Ultimo aggiornamento: 20 marzo 2025
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Come si chiama, come funziona, quali prove sono state raccolte sulla sua efficacia e cosa cambia per i Paesi in cui questa malattia così pericolosa è più diffusa.
Il 6 ottobre 2021 l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha diffuso un comunicato in cui raccomandava l’uso nei bambini di un vaccino per la prevenzione della malaria. La malattia è tra le più diffuse e letali tra quelle infettive, dato che ogni anno uccide oltre 400.000 persone (la stima per il 2023 era di 597.000 morti). Moltissime delle morti avvengono tra i bambini, dato che oltre il 70% ha meno di 5 anni. La decisione dell’OMS è dunque stata accolta con grande entusiasmo ed è considerata storica. Potrebbe in effetti avere il potere di cambiare la vita di molte persone che abitano le zone più a rischio nel mondo per la malaria, tra cui soprattutto l’Africa subsahariana.
Di che vaccino si tratta? Cosa sappiamo sulla sua efficacia? E quali conseguenze ha avuto il provvedimento?
Lo sviluppo del vaccino, dal nome commerciale Mosquirix, risale ai tentativi dall’esercito statunitense di proteggere i militari durante la guerra in Vietnam, dove la malaria era molto diffusa. Si trattava di un vaccino limitatamente efficace, ma di recente, in collaborazione con l’azienda farmaceutica GlaxoSmithKline (GSK), il preparato è stato migliorato e sperimentato in ampi studi clinici. Il vaccino, a subunità, è costituito da un antigene che si trova sulla superficie del Plasmodium falciparum, il più letale microrganismo responsabile della malaria. Per ragioni tecniche, nel vaccino questo antigene è stato associato a un altro antigene del virus dell’epatite B, allo scopo di rendere il complesso più immunogenico. Inoltre al vaccino è stato aggiunto l’AS01, un adiuvante, ovvero una sostanza inerte che aiuta il sistema immunitario a prendere nota della presenza dell’antigene.
Una volta somministrato il vaccino, il sistema immunitario riconosce come estranee le proteine presenti e dà il via alla produzione di anticorpi contro di esse. Nel caso il parassita della malaria entri poi nel flusso sanguigno, in seguito al morso di una zanzara infetta, il sistema immunitario è quindi preparato e in grado di produrre anticorpi più rapidamente contro il microrganismo stesso, impedendogli di raggiungere il fegato, maturare e moltiplicarsi. Si limita così la capacità di causare la malattia clinica.
RTS,S/AS01 può essere somministrato a partire dai 5 mesi di età, tramite una iniezione intramuscolare nella coscia o nella spalla, all’altezza del deltoide. Le dosi da somministrare sono quattro: le prime tre a un mese di distanza l’una dall’altra, mentre per la quarta si attendono 18 mesi dalla terza iniezione. Per la somministrazione occorre la prescrizione medica.
L’Agenzia europea dei medicinali (EMA), l’ente dell’Unione europea per la valutazione dei farmaci, ha approvato questo vaccino nel 2015, in seguito a una serie di studi controllati con placebo che hanno coinvolto più di 15.000 bambini e neonati. I risultati delle sperimentazioni, pubblicati sulla rivista The Lancet nello stesso anno, hanno dimostrato che il vaccino riduceva l’infezione del 36% circa nei bambini e del 28% nei neonati. La protezione non altissima era comunque importante in numeri assoluti: data la diffusione e la mortalità della malaria, può comunque salvare molte vite.
I dati di efficacia, considerati buoni anche se non ottimi, hanno contribuito a ritardare la raccomandazione dell’Organizzazione mondiale della sanità, arrivata a ottobre 2021. Per l’OMS era infatti fondamentale che venissero condotti ulteriori studi per valutare, anche in termini di costi e benefici per la salute pubblica, gli effetti della somministrazione di massa del vaccino in un contesto più ampio. Gli studi dovevano anche tenere conto delle altre misure di controllo di dimostrata efficacia per la malaria (come, per esempio, le zanzariere per i letti e i farmaci per trattare la malattia).
Condotti a partire dal 2019, tali studi hanno coinvolto oltre 800.000 bambini residenti in tre Paesi pilota, Ghana, Kenya e Malawi, per un totale di 2,3 milioni di dosi somministrate. I risultati hanno mostrato un sensibile calo dei ricoveri per malaria grave, pari a circa il 30%. Come si diceva sopra, la percentuale in sé può sembrare non altissima, ma in numeri assoluti sono tante le vite che possono essere risparmiate, visto quanto è diffusa la malattia. Inoltre il vaccino è molto sicuro e la somministrazione di massa può essere implementata con facilità, inserendo il vaccino nei programmi di immunizzazione di routine. Per questo l’OMS ha deciso di raccomandare il vaccino per l’uso nei bambini che vivono nelle regioni più a rischio, cioè i Paesi con un tasso di trasmissione della malaria da moderato ad alto. Proprio in considerazione dei numeri assoluti di morti potenzialmente evitate dal vaccino, il direttore generale dell’OMS all’epoca, Tedros Adhanom Ghebreyesus, a ottobre 2021 ha dichiarato che l’utilizzo di RTS,S/AS01 in aggiunta agli strumenti esistenti per prevenire e curare la malaria potrebbe salvare decine di migliaia di giovani vite all’anno. A sostegno di questa ipotesi, i risultati di uno studio matematico-statistico, pubblicati sulla rivista Plos Medicine, suggeriscono che se l’intera sequenza di dosi fosse somministrata a tutti i bambini dei Paesi con un’alta incidenza di malaria, il vaccino potrebbe prevenire la morte di circa 23.000 bambini l’anno.
I risultati dell’efficacia di questo programma sono tangibili a distanza di alcuni anni: ha portato a un calo del 13% circa della mortalità dei bambini in età idonea alla somministrazione, come riportato dall’Organizzazione mondiale della sanità nell’ultimo aggiornamento sul tema a luglio 2024. Il programma di somministrazione, chiamato Malaria Vaccine Implementation Programme (MVIP), si è concluso nel 2023. Nel frattempo sono giunti a maturazione alcuni studi clinici su una versione aggiornata dell’attuale vaccino. Si tratta di R21/Matrix-M, già somministrato ai bambini idonei, con importanti risultati: si è infatti raggiunta una diminuzione dei casi di malaria di circa il 50% a un anno dalla prima somministrazione.
Autore originale: Simona Regina (1 agosto 2021)
Revisione di Denise Cerrone in data 08/01/2025
Simona Regina