Ultimo aggiornamento: 12 giugno 2024
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Prendere colore con le lampade abbronzanti è una pratica molto diffusa. In uno studio recente, alcuni ricercatori hanno valutato la diffusione del fenomeno analizzando ricerche condotte prevalentemente in Nord America ed Europa. I risultati, pubblicati ad aprile 2020 sul British Journal of Dermatology, hanno mostrato che tra il 2013 e il 2018 circa il 6,5 per cento degli adolescenti e il 10,4 per cento degli adulti lo aveva fatto almeno una volta nell’anno precedente.
L’abbronzatura al chiuso è una strategia efficace per fare imbrunire la pelle anche in periodi dell’anno in cui all’aperto non c’è abbastanza sole. Tuttavia non protegge né dalle scottature, né dai danni tipici dei raggi solari. Anzi, studi recenti hanno dimostrato un maggior rischio di tumori cutanei in seguito all’abuso di lampade e lettini solari, per cui l’uso di queste apparecchiature è stato classificato come sicuramente cancerogeno dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) di Lione, un organismo dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).
Secondo l’OMS, le lampade solari ogni anno sono responsabili di circa 10.000 casi di melanoma e 450.000 casi di tumori cutanei diversi dal melanoma solo in Stati Uniti, Europa e Australia.
Se proprio non si riesce a rinunciarvi, occorre comunque proteggere la pelle con una crema solare adatta e nelle giuste quantità, come in spiaggia o sui campi da sci. Va tenuto presente, infatti, che i livelli di radiazioni UV emessi dalle lampade abbronzanti sono molto intensi, equiparabili a quelli dell’irraggiamento solare. In alcuni casi potrebbero anche essere più forti, come sottolineato dall’OMS e dall’American Academy of Dermatology.
L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha rilevato un rischio di melanoma aumentato del 75 per cento circa in coloro che fanno uso di lampade abbronzanti al di sotto dei 30 anni. Per questo il decreto del 12 maggio 2011, n.110, vieta ai minorenni l’accesso a lampade, docce e lettini solari, estendendo il divieto anche alle donne in gravidanza, a chi ha sofferto o soffre di neoplasie e a chi si scotta con facilità.
Non sono però gli unici a essere particolarmente esposti a un rischio elevato. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, infatti, “sebbene tutti gli utilizzatori di lettini solari siano a rischio di effetti avversi sulla salute, gli studi sull’esposizione ai raggi UV del sole o dei lettini solari indicano che alcune persone corrono un rischio maggiore di danni”. In particolare, le persone che:
È importante scegliere un centro che dia garanzie di affidabilità: dopo un certo numero di ore di funzionamento le apparecchiature possono infatti deteriorarsi e produrre raggi più pericolosi. Una norma europea (EN 60335-2-27:2013) sancisce le normative di sicurezza e precise specifiche tecniche a cui le strutture devono attenersi rigorosamente.
Oltre alle leggi che garantiscano il massimo della sicurezza possibile, crescono nel mondo le iniziative per invitare a rinunciare del tutto all’uso delle apparecchiature abbronzanti. In un articolo apparso ad aprile 2021 sulla rivista JAMA Dermatology, gli autori hanno lanciato un appello per aumentare i divieti e portare a zero l’utilizzo di lampade e altri dispositivi abbronzanti. L’attenzione è puntata soprattutto sui più giovani: anche dove esistono norme restrittive per l’abbronzatura artificiale, come in Italia, è possibile eluderle perché mancano adeguati controlli, evidenziano gli autori.
Il fatto che palestre, centri fitness e centri benessere offrano spesso la possibilità di utilizzare lampade solari può fuorviare molte persone, portando a credere che l’abbronzatura artificiale non sia rischiosa per la salute, o addirittura che sia benefica.
In un altro studio è stata presa in esame la fascia di età più vulnerabile, dai 14 ai 17 anni. I risultati hanno dimostrato che il divieto di apparecchiature abbronzanti è vantaggioso, perché riduce i casi di melanoma e i costi sanitari associati. I benefici sembrano essere consistenti, anche considerando i costi dei controlli e delle perdite per l’industria dell’abbronzatura. I risultati dello studio sono stati pubblicati ad aprile 2021 sulla rivista Cancer.
Lampade, lettini, docce solari: per qualcuno il desiderio di essere abbronzato tutto l’anno diventa una vera e propria malattia, che ha portato gli esperti a coniare il termine di “tanoressia”. Da un’indagine su ragazze sotto i 30 anni che fanno uso di lampade e dispositivi abbronzanti, 1 su 5 è risultata “dipendente” dall’abbronzatura artificiale, come documenta uno studio i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Cancer Epidemiology, Biomarkers & Prevention. I ricercatori hanno riscontrato che spesso si tratta di donne che hanno iniziato a fare uso di lampade quando erano molto giovani, che sono preoccupate del proprio aspetto fisico e presentano sintomi di tipo depressivo.
Molti dermatologi la considerano una buona alternativa ai lettini solari e alle lampade abbronzanti: cospargendosi il corpo di creme o spray autoabbronzanti non si corrono i rischi legati all’esposizione ai raggi UV. Ma attenzione: non si crea neppure una barriera protettiva che protegge dalle scottature. Per questo, nell’esporsi al sole dopo questi trattamenti, non bisogna farsi trarre in inganno dalla falsa abbronzatura e occorre usare le stesse precauzioni che si prenderebbero se si avesse ancora un colorito invernale.
Testo originale a cura di Agenzia Zadig, pubblicato il 20 maggio 2021.
Testo revisionato da Antonino Michienzi, in data 12 giugno 2024.
Agenzia Zadig