Ultimo aggiornamento: 5 dicembre 2024
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Il virus dell’immunodeficienza umana (abbreviato in HIV dall’inglese Human Immunodeficiency Virus) è annoverato tra i virus oncogeni, ovvero quelli chiaramente riconosciuti come causa di tumore, pur non essendo necessariamente presenti nelle cellule tumorali. Infatti, l’HIV causa tumori in maniera indiretta, infettando e distruggendo cellule del sistema immunitario, chiamate linfociti T CD 4. Così, determinano uno stato di immunodeficienza che predispone al rischio di cancro. Il nostro sistema immunitario, quando funziona in maniera normale, ci difende sia dalle infezioni sia dalle cellule tumorali, ma quando è colpito e leso nelle sue funzioni, questo tipo di difesa viene meno. Nel caso dell’infezione con HIV, ci sono anche altri meccanismi che predispongono a un maggiore rischio di cancro. Alcune proteine virali, in particolare alcune varianti della proteina P17 della matrice dell’HIV sempre più diffuse a livello mondiale, sembrerebbero essere in grado di promuovere lo sviluppo di tumori, e in particolare di linfomi. Il meccanismo influirebbe sulla stimolazione della replicazione e dell’aggressività delle cellule tumorali, come suggerito dai risultati di Arnaldo Caruso e il suo gruppo all’Università di Brescia e pubblicati nel 2021 sulla rivista Pnas.
Altre ipotesi, come riassunto sul sito del National Cancer Institute (NCI), hanno a che fare con fattori e comportamenti associati all’infezione da HIV. Un sistema immunitario mal funzionante, per esempio, è anche più suscettibile alle infezioni, le quali a loro volta possono contribuire di per sé al rischio tumorale. Basti pensare alle infezioni da parte di altri virus oncogeni, come il papillomavirus (HPV), i virus delle epatiti B e C o il virus di Epstein-Barr. Inoltre questi virus, insieme all’HIV, possono favorire uno stato infiammatorio che promuove la trasformazione tumorale. Da ultimo, alcuni fattori legati ad abitudini e comportamenti, come il consumo di alcol o il fumo, sembrano più elevati tra le persone con HIV, contribuendo ad aumentare il rischio complessivo.
La lista dei tumori associati all’infezione da HIV è lunga, ma i più comuni sono tre: il sarcoma di Kaposi, i linfomi non-Hodgkin e il cancro alla cervice uterina. Si stima che avere un’infezione da HIV aumenti di circa 500 volte il rischio di sarcoma di Kaposi (un tumore delle cellule endoteliali, raro nella popolazione generale), di 12 volte circa quello di linfoma e dalle 3 alle 6 volte quello di cancro alla cervice. Il legame tra infezione da HIV e cancro è così forte che la presenza di uno di questi tumori in una persona infetta con HIV è uno dei criteri utilizzati per diagnosticare l’AIDS, ossia la malattia conclamata causata dall’infezione con HIV.
L’infezione da HIV aumenta però anche il rischio di morire di cancro. Negli ultimi anni, tuttavia, per effetto della diffusione delle terapie antiretrovirali la mortalità legata ai tumori nelle persone con infezione da HIV è globalmente diminuita, anche se in modo disomogeneo nel mondo. Le terapie infatti, pur non eliminando del tutto il virus, riescono a impedirne la replicazione e controllare l’infezione, al punto che nelle persone adeguatamente trattate il virus non è più rilevabile. Ciò nonostante, alcune proteine virali continuano a essere presenti in circolo. Al tempo stesso, però, l’allungamento dell’aspettativa di vita dei pazienti con infezione da HIV, ottenuto grazie alle terapie, ha avuto come effetto collaterale di aumentare il rischio di sviluppare alcuni tipi di tumori. Si tratta dei cosiddetti “non AIDS-defining cancers”, ovvero “tumori che non definiscono l’AIDS”. Questi includono quelli non dovuti all’HIV in sé e utilizzati per la diagnosi di malattia, quindi non il sarcoma di Kaposi, i linfomi e il cancro alla cervice. Si tratta di altri tipi di tumori, legati piuttosto all’invecchiamento e all’allungamento dell’aspettativa di vita, che però possono essere uniti alla presenza dell’HIV, seppure sotto controllo delle terapie antiretrovirali. Sono in particolare tumori associati all’AIDS ma non usati per definire la malattia: il tumore al fegato, all’ano, al colon-retto, al polmone, al pene, ai testicoli, il linfoma di Hodgkin e i tumori della pelle e del cavo orale, come riportato dall’American Society of Clinical Oncology.
Le principali istituzioni sanitarie concordano sull’importanza delle terapie antivirali, al momento, come unica strategia per controllare non solo l’infezione, ma anche il rischio di insorgenza di alcuni tumori correlati. Si sottolinea però anche l’importanza da parte delle persone con infezione da HIV di aderire ai programmi di vaccinazione contro l’epatite B e l’HPV e agli screening per la diagnosi precoce dei tumori.
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Anna Lisa Bonfranceschi