polipi intestinali. I polipi sono formazioni che crescono lungo la parte terminale dell’intestino e in questa malattia in genere sono centinaia o migliaia.
Si parla di poliposi adenomatosa familiare per sottolineare la base ereditaria della malattia, che determina un’insorgenza insolitamente precoce di polipi. Spesso questi compaiono già durante l’adolescenza e in una piccola percentuale di casi anche nell’infanzia. È molto precoce anche l’insorgenza di cancro al colon-retto associata a questa malattia, che infatti spesso viene diagnosticata prima dei 40 anni. In una buona parte dei casi è imputabile a mutazioni del gene APC, “Adenomatous Polyposis Coli”, ed è infatti anche nota come poliposi associata al gene APC. Una denominazione più corretta, secondo l’Associazione italiana di oncologia medica (AIOM), dal momento che esistono poliposi dovute ad altre predisposizioni genetiche.
La proteina APC, prodotta dall’omonimo gene, in condizioni normali svolge molteplici ruoli a livello cellulare, per esempio controllando che i cromosomi migrino correttamente nelle cellule figlie in formazione e interagendo con il DNA inibendone la replicazione. Questi ruoli, che nell’insieme proteggono contro lo sviluppo del cancro, fanno di APC un oncosoppressore. Quando però il gene è mutato o alterato, la cellula perde questi freni in toto o in parte, per cui aumenta il rischio che diventi tumorale. Mutazioni a carico di questo gene si ritrovano nella maggior parte dei tumori al colon-retto, a prescindere dalla familiarità, quindi anche nei cosiddetti tumori sporadici.
La FAP, insieme alla sindrome di Lynch, è una delle più comuni forme di predisposizione familiare ai tumori del colon-retto e comporta un rischio praticamente certo di sviluppare questi tipi di cancro nel corso della vita nelle persone che ne sono affette. Accanto a polipi e tumori del colon, possono comparire anche polipi in altre aree dell’apparato digerente, come stomaco e duodeno, tumori benigni delle ossa e della pelle, anomalie a livello della formazione dei denti, tumori desmoidi, anemia e una condizione benigna a carico dell’occhio nota come ipertrofia congenita dell’epitelio pigmentato della retina (CHRPE). La FAP aumenta anche il rischio di alcuni tumori maligni, come quello alla tiroide, al pancreas e al cervello.
A seconda delle manifestazioni, la FAP si può classificare in diverse forme. Così, per esempio, si parla di sindrome di Turcot per polipi associati a tumori al cervello o di sindrome di Gardner quando sono presenti invece osteomi, fibromi e anomalie ai denti. Più in generale la FAP è considerata una condizione che può presentarsi in modi e livelli di gravità diversi, a seconda delle caratteristiche genetiche che ne sono all’origine.
La presenza di FAP indica che quasi certamente si svilupperà un tumore al colon-retto. Conoscere in anticipo questa predisposizione alla malattia permette di accedere a dei programmi potenziati di sorveglianza e diagnosi precoce, che possono aiutare a contenere il rischio, rilevando la neoplasia quando è più facile da curare. La presenza di un numero molto elevato di polipi è generalmente sufficiente per la diagnosi clinica della malattia, ma i test genetici possono ulteriormente confermare la diagnosi di poliposi associata al gene APC. Ai test genetici possono essere invitati anche i familiari, come per altre predisposizioni genetiche ai tumori, consentendo di identificare eventuali altre persone a rischio. Colonscopie ravvicinate, abbinate a esami endoscopici a carico del sistema digerente o ecografie per la tiroide, anche a partire dalla prima adolescenza, sono in genere tra gli esami indicati per la gestione dei pazienti, come riportato da AIOM nelle raccomandazioni contenute nel rapporto “I tumori ereditari dello stomaco e del colon-retto”.
L’asportazione chirurgica dei tessuti a rischio è una procedura nota come colectomia, che prevede diverse opzioni di intervento con rimodellamento del sistema digerente, in alcuni casi con la creazione di stomie sull’addome. Può essere indicata come profilassi in presenza di un elevato numero di polipi o quando questi non possono più essere eliminati in endoscopia, scongiurando la trasformazione tumorale.
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Anna Lisa Bonfranceschi