Ultimo aggiornamento: 12 giugno 2024
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Durante la primavera, ogni anno, riviste e siti internet si riempiono di indicazioni su come abbronzarsi limitando i danni. Si parla soprattutto di come proteggersi con creme solari, ombra e abbigliamento più appropriato, e dei momenti della giornata in cui sarebbe meno rischioso esporsi al sole.
In merito agli orari, le indicazioni delle più autorevoli istituzioni scientifiche internazionali sono però spesso contraddittorie: c’è chi dice di stare attenti quando il sole è a picco, chi raccomanda di restare all’ombra dalle 10 del mattino alle 5 del pomeriggio, chi dalle 11 alle 15. Quel che è certo è che, almeno alle nostre latitudini, l’irradiazione più intensa si concentra dalle 10 del mattino alle 4 del pomeriggio.
Un trucco per comprendere se ci si trova in un orario particolarmente a rischio è effettuare quello che l’American Cancer Society chiama il “test dell’ombra”: se la vostra ombra è più corta di voi, significa che il sole è al suo culmine ed è fondamentale proteggersi.
Oltre che dall’ora del giorno, le indicazioni su come comportarsi dipendono dalle caratteristiche della propria pelle (il cosiddetto “fototipo”), dall’età (bambini piccoli e anziani sono più sensibili) e da altri fattori, di cui occorre tener conto con buon senso.
È evidente che in una bella giornata invernale si può fare una passeggiata al parco nelle ore centrali del giorno senza timore di scottarsi, ma il primo sole di primavera può cogliere impreparate le persone con i fototipi più chiari, che rischiano scottature anche in aprile e in città. Nell’emisfero settentrionale, il periodo in cui bisogna stare più attenti va comunque da maggio a settembre; nell’emisfero meridionale, da novembre a marzo, mentre attorno all’equatore non ci sono stagioni e occorre dunque proteggersi sempre.
Gli effetti dei raggi ultravioletti (anche noti come raggi UV) sono maggiori in alta montagna, perché lo strato di atmosfera che può assorbire le radiazioni nocive provenienti dal sole è più sottile. Qui occorre proteggersi anche in inverno, tanto più che la neve, come la sabbia o l’acqua del mare o dei laghi, riflette i raggi solari amplificandone gli effetti. Si calcola che la neve rifletta circa l’80 per cento dei raggi capaci di provocare scottature, la sabbia il 15 per cento circa e la schiuma del mare circa il 25 per cento.
Testo originale a cura di Agenzia Zadig, pubblicato il 20 maggio 2021.
Testo revisionato da Antonino Michienzi, in data 12 giugno 2024.
Agenzia Zadig