Ultimo aggiornamento: 6 luglio 2021
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Con l’espressione metastasi cerebrali di tumore si definisce un tumore secondario originato all'interno dell'encefalo da metastasi di un altro cancro. Il tessuto che lo compone, cioè, non è formato da cellule del sistema nervoso centrale, ma da cellule che, migrando da tumori con origine in altre parti del corpo, si insediano nel sistema nervoso centrale. La comparsa di metastasi cerebrali può avvenire anche mesi, o persino anni, dopo la scoperta e il trattamento di un tumore primario.
Le metastasi cerebrali colpiscono, a seconda degli studi, dal 20 al 40 per cento dei malati di cancro sopravvissuti alla malattia primaria. In più della metà dei casi la diagnosi avviene quando le lesioni cerebrali sono più di una.
Nella maggior parte dei casi le metastasi sono in uno degli emisferi, nel 15 per cento dei casi sono nel cervelletto e nel 5 per cento nel tronco encefalico.
L’incidenza delle metastasi cerebrali è aumentata nel tempo soprattutto per due ragioni: strumenti di diagnosi più precisi, che permettono di studiare aree del cervello un tempo non facilmente valutabili, e miglioramenti nei trattamenti dei tumori primari. L’allungamento della durata media di sopravvivenza dopo la diagnosi di tumore ha fatto sì che aumentasse di conseguenza anche la possibilità di sviluppare tumori secondari cerebrali, che non sarebbero stati identificati invece in caso di decesso più precoce del paziente a causa del tumore primario.
Se fino a qualche anno fa la presenza di metastasi cerebrali portava nella grande maggioranza dei casi al decesso del paziente nel giro di pochi mesi, oggi la situazione è decisamente migliorata grazie ai progressi nelle terapie.
Tutte le persone colpite da una forma tumorale primaria a carico di un organo che metastatizza facilmente nel cervello sono a rischio di sviluppare nel tempo metastasi cerebrali.
Alcuni tumori primari formano metastasi con più facilità nel cervello che in altri organi per ragioni anatomiche (perché più vicini o “meglio collegati”) o per fattori di tipo cellulare e molecolare non ancora del tutto chiariti.
Tra i tumori primari che formano metastasi nel cervello sono inclusi il tumore del polmone, della mammella, del rene, del colon-retto e il melanoma.
A seconda degli studi le percentuali possono variare, ma il cancro al polmone (nell’uomo) e quello al seno (nelle donne) rimangono i tumori che più frequentemente danno origine a metastasi cerebrali.
Vi è poi una piccola percentuale di tumori metastatici di cui, all'esame istologico, non si riesce a individuare il tumore di origine. Si tratta dei cosiddetti "tumori metastatici a origine ignota".
Le forme cerebrali metastatiche sono classificate in base alla localizzazione del tumore nel cervello, del tipo di tessuto sviluppato e dell'organo d'origine da cui provengono.
I sintomi di un tumore cerebrale, primario o metastatico, differiscono poco tra loro e possono essere anche generici.
Tra questi ricordiamo:
I sintomi dipendono soprattutto dalla zona in cui le metastasi si localizzano e sviluppano: nel cervello ogni insieme e rete di neuroni ha una sua funzione specifica e di conseguenza i sintomi dipendono in larga misura dal circuito colpito.
La mancanza di spazio all'interno della scatola cranica spiega anche i sintomi più comuni: per esempio il mal di testa è dovuto alla circolazione alterata di liquido all'interno dei ventricoli causata dalle metastasi o alla “infiammazione” (edema) che le metastasi spesso generano intorno a sé. Tali fenomeni inducono una compressione dei tessuti contro la parete rigida del cranio e anche per questo il mal di testa da tumori cerebrali (primari o secondari) risponde poco e male ai comuni analgesici.
Non esiste una prevenzione efficace delle metastasi cerebrali. L'unico strumento efficace per curarle è la diagnosi precoce. Per questa ragione chi ha un tumore primario che tende a metastatizzare al cervello (come quello al polmone) viene sottoposto periodicamente anche a esami quali la tomografia computerizzata (TC) cerebrale per individuare eventuali lesioni quando sono piccole e più facilmente eliminabili.
La diagnosi di metastasi cerebrali si effettua con un esame neurologico completo oltre che con i comuni esami per la valutazione del sistema nervoso centrale, tra cui la TC e la risonanza magnetica (RM). In alcuni casi verrà richiesto anche un elettroencefalogramma o un’angiorisonanza, che permette di valutare la vascolarizzazione del tumore (cioè quanto è sviluppata la rete di vasi che lo nutre).
Nel caso di un tumore metastatico bisognerà anche valutare (o cercare) il tumore primario da cui origina la metastasi. Tra gli esami più comunemente prescritti sono incluse la radiografia del torace e (in una donna) una mammografia, alla ricerca di eventuali tumori dei polmoni o della mammella. In seguito si ricorre a valutazioni come l'ecografia addominale (nel caso si sospetti un tumore primario in quella zona del corpo) oppure la tomografia a emissione di positroni (PET), per verificare l'eventuale compresenza di altre metastasi a carico di fegato od ossa.
Non esiste uno specifico sistema di stadiazione (assegnazione dello stadio) delle metastasi cerebrali che, come già spiegato, derivano da cellule migrate da un tumore primario sito in un altro punto dell’organismo.
Come per il tumore cerebrale primario, anche le metastasi cerebrali possono essere aggredite innanzitutto con la chirurgia. Oltre a eliminare potenzialmente le metastasi, l'intervento chirurgico può anche ridurre i sintomi e la pressione all'interno del cranio. I farmaci chemioterapici, invece, non risultano molto efficaci (seppure utilizzati in alcuni casi specifici) in questi tipi di tumore poiché la particolare barriera che controlla la circolazione sanguigna a livello cerebrale (barriera ematoencefalica) è un impedimento alla loro diffusione nel cervello.
Se il tumore di origine non è noto, l'analisi istologica delle metastasi può essere fatta sia in sede di intervento, sia con una biopsia praticata attraverso una piccola apertura del cranio. La biopsia è utile a capire di che tipo di tessuto si tratta, quali potrebbero essere i farmaci eventualmente efficaci e quanto aggressiva può essere la malattia.
Se non è necessario analizzare il tessuto e se le formazioni cerebrali non sono troppo grandi (in genere di diametro inferiore ai tre centimetri), si può ricorrere alla radiochirurgia che utilizza raggi ad alta concentrazione al posto del bisturi, per mirare direttamente al tessuto maligno senza dover aprire la scatola cranica. Questa tecnica (che può essere considerata una particolare forma di radioterapia) è nota col nome di “gamma knife” o “cyber knife” e richiede una équipe specializzata e la disponibilità di avanzate apparecchiature per l'imaging e la terapia stessa.
Questo tipo di intervento è particolarmente frequente quando lo scopo della cura è alleviare i sintomi senza incidere troppo sulla qualità della vita del paziente.
La radioterapia può completare l'intervento chirurgico classico eliminando le cellule non asportate con il bisturi ed è utile a ridurre il rischio di recidiva. Può essere utilizzata da sola o in associazione alla chemioterapia.
Sono in sperimentazione trattamenti di immunoterapia delle metastasi cerebrali basati sui cosiddetti inibitori dei checkpoint, farmaci in grado di “togliere i freni” al sistema immunitario che può così attaccare il tumore.
Fanno parte della cura anche una serie di trattamenti di supporto come la fisioterapia, la riabilitazione cognitiva o la terapia occupazionale che hanno lo scopo di mantenere accettabile la qualità di vita dei malati.
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Agenzia Zoe