Ultimo aggiornamento: 10 ottobre 2023
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I parabeni sono una classe di conservanti usati principalmente nei cosmetici, ma anche nei farmaci e in alcuni alimenti. Appartengono alla categoria dei paraidrossibenzoati o esteri dell’acido paraidrossibenzoico e hanno proprietà antibatteriche e antifungine. Per questo sono molto impiegati da oltre 70 anni per garantire che shampoo, creme e dentifrici non diventino terreno di coltura per batteri e funghi, quando questi prodotti rimangono aperti e in uso a lungo. Esperimenti con animali di laboratorio hanno mostrato che i parabeni hanno una blanda attività estrogenica, cioè agiscono come gli ormoni femminili naturalmente prodotti dall’organismo.
Gli effetti di uno dei parabeni più utilizzati, il butilparabene, sono circa 100.000 volte inferiori a quelli dell’estradiolo, l’estrogeno naturale più comune, e la capacità di interferire con i recettori per gli estrogeni si manifesta con dosi 25.000 volte più elevate di quelle che si ritrovano mediamente nei prodotti cosmetici e negli alimenti. Altri parabeni, per via della loro struttura chimica, hanno attività estrogenica ancora inferiore a quella del butilparabene.
Nel 2004 sul Journal of Applied Toxicology la ricercatrice Philippa Darbre e colleghi dell’Università di Reading, in Gran Bretagna, avevano pubblicato i risultati di uno studio nel quale avevano analizzato cellule prelevate da una ventina di pazienti con cancro del seno. Nell’articolo avevano dichiarato di avere trovato i parabeni all’interno delle cellule maligne. Tuttavia, l’esperimento di Darbre non aveva un controllo, ovvero i ricercatori non avevano analizzato anche le cellule sane provenienti dalle stesse pazienti, come richiedono gli standard in ambito scientifico. Di conseguenza, i risultati ottenuti non erano sufficienti a dimostrare né che i parabeni si trovino solo nelle cellule malate, né tanto meno che siano in qualche modo all’origine del cancro del seno. Ciò nonostante, la scoperta è stata considerata preoccupante perché gli estrogeni, sia naturali sia di sintesi o di provenienza esterna all’organismo, sono un noto fertilizzante per i tumori della mammella. Considerando anche che il campione era davvero esiguo, i dati dello studio potevano essere soltanto preliminari, non conclusivi e da approfondire con ulteriori ricerche più solide, come chiesero gli esperti del settore. Soprattutto era necessario confrontare le cellule sane con quelle tumorali. Se i parabeni fossero stati trovati in tutti i tessuti corporei anche sani (così come si ritrovano tracce di molte delle sostanze con cui entriamo in contatto), il legame con la malattia mammaria sarebbe diventato molto labile.
Malgrado la natura preliminare dello studio, alla pubblicazione dell’articolo la notizia raggiunse la stampa generalista e l’allarme sui parabeni si diffuse rapidamente. I ricercatori dell’Università di Reading rilasciarono diverse interviste ipotizzando meccanismi di diffusione dei parabeni all’interno dei tessuti, per esempio attraverso i deodoranti. Si trattava però di affermazioni che non erano sostenute dai risultati di alcuno studio scientifico svolto in modo rigoroso.
Nel 2012 lo stesso gruppo diretto da Darbre pubblicò, sempre sul Journal of Applied Toxicology, i risultati di un nuovo studio svolto su 40 campioni di tessuto, prelevati da altrettante donne malate. In questo caso l’obiettivo era verificare se la concentrazione dei parabeni fosse maggiore nei tumori che si erano formati vicino all’ascella, al fine di dimostrare il legame tra la possibile introduzione attraverso i deodoranti e la malattia. Le concentrazioni nel quadrante superiore esterno del seno sono risultate sì più elevate, ma in modo pari al campione delle donne che non avevano utilizzato deodoranti. Dunque anche in questo caso, i risultati non dimostravano l’ipotesi dei ricercatori.
Oltre alla pubblicazione di numerosi studi poco affidabili da parte del gruppo dell’Università di Reading, non è mai stato dimostrato da altri gruppi di ricerca che queste sostanze siano davvero la causa del tumore.
Per confermare la relazione tra questo fattore di rischio e la malattia bisogna infatti anche dimostrare che le donne che si ammalano sono maggiormente esposte a quel rischio. Nel caso dei parabeni, non è così semplice dimostrare questa associazione, anche perché le fonti di esposizione a queste sostanze sono molto numerose e varie.
Gli autori di un articolo pubblicato nel 2022 sulla rivista International Journal of Environmental Research and Public Health fanno il punto sul rapporto tra parabeni e cancro al seno e ricordano, appunto, che siamo continuamente esposti ai parabeni soprattutto attraverso prodotti per l’igiene personale, ma anche attraverso farmaci, indumenti e alimenti che li contengono. Queste sostanze possono essere ingerite oppure assorbite attraverso la pelle. Sono state riscontrate in diverse concentrazioni in molti tessuti umani, come nel latte materno, nella placenta e nelle urine. I 4 parabeni più comuni che si riscontrano nei fluidi biologici umani sono il metilparabene (MP), l’etilparabene (EP), il propilparabene (PP) e il butilparabene (BP).
I dati a oggi disponibili mostrano che, per esempio, l’utilizzo di deodoranti – che potenzialmente potrebbero causare un maggiore accumulo di parabeni nei tessuti mammari – non è associato a un aumento di rischio di tumore del seno (per saperne di più, potete leggere qui).
Manca anche una dimostrazione certa del possibile meccanismo d’azione anche se sono sempre più numerosi gli studi che cercano di comprendere i possibili effetti dei parabeni a livello molecolare.
Il potere estrogenico dei parabeni è noto, ma è di molte migliaia di volte inferiore a quello degli estrogeni naturali, per cui è difficile dimostrare che sia rischioso per la salute. Ciò nonostante, molti ricercatori nel mondo continuano ad approfondire l’impatto molecolare dell’esposizione ai parabeni. Tra i potenziali meccanismi d’azione dei parabeni sulle cellule di tumore mammario c’è per esempio la capacità di queste sostanze di legarsi al recettore degli estrogeni o quella di aumentare l’espressione dello stesso recettore, che a sua volta può indurre in seguito l’espressione di geni bersaglio. I parabeni potrebbero inoltre influenzare le concentrazioni locali di estrogeni e interagire con molecole chiave nel tumore mammario come HER2.
I risultati di uno studio, pubblicato nel 2023 sul Journal of the Endocrine Society, hanno anche suggerito la possibilità che i parabeni possano avere un differente impatto sulle cellule di tumore mammario di donne di colore rispetto a quelle di donne bianche. I ricercatori hanno ipotizzato che tale differenza possa essere dovuta a varianti genetiche o epigenetiche nei meccanismi legati al recettore degli estrogeni fra i campioni analizzati, ottenuti da donne di diverse origini. Se confermate e approfondite, queste osservazioni potrebbero, portare a misure di prevenzione differenziate anche sulla base della discendenza.
Per cercare di fermare l’allarme sui parabeni, già nel 2008 un gruppo di ricercatori dell’Università di Nizza aveva analizzato tutti gli articoli scientifici pubblicati su parabeni e cancro. Non solo quelli del gruppo britannico, ma anche quelli condotti in parallelo da ricercatori di diverse parti del mondo, ottenendo risultati opposti. Le loro conclusioni, pubblicate sulla rivista Bulletin du Cancer, furono che un legame fra parabeni e cancro del seno non è dimostrato.
La più recente e già citata ricerca pubblicata nel 2022 sull’International Journal of Environmental Research and Public Health giunge a conclusioni simili: sottolinea che i risultati di esperimenti di laboratorio su cellule in coltura mostrano che i parabeni potrebbero interferire negativamente con alcuni bersagli molecolari legati allo sviluppo del tumore del seno. Nonostante ciò, le prove che associano queste sostanze al tumore del seno in animali di laboratorio sono ancora limitate.
I timori della gente però non si sono placati. Così la FDA statunitense e il Comitato scientifico per la sicurezza dei consumatori dell’Unione europea (CSSC) hanno svolto una revisione indipendente, al termine delle quali hanno dichiarato che non ci sono elementi per considerare i parabeni non sicuri. Ma anche queste dichiarazioni non sono state sufficienti, al punto che la Commissione europea ha deciso di mettere i parabeni sotto sorveglianza e di imporre alle industrie che ne fanno uso di effettuare studi e fornire prove che ne dimostrino la sicurezza.
Nel 2014, a seguito di un’analisi sistematica della letteratura scientifica, la Commissione europea ha confermato l’autorizzazione per propilparabene, butilparabene, metilparabene ed etilparabene. Sono invece stati messi al bando, con il Regolamento 358/2014 del 9 aprile di quell’anno, altri composti appartenenti alla classe dei parabeni “per mancanza di dati per la rivalutazione”, ovvero per principio di precauzione e non perché esistano prove a carico di queste sostanze.
Esistono numerosi prodotti cosmetici che riportano la dicitura “privo di parabeni”. Questo non significa che siano senza conservanti. Peraltro sono numerosi i casi di infezioni dermatologiche anche gravi causate da preparati cosmetici fatti in casa e privi di conservanti. Per questa ragione è importante rispettare le date di scadenza presenti sui cosmetici (una volta aperti), in particolari se sono di produzione artigianale.
I parabeni sono presenti in molte preparazioni di uso comune e quindi vengono rilasciati nell’ambiente in grande quantità, contribuendo all’inquinamento da interferenti endocrini. Con questo termine si intendono tutti i prodotti in grado di interagire con il sistema ormonale degli esseri umani e degli altri animali, con possibili ricadute per la salute (per saperne di più, potete leggere qui).
A oggi non esistono ricerche che abbiano dimostrato con esperimenti con animali di laboratorio una relazione tra parabeni e cancro né del seno né di altro tipo. I prodotti che li contengono, e che rispettano i limiti consentiti dai regolamenti nazionali e internazionali, possono quindi essere considerati sicuri, fino a prova contraria.
Il caso dei parabeni costituisce un chiaro esempio di quanto sia difficile smentire sui media ricerche scientifiche di scarsa qualità, quando vengono fortemente pubblicizzate dagli stessi autori, in particolare se riguardano la sicurezza dei consumatori. Ancora oggi i media parlano infatti della presunta e non provata pericolosità dei parabeni, nonostante le numerose ricerche effettuate.
La ricerca sui parabeni continua senza sosta e gli esperti stanno valutando questi composti da diversi punti di vista per cercare di comprendere nel dettaglio il loro possibile impatto sulla salute umana e arrivare a dati certi sull’eventuale legame tra parabeni e cancro.
Nel frattempo è fondamentale ricordare che le autorità scientifiche e sanitarie internazionali lavorano costantemente in difesa dei consumatori, emanando leggi e restrizioni all’utilizzo di quelle sostanze che – sulla base delle ricerche più recenti – possono rappresentare un pericolo per la salute.
Agenzia Zoe