Osteosarcoma del bambino

L’osteosarcoma rappresenta la forma più comune di tumore osseo. Può insorgere a tutte le età, ma è comune soprattutto tra bambini, ragazzi e giovani adulti

Ultimo aggiornamento: 20 giugno 2023

Tempo di lettura: 6 minuti

Cos'è

L’osteosarcoma rappresenta la forma più comune di tumore delle ossa. Può insorgere a tutte le età, ma è comune soprattutto tra bambini, ragazzi e giovani adulti e colpisce prevalentemente le estremità delle ossa lunghe e quelle in prossimità delle grandi articolazioni come quella del ginocchio.

Nonostante la struttura rigida, le ossa sono in realtà formate da cellule che si rinnovano costantemente e mantengono in salute la struttura scheletrica, permettendo di proteggere alcuni organi vitali come il cuore o i polmoni e sostenendo l’organismo. In particolare gli osteoblasti producono la matrice delle ossa, mentre gli osteoclasti hanno il compito di rimuovere minerali e rimodellare questi tessuti.

L’osteosarcoma ha origine proprio da cellule ossee che rimanendo bloccate in una forma immatura, assumono caratteristiche tumorali.

La parola all'esperto

La ricercatrice Katia Scotlandi parla dell'osteosarcoma e dei progressi della ricerca su questa malattia.

Quanto è diffuso

I dati dell’Associazione italiana registri tumori (AIRTUM) mostrano che gli osteosarcomi sono il 2 per cento circa di tutti i tumori osservati tra 0 e 19 anni.

In Italia si contano ogni anno circa 125 nuove diagnosi di osteosarcoma, che, in oltre il 60 per cento dei casi, riguardano bambini e ragazzi di età compresa tra i 10 e 20 anni e sono più comuni nei maschi che nelle femmine.

Chi è a rischio

Il fatto che l’osteosarcoma si presenti soprattutto durante l’adolescenza, quando la crescita delle ossa è più rapida, fa pensare che il veloce sviluppo sia un fattore di rischio per la malattia. Tra i fattori di rischio noti si può citare anche l’esposizione a radiazioni, che spesso avviene per cause mediche come esami diagnostici, o l’utilizzo di radioterapia per curare un diverso tumore. Alcune patologie delle ossa come gli osteocondromi ereditari multipli possono in qualche misura aumentare il rischio di sviluppare la malattia, così come la presenza di mutazioni nei geni p53 e RB1 (quest’ultimo coinvolto anche nello sviluppo del retinoblastoma) o la presenza di sindromi ereditarie che predispongono a questo tipo di tumore. Tra queste la sindrome di Li-Fraumeni, quella di Rothmund-Thompson, quella di Bloom e quella di Werner.

Tipologie

Si distinguono numerosi tipi di osteosarcoma in base alle caratteristiche delle cellule tumorali, all’aggressività della malattia e alla localizzazione del tumore. In alcuni casi queste caratteristiche influenzano significativamente la prognosi.

Le varianti a bassa malignità non mancano, ma nell’80 per cento dei casi l’osteosarcoma è un tumore nel quale le cellule crescono velocemente e la malattia è più aggressiva.

In genere l’osteosarcoma colpisce le ossa caratterizzate da una crescita rapida, come le ossa lunghe della gamba e del braccio, ma può insorgere anche a livello di ginocchio, bacino o mandibola.

Quando l’osteosarcoma non si sviluppa all’interno di un osso, ma sulla sua superficie o nello strato di tessuto adiacente, si parla in questi casi di osteosarcomi della superficie. Tra questi rientrano il tumore parostale, che cresce lentamente a partire dal tessuto molle adiacente a un osso e può invadere l’osso stesso, e quello periosteo, più aggressivo, che nasce dal rivestimento duro che circonda un osso e contiene nervi e vasi sanguigni.

Sintomi

A volte l’osteosarcoma viene scoperto per caso, senza sintomi o segni evidenti. Il dolore è comunque il sintomo più comune: si percepisce a livello dell’osso colpito dal tumore e può essere più o meno intenso, anche se in genere peggiora con l’avanzare della malattia. Il tumore può indebolire notevolmente l’osso colpito, tanto da causare in alcuni casi fratture che vengono definite “patologiche” perché si verificano in condizioni che normalmente non provocherebbero rotture. Anche arrossamento, gonfiore, tumefazione, incremento del dolore con l’esercizio e difficoltà a muovere l’arto colpito possono indicare la presenza di un osteosarcoma. Per esempio, un bambino con malattia agli arti inferiori può mostrare i primi sintomi zoppicando.

Prevenzione

A parte la raccomandazione di evitare – se e quando possibile – l’esposizione a radiazioni, non ci sono strategie di prevenzione efficaci per prevenire lo sviluppo dell’osteosarcoma.

Diagnosi

Molti dei sintomi potenzialmente associati a un osteosarcoma possono in realtà essere determinati da condizioni che nulla hanno a che fare con il tumore. Per questa ragione in caso di sintomi persistenti e di sospetto osteosarcoma, è importante rivolgersi al medico.

Durante la visita medica specialistica, il medico raccoglie informazioni sulla storia medica del paziente e della sua famiglia ed esamina i sintomi con attenzione e valuta eventuali segni della malattia, come una massa, un’area gonfia o in tumefazione. In seguito, se il dubbio rimane, si effettuano esami di diagnostica per immagini come radiografie, tomografie a emissione di positroni (PET) o scansioni ossee per accertarsi della presenza di aree sospette e per valutarne l’estensione. Possono essere utili a questo scopo anche risonanza magnetica e tomografia computerizzata (TC), ma solo attraverso la biopsia, ovvero il prelievo di tessuto osseo poi analizzato al microscopio è possibile arrivare a una diagnosi definitiva che includa anche le caratteristiche molecolari del tumore. In alcuni casi anche gli esami del sangue, che in genere vengono effettuati per stabilire le condizioni generali dei pazienti, possono fornire informazioni utili sulla malattia. Per esempio livelli elevati di fosfatasi alcalina o lattato deidrogenasi (LDH) potrebbero indicare la presenza di un tumore diffuso.

Evoluzione

La stadiazione di un tumore è il processo con il quale si assegna uno stadio alla malattia in base a quanto è diffusa nell’organismo e alle sue caratteristiche. È un passaggio fondamentale per scegliere il trattamento più adatto a ciascun paziente. Per i sarcomi ossei si possono utilizzare diversi sistemi di stadiazione, tra cui quello dell’American Joint Committee on Cancer (AJCC), il Surgical Staging System (SSS) o il sistema di Enneking. Seppur con differenze specifiche, i tre sistemi prendono in considerazione l’estensione del tumore (T), la sua diffusione ai linfonodi (N), la presenza di metastasi in organi distanti (M) e il grado, ovvero l’aggressività della malattia (G).

Come si cura

Poiché l’osteosarcoma è un tumore piuttosto raro, è importante rivolgersi a un centro specializzato per il trattamento, in particolare quando i pazienti sono bambini o adolescenti. L’esperienza del centro e l’approccio multidisciplinare di un gruppo di specialisti, che include anche oncologo, pediatra, chirurgo e radioterapista, potrà garantire i migliori risultati.

La chirurgia svolge un ruolo di primo piano nel trattamento dell’osteosarcoma: per le forme a bassa malignità rappresenta il trattamento principale (e spesso anche l’unico), mentre per le forme più aggressive può essere associata a chemioterapia o radioterapia.

L’obiettivo principale dell’intervento chirurgico è la rimozione completa del tumore e per questa ragione il chirurgo asporta, oltre alla massa tumorale, anche parte del tessuto sano circostante. Se le parti più esterne del tessuto asportato non contengono cellule tumorali si parla di margini chirurgici liberi. In alcuni casi la chirurgia deve prevedere l’amputazione dell’intero arto in cui il tumore è presente, mentre in alcuni casi è possibile proporre un intervento di rimozione del tumore che preservi comunque l’arto. In quest’ultimo caso la parte di osso rimossa viene sostituita con una speciale protesi e, nel caso di un bambino o di un adolescente in fase di crescita, saranno necessari ulteriori interventi per poter adattare la protesi al processo di crescita.

In ogni caso è importante ricordare che, indipendentemente dal tipo di intervento effettuato, dopo la chirurgia è previsto un periodo di riabilitazione per permettere il pieno recupero della mobilità.

Oltre alla chirurgia, anche la chemioterapia rappresenta una componente fondamentale del trattamento dell’osteosarcoma ad alto grado di malignità. A seconda dei casi, i farmaci chemioterapici sono somministratati prima dell’intervento chirurgico (terapia neo-adiuvante) o dopo l’intervento (terapia adiuvante). Grazie all’aggiunta della chemioterapia alla chirurgia, la sopravvivenza a 10 anni è aumentata di oltre 40 punti percentuali, passando da meno del 20 per cento a oltre il 60 per cento nelle forme localizzate ad alto grado.

La radioterapia rappresenta invece un trattamento meno efficace nell’osteosarcoma, ma può comunque essere utile in alcune forme che non possono essere rimosse completamente con la chirurgia.

La complessità molecolare dell’osteosarcoma complica notevolmente lo sviluppo di terapie a bersaglio molecolare o diverse dalla chemioterapia più classica, anche se si sta lavorando in questa direzione e anche sullo sviluppo di possibili approcci di immunoterapia. Un esempio è il farmaco mifamurtide, in grado di stimolare il sistema immunitario, approvato in Europa e indicato, in combinazione con chemioterapia, per il trattamento di bambini, adolescenti e giovani adulti con osteosarcoma non metastatico ad alto grado resecabile dopo resezione chirurgica macroscopicamente completa.

Le informazioni presenti in questa pagina non sostituiscono il parere del medico.

  • Agenzia Zoe

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