Ultimo aggiornamento: 23 maggio 2023
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Il cancro del testicolo è un tumore maschile in cui le cellule tumorali si formano a partire dai tessuti di uno o di entrambi i testicoli. I testicoli sono gli organi in cui nell’uomo avviene la formazione e la maturazione degli spermatozoi. Inoltre sono responsabili della produzione di alcuni ormoni maschili, come il testosterone, per cui si può dire che abbiano una funzione analoga a quella delle ovaie nella donna. I testicoli sono due, contenuti nello scroto, una “borsa” di pelle situata direttamente sotto il pene. Di norma il tumore colpisce un solo testicolo, ma gli uomini che in passato hanno già avuto questa neoplasia hanno un rischio più elevato di sviluppare lo stesso tumore nell’altro testicolo.
L’urologo Francesco Montorsi, dell’Ospedale San Raffaele, parla dei tumori dei testicoli e fa il punto sui progressi della ricerca su queste malattie.
Dati epidemiologici hanno stimato una incidenza di 2.300 nuovi casi nella popolazione per l’anno 2020. Questo tumore colpisce più frequentemente la popolazione giovanile: è infatti il tumore più diffuso nella fascia d’età tra i 15 e i 34 anni, mentre è molto raro che si manifesti dopo i 60. Stime italiane più recenti non sono disponibili, ma nel 2023 negli Stati Uniti si attendono circa 9.190 nuovi casi e circa 470 decessi. L’età media alla diagnosi si attesta intorno ai 33 anni, con una percentuale ridotta di casi tra i bambini e gli adolescenti (6 per cento) e tra gli adulti sopra i 55 anni (8 per cento).
La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è complessivamente del 93 per cento circa, ma le strategie messe in atto per diagnosticare il tumore il prima possibile, e la possibilità di intervenire con trattamenti multidisciplinari offerti dai centri di alta specialità, hanno permesso di raggiungere tassi di curabilità molto elevati. Vi è il 99 per cento di guarigione se la malattia viene scoperta in fase iniziale, poco meno se arriva a coinvolgere i linfonodi addominali e di circa il 75-80 per cento per le forme più avanzate. Per quanto riguarda la prevalenza, sono circa 63.400 gli uomini che vivono in Italia con una diagnosi di tumore del testicolo.
Le cause del cancro al testicolo restano sconosciute, anche se diversi fattori di rischio possono favorirlo. Tra questi, il principale è il criptorchidismo, cioè la mancata discesa nello scroto di uno, o entrambi i testicoli, che restano nell’addome o nell’inguine. Questa condizione aumenta le probabilità di trasformazione maligna delle cellule del testicolo rispetto alla popolazione generale, con un rischio variabile a seconda della sede del criptorchidismo: elevata se il testicolo è nell’addome e più bassa se è nell’inguine. Le probabilità si riducono ulteriormente se l’anomalia viene corretta chirurgicamente da bambini entro i due anni dalla nascita. È importante che il pediatra spieghi ai genitori che il criptorchidismo porta comunque a un aumento del rischio per questo tipo di tumore. Così, se il bambino una volta cresciuto sarà informato e consapevole dei suoi rischi, potrà prendere l’abitudine di effettuare con regolarità, una volta al mese, l’autopalpazione dei testicoli, per facilitare la diagnosi precoce nel caso di tumore.
Un altro importante fattore di rischio è la sindrome di Klinefelter, dovuta a una anomalia nei cromosomi. Infine gli uomini che hanno avuto un tumore al testicolo hanno un rischio di molto superiore di sviluppare lo stesso tumore nell’altro testicolo.
Vanno considerati anche una storia familiare positiva per questo tumore, l’etnia (il cancro al testicolo è più frequente in persone di etnia caucasica) e una precedente infezione da HIV (soprattutto negli uomini con AIDS conclamato).
Il tumore al testicolo può originare da qualunque componente cellulare del testicolo e dello scroto. Si riconoscono due macrogruppi di tumore testicolare: i tumori che originano dalle cellule germinali e quelli non germinali, che si formano nello stroma testicolare. Mentre i secondi sono più rari e con un comportamento generalmente benigno, i tumori germinali rappresentano il gruppo più numeroso e pericoloso per la salute dei pazienti affetti. I tumori germinali vengono a loro volta classificati in due sottogruppi.
Seminomi: rappresentano circa la metà dei casi e sono le forme a decorso più favorevole. Consistono nella trasformazione maligna delle cellule germinali, cioè di quelle che danno origine agli spermatozoi; sono i tumori testicolari più frequenti nella quarta decade di vita e si associano spesso a una variante che coinvolge anche cellule non seminali (in questo caso si parla di forme germinali miste).
Non seminomi: di solito si verificano tra la tarda adolescenza e la trentina. Includono diverse forme, tra cui i carcinomi embrionali, i coriocarcinomi, i teratomi e i tumori del sacco vitellino (la parte associata all’embrione che contiene materiale nutritivo e di riserva).
Di solito il tumore esordisce con un nodulo, un aumento di volume, un gonfiore o un senso di pesantezza del testicolo. Per questo è importante che gli uomini imparino a fare l’autoesame del testicolo (così come le donne fanno l’autoesame del seno) palpando l’organo di tanto in tanto per scoprire in tempo eventuali anomalie. Anche la brusca comparsa di un dolore acuto al testicolo è tipica di questo tumore, assieme a un rapido aumento del volume dell’organo che può essere provocato da un’emorragia all’interno del tumore. Altro sintomo da non trascurare è il rimpicciolimento del testicolo, che può essere a sua volta un segnale di esordio della malattia.
Per i tumori del testicolo non esistono programmi di prevenzione organizzati. Per la diagnosi precoce non sono utili i marcatori tumorali, quali alfa-feto proteina e beta-HCG, che si possono trovare nel sangue in presenza di questo tipo di cancro. Si tratta infatti di sostanze importanti per la conferma della diagnosi e per seguire nel tempo l’evoluzione della malattia, ma non quali segnali da cercare prima che il tumore insorga. Data la giovane età della popolazione a rischio, va sottolineata piuttosto l’importanza dell’autopalpazione del testicolo, con attenzione verso qualsiasi modifica dell’anatomia o della forma dello scroto. Adulti e ragazzi dovrebbero conoscere dimensioni e aspetto dei loro testicoli, esaminandoli almeno una volta al mese dopo un bagno caldo, cioè con il sacco scrotale rilassato. Ogni testicolo andrebbe esaminato facendolo ruotare tra pollice e indice alla ricerca di noduli anomali, che dovrebbero essere immediatamente fatti esaminare dal medico. Questa abitudine può consentire una diagnosi precoce. È importante insegnare ai ragazzi questa manovra, anche considerando che una volta il servizio militare obbligatorio prevedeva di effettuare l’esame dei testicoli. Da quando la leva è stata abolita, questo test viene svolto più raramente.
Dopo l’esame obiettivo da parte dello specialista, la diagnosi del tumore viene effettuata tramite un’ecografia testicolare o un ecocolordoppler per valutare l’estensione della lesione e per differenziare il tumore da lesioni benigne come le cisti. Oltre a questi esami, si dosano alcuni marcatori, cioè sostanze presenti nel sangue, prodotte dalle cellule tumorali o indotte dalla presenza del tumore: tali marcatori sono l’alfa-feto proteina (αFP), la beta-HCG (βHCG) e la latticodeidrogenasi (LDH). In caso di sospetta positività, si procede all’intervento chirurgico con una piccola incisione a livello inguinale per asportare la lesione, che viene molto spesso studiata nel corso dell’operazione stessa. Se c’è conferma che si tratta di un tumore si procede subito con l’asportazione del testicolo e del suo funicolo spermatico. Successivamente un esame istologico approfondito stabilisce le caratteristiche del tumore e il paziente viene quindi sottoposto a ulteriori indagini, come la TAC del torace e dell’addome, per verificare la presenza di metastasi, ovvero se alcune cellule tumorali si sono diffuse in altre parti dell’organismo. Sulla base dei risultati l’équipe multidisciplinare stabilirà i trattamenti più adatti al singolo paziente e al suo tumore.
Il cancro del testicolo è classificato nei seguenti stadi:
I trattamenti disponibili sono diversi a seconda del tipo di tumore e della sua estensione. Il dosaggio dei marcatori tumorali (αFP, βHCG e LDH) è importante non solo, come abbiamo visto, per la conferma della diagnosi, ma anche per il trattamento, perché consente sia di scegliere la terapia più adatta al singolo caso sia di monitorarne l’efficacia.
Attualmente sono allo studio nuovi farmaci, anche in combinazione, per i pazienti in cui il cancro al testicolo si è ripresentato o non risponde ai trattamenti, e il ricorso al trapianto di cellule staminali in seguito a una chemioterapia ad alto dosaggio per i tumori con prognosi negativa.
Il paziente con tumore del testicolo può avere problemi di fertilità e deve essere informato che può preservarla, conservando in una banca del seme campioni di liquido seminale raccolto prima dell’intervento chirurgico e della chemio- o radioterapia.
Ecco in sintesi i trattamenti disponibili:
Dopo l’asportazione del testicolo, durante lo stesso intervento o successivamente, può essere inserita una protesi in silicone (analoga al testicolo per consistenza, forma e dimensioni) che consente di mantenere l’aspetto estetico dello scroto. In altri casi alla chirurgia si associano chemioterapia o radioterapia. In caso di diffusione del tumore oltre i testicoli, potrà essere valutata la necessità di eseguire un secondo intervento di linfectomia retroperitoneale, ovvero la rimozione dei linfonodi che si trovano a livello addominale.
Le informazioni di questa pagina non sostituiscono il parere del medico.
Agenzia Zoe