La scienza della risata

Ultimo aggiornamento: 1 febbraio 2022

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Iniziamo a ridere molto prima che a parlare… ma perché ridiamo? Come funziona? E che effetto ha sul nostro corpo?

A volte ridiamo per una battuta o guardando un film comico. Oppure ci scappa da ridere facendo un gioco divertente o se siamo “vittime” del solletico. Quando le risate abbondano, il più delle volte accade perché ci troviamo assieme ad altre persone. Gli scienziati che studiano questo comportamento hanno infatti rilevato che gli esseri umani ridono 30 volte di più in compagnia rispetto a quando si è soli. Non siamo gli unici a ridere e questo comportamento sociale è anzi comune fra molti altri animali. Ridere è un modo di esprimere l’accordo su un certo argomento all’interno di un gruppo, di rafforzare i legami sociali e di mostrare la simpatia o l’affetto che proviamo l’un l’altro. Studiato dal punto di vista scientifico, questo comportamento è estremamente complesso, sia nelle manifestazioni esteriori, sia per ciò che accade al nostro interno quando ridiamo.

 

 

Ridere è una cosa seria

 

Se da un lato ridere ci viene semplice, l’insieme di processi che si mettono in moto nel nostro corpo per produrre una risata è sorprendentemente complicato. Quando ridiamo, nel cervello si attivano diverse aree: quelle che regolano i processi cognitivi che ci permettono di interpretare le informazioni che riceviamo, collocate nel lobo frontale; quelle legate all’elaborazione e all’espressione delle emozioni, nel cosiddetto sistema limbico, in particolare ippocampo e amigdala; e alcune aree deputate al controllo dei movimenti, situate nella corteccia motoria.

 

Sono molti anche i muscoli coinvolti: contando solo quelli la cui contrazione coordinata determina la mimica facciale, arriviamo almeno fino a 15. Tra di essi, l’effetto più evidente lo provoca il muscolo zigomatico, responsabile della contrazione del labbro superiore che si incurva verso l’alto nel sorriso fino, a seconda dei casi, alla risata esplosiva. Si attivano poi muscoli del capo e delle spalle, spesso alcuni delle braccia, ma più di tutti quelli che riguardano la gestione dell’aria. Dal punto di vista prettamente meccanico, la risata consiste in una raffica di contrazioni molto rapide della muscolatura del torace che spingono all’espirazione e alla successiva inspirazione di grandi quantità d’aria nei polmoni, come se qualcuno “stritolasse” ritmicamente la nostra cassa toracica. Protagonisti di questa azione sono le muscolature addominali e intercostali.

 

 

Piccole risate crescono

 

A volte ricordiamo quando abbiamo imparato ad andare in bici, o quando abbiamo scritto per la prima volta il nostro nome. Nessuno può invece rammentare quando ha riso per la prima volta, perché questo comportamento innato, e non appreso, comincia molto presto. Le prime risate si registrano attorno ai tre-quattro mesi di vita, ben prima che i bambini imparino a parlare. Una delle ipotesi è che aiutino i bambini a sviluppare i muscoli e la forza della parte superiore del corpo. Ma non solo.

 

Gli scienziati – sì, ce ne sono alcuni che si occupano a tempo pieno di studiare la risata nei bambini – si sono chiesti se studiare questo comportamento nella prima infanzia possa aiutare a comprendere sia cosa abbiano in mente i bambini in età precoce sia se ridere abbia un ruolo nel loro processo di apprendimento. Si tratta di un filone di ricerca piuttosto recente (inaugurato, in realtà, già da Charles Darwin ma poi poco esplorato fino a circa 40 anni fa). Per ora gli studi sollevano più domande che risposte. Tra gli aspetti ricorrenti nelle prime risate dei più piccoli ce n’è uno che colpisce in particolare: la condivisione. Di frequente accade, infatti, che a far ridere i bambini siano le altre persone, o che comunque nel momento in cui un bambino ride cerchi l’attenzione (per esempio il contatto visivo) con qualcun altro, fattori che mettono in luce quanto la risata possa essere la manifestazione della ricerca di un’interazione sociale.

 

 

A caccia di un perché

 

Che ridere possa fungere da collante sociale non è una novità. Sappiamo, per esempio, che la risata contagiosa è associata a interazioni umane più durature. Studi osservazionali hanno dimostrato che questo comportamento è parte integrante delle conversazioni, con un ritmo di circa cinque risate ogni dieci minuti di dialogo, e non necessariamente in risposta a ironia o battute, ma anche a semplici affermazioni. Per la sua natura profondamente sociale, l’azione di ridere ha un ruolo significativo nel modo in cui interagiamo e comunichiamo con le altre persone, e ciò potrebbe in parte motivare la comparsa di questo comportamento così precocemente nella nostra esistenza. Ma da quando la risata fa parte della storia dell’umanità?

 

Il bisogno di comunicare anche attraverso la risata potrebbe avere, secondo alcuni studiosi, radici profonde nella nostro evoluzione di specie ed essere dunque un comportamento che si è sviluppato e affermato molto molto indietro nel tempo. Le origini evolutive della risata umana potrebbero risalire ad almeno 10-16 milioni di anni fa, all’epoca dell’ultimo antenato comune a esseri umani e scimmie, se non prima. È possibile che quando gli individui hanno iniziato a formare gruppi sociali più vasti e complessi, sviluppare e mantenere relazioni sia diventato un aspetto cruciale per la sopravvivenza. Talmente cruciale da essersi affermato per selezione naturale come uno dei comportamenti in grado di offrire un vantaggio per la sopravvivenza.

 

La risata può ricordare la respirazione affannosa che per esempio è tipica di alcuni giochi, come procurarsi l’un l’altro il solletico. Potrebbe essersi affermata come segnale di innocuità, di condivisione e appartenenza al gruppo, di rilassamento e non aggressività. In fondo, quando ridiamo assieme alle persone è spesso per mostrare loro comprensione, appoggio, approvazione, insomma, una varietà di sentimenti positivi. Ci sono tuttavia almeno due modi di ridere: uno genuino, che è la risposta a qualcosa di davvero divertente, e uno invece volitivo, quando si ride forzatamente, per mostrare accordo, consenso o fratellanza anche non veritieri in una situazione sociale. Dal punto di vista fisiologico i due modi di ridere producono effetti diversi, anche dal punto di vista del benessere provocato, maggiore nel primo caso e assai minore nel secondo.

 

 

Tutta salute

 

Al di là della sua funzione sociale, la risata, se genuina, è correlata a una serie di effetti benefici per l’organismo. Ridere limita al minimo le risposte del cervello alle minacce e di conseguenza il rilascio di neurotrasmettitori e ormoni come adrenalina e cortisolo, implicati per esempio nell’aggressività. Inoltro durante una risata i muscoli coinvolti si contraggono ripetutamente, per poi rilassarsi fortemente, aiutare a ridurre i sintomi della tensione. Per questi motivi è un ottimo antidoto per alleviare lo stress, contribuendo a quello che i ricercatori chiamano stress relief.

 

In ragione di un aumento di endorfine (antidolorifici naturali prodotti dal corpo) ridere è associato anche a una maggiore tolleranza al dolore fisico. Ha inoltre un effetto stimolante su molti organi e tessuti: favorisce per esempio l’assunzione di aria e l’ossigenazione, e i risultati di alcuni studi sostengono che stimoli l’attività cardiaca e la circolazione.

  • Alice Pace

    Giornalista scientifica freelance specializzata in salute e tecnologia, anche grazie a una laurea in Chimica e tecnologia farmaceutiche e un dottorato in nanotecnologie applicate alla medicina. Si è formata grazie a un master in giornalismo scientifico presso la Scuola superiore di studi avanzati di Trieste e una borsa di studio presso la Harvard Medical School di Boston. Su Instagram e su Twitter è @helixpis.