Ultimo aggiornamento: 12 luglio 2024
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Il termine condrosarcoma indica un tumore che ha origine da cellule della cartilagine andate incontro a una trasformazione maligna. La cartilagine è un tessuto connettivo di aspetto traslucido, molto resistente ma allo stesso tempo molto flessibile, che ha importanti funzioni di sostegno ed è fondamentale per la formazione e la crescita delle ossa. Le sue cellule, chiamate condrociti, sono disperse in una matrice che ha la consistenza di un gel. Nell’adulto la cartilagine è presente, per esempio, nelle articolazioni, a livello della colonna vertebrale, del bacino, del padiglione auricolare e del naso.
Il condrosarcoma rientra tra i tumori dell’osso, dei quali rappresenta uno dei tipi più diffusi: è il secondo tumore osseo per frequenza. Resta tuttavia un tumore raro poiché complessivamente i tumori ossei hanno un’incidenza bassissima: meno di un caso ogni 100.000 persone. Colpisce in misura lievemente maggiore gli uomini rispetto alle donne e in genere viene diagnosticato in età adulta (fra i 20 e i 60 anni).
Le cause del condrosarcoma non sono note, ma esistono alcune condizioni particolari che aumentano il rischio di sviluppare questa patologia, come per esempio la malattia di Ollier, la sindrome di Maffucci, le esostosi multipla ereditaria (o osteocondromatosi multipla) e il tumore di Wilms. Le persone portatrici di queste condizioni per via ereditaria hanno un rischio aumentato poiché hanno la tendenza a sviluppare tumori benigni dell’osso (come il condroma) che possono trasformarsi in tumori maligni. Questi pazienti dovrebbero essere seguiti da uno specialista in tumori dell’osso per tutta la vita.
La maggior parte dei pazienti con condrosarcoma ha tuttavia una forma sporadica in cui non vi è alcuna componente ereditaria nota. Recentemente alcuni ricercatori, grazie ad analisi genetiche e molecolari, hanno evidenziato in una percentuale rilevante di condrosarcomi mutazioni a carico dei geni IDH1 e IDH2 che codificano per l’enzima isocitrato deidrogenasi. La scoperta suggerisce che questi geni potrebbero essere coinvolti nella comparsa della malattia. In altre forme di condrosarcoma sono state rilevate anomalie in geni oncosoppressori, oncogeni e fattori di trascrizione, tra cui TP53, RAS, EXT1, EXT2 e Sox9.
Il condrosarcoma in genere si sviluppa in un osso sano; più raramente origina dall’evoluzione di un preesistente tumore benigno come il condroma. Nel primo caso si parla di condrosarcoma primario, nel secondo di condrosarcoma secondario. È più probabile che il tumore sia maligno se la lesione è di grosse dimensioni, se insorge nel bacino o nella parte prossimale (quella più vicina al tronco) delle estremità e se il paziente ha più di 50 anni.
Sebbene qualsiasi osso possa essere colpito dal condrosarcoma, il cingolo pelvico (costituito dalle ossa del bacino e dalla testa del femore), il cingolo scapolare (formato da scapola e testa dell’omero) e le costole sono coinvolti più di frequente. Occasionalmente sono stati riscontrati condrosarcomi del rachide o del cranio.
Esistono diversi sottotipi di condrosarcoma che prendono il nome dal tipo di cellule che lo compongono e dal loro aspetto:
È anche possibile suddividere i condrosarcomi in base al grado, un parametro che indica quanto sono aggressivi:
Nella maggior parte dei casi i condrosarcomi sono lesioni di basso grado.
Le persone colpite da condrosarcoma possono presentare una tumefazione o una protuberanza ossea o cartilaginea. Il dolore è uno dei sintomi più comuni, soprattutto nelle fasi più avanzate della malattia. In molti pazienti il dolore si manifesta anche durante la notte e a riposo e può essere associato a lesioni o infiammazioni a carico di tendini e nervi, che causano difficoltà di movimento delle articolazioni vicine all’osso colpito dal tumore. Il condrosarcoma può rendere fragile l’osso, aumentando il rischio di fratture anche in seguito a traumi lievi. Non è raro scoprire il condrosarcoma proprio in occasione di esami effettuati per diagnosticare queste fratture.
Non è possibile definire una strategia di prevenzione efficace, non essendo ancora note le cause della malattia, in particolare della forma sporadica, più frequente rispetto alle forme associate a sindromi ereditarie.
In caso di dolori o tumefazioni sospetti, la prima cosa da fare è rivolgersi al medico che inizierà la visita con alcune domande sui sintomi e sulla storia medica familiare e personale e procederà poi con un esame obiettivo. Se lo riterrà necessario, il medico potrà prescrivere una radiografia della zona interessata. Altri esami di diagnostica per immagini, come la tomografia computerizzata (TC), la risonanza magnetica (RM), la scintigrafia e la tomografia a emissione di positroni (PET) con 18-fluorodesossiglucosio (FDG), possono aiutare a raggiungere una diagnosi più precisa e anche a capire se la malattia si è già diffusa in altre aree dell’organismo. Solo con la biopsia, il prelievo di una parte di tessuto da analizzare poi al microscopio, si può avere la certezza della presenza di malattia e indicazioni chiare sul tipo di tumore.
Come per altri tipi di tumore, anche per il condrosarcoma si effettua la cosiddetta stadiazione, ovvero si assegna alla malattia uno stadio che indica quanto il tumore è diffuso nell’organismo. Ciò permette ai medici di scegliere il trattamento più adatto ed efficace. Il condrosarcoma è suddiviso in 4 stadi indicati con numeri romani da I a IV: il tumore di stadio I è localizzato, mentre quello di stadio IV ha già dato origine a metastasi. Quando il condrosarcoma diffonde al di fuori del sito primario, cioè metastatizza, in genere viene interessato il polmone.
Il condrosarcoma è un tumore raro e per questa ragione è particolarmente importante rivolgersi a un centro specializzato che sia in grado di fornire tutte le più efficaci e avanzate terapie disponibili. La scelta del trattamento non è sempre la stessa, ma dipende da numerosi fattori, tra i quali le caratteristiche del tumore (tipo, aggressività, stadio, localizzazione) e dei pazienti (età, condizioni di salute generali, eccetera).
La chirurgia resta senza dubbio il trattamento primario nel caso di condrosarcoma. Oggi spesso la tecnica chirurgica permette di conservare l’arto colpito e per questo è molto meno demolitiva rispetto al passato. Quando si asporta chirurgicamente la parte di osso interessata dalla malattia la si sostituisce con protesi di materiali biocompatibili o con innesti di osso prelevato da altre parti del corpo. Se il condrosarcoma si sviluppa a livello articolare è possibile ricorrere a interventi di sostituzione dell’articolazione malata con una protesi artificiale. In alcuni casi l’amputazione è purtroppo inevitabile. È necessaria quando il tumore non è più localizzato e si è già diffuso nelle aree circostanti, coinvolgendo anche nervi e vasi sanguigni.
Tra le opzioni di trattamento del condrosarcoma, chemioterapia e radioterapia occupano un ruolo secondario e sono utilizzate spesso come trattamenti palliativi, per ridurre i sintomi della malattia nelle fasi più avanzate o nei casi che non possono essere trattati con il bisturi. La chemioterapia adiuvante (postoperatoria) può essere utilizzata nel condrosarcoma de-differenziato e in quello mesenchimale, più sensibili a questo trattamento rispetto agli altri sottotipi.
i ricercatori stanno studiando nuovi trattamenti per il condrosarcoma. Esempi di queste sperimentazioni comprendono nuovi chemioterapici e agenti che hanno come bersaglio i prodotti dei geni mutati IDH 1 e 2. Le cellule con IDH alterato si sono rivelate molto vulnerabili alla perdita dell’enzima NAD+ (nicotinamide adenina dinucleotide): questa osservazione potrebbe aprire la strada a nuove possibilità terapeutiche. Altri trattamenti innovativi come l’immunoterapia sono in fase di studio per esempio nei condrosarcomi de-differenziati.
Le informazioni di questa pagina non sostituiscono il parere del medico.
Testo originale pubblicato in data 13 marzo 2018
Testo aggiornato pubblicato in data 12 luglio 2024
Agenzia Zoe