Ultimo aggiornamento: 19 giugno 2023
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Con il nome di sigaretta elettronica (spesso abbreviata in e-cig, dall'inglese) si intende un dispositivo che permette di inalare vapore, in genere aromatizzato e contenente quantità variabili di nicotina. Tale vapore raggiunge l’apparato respiratorio senza che ci sia combustione del tabacco e dunque, in principio, senza i danni provocati da tale combustione. Nei fumatori la pratica di aspirare dal cilindretto a forma di sigaretta – per la quale è stato coniato il neologismo “svapare” – fornisce non solo la nicotina di cui sente il bisogno l’organismo che ha sviluppato dipendenza, ma anche un’esperienza tattile, olfattiva e gustativa che richiama quella della sigaretta.
Le e-cig contengono una quantità variabile di nicotina (in genere, tra 6 e 20 mg), in una miscela composta da acqua, glicole propilenico, glicerolo ed altre sostanze, tra cui gli aromatizzanti. Alcuni modelli non contengono nicotina, ma solo un vapore aromatizzato.
Il principio è stato messo a punto per la prima volta in Cina, e questo tipo di dispositivi ha iniziato a diffondersi in Occidente attorno al 2006. Secondo il Rapporto sul fumo in Italia dell’Istituto superiore di sanità, presentato in occasione della Giornata mondiale senza tabacco 2022, circa 1,2 milioni di persone in Italia fanno un uso occasionale o regolare di sigarette elettroniche. Si tratta del 2,4 per cento della popolazione. Nel rapporto è anche scritto che nel 2022 gli utilizzatori sono aumentati, mentre negli anni precedenti erano diminuiti, passando dal 2,5 per cento della popolazione nel 2017 all’1,7 per cento nel 2019.
Sul mercato ci sono numerosi dispositivi che hanno forme diverse, ma sono accomunati da tre elementi:
In genere la quantità di nicotina assunta può essere regolata in base alle esigenze individuali.
Il chirurgo Ugo Pastorino fa il punto sulle sigarette elettroniche e sugli studi che ne studiano gli effetti dell'uso nella popolazione.
Diversi studi hanno segnalato nel vapore prodotto dalle sigarette elettroniche la presenza di sostanze potenzialmente dannose. Il glicole propilenico è usato da tempo, per esempio nei fumogeni impiegati nell’industria del cinema e nei concerti pop, ed è considerato per tali usi e condizioni generalmente innocuo. Diverso è il caso di un’inalazione prolungata, per cui alcuni studi indicano che può irritare le vie aeree, provocare tosse e in casi molto rari asma e riniti. Ancora differente è la valutazione del rischio in caso di riscaldamento: il glicole propilenico e la glicerina portate sopra determinate temperature possono produrre e liberare formaldeide e acetaldeide. A dosi più elevate di quelle assunte con la singola e-cig, queste sostanze sono considerati cancerogeni certi e per questo inseriti nel gruppo 1 delle sostanze cancerogene dello IARC.
Anche sulla sicurezza delle sostanze usate per aromatizzare l’aerosol mancano certezze. Per esempio il diacetile, un aroma molto utilizzato anche nel burro, è considerato innocuo quando viene ingerito, ma è associato all’insorgenza di bronchiolite obliterante se viene inalato per lunghi periodi in alte concentrazioni.
Secondo i risultati di uno studio, pubblicato ad aprile 2017 su una rivista della Società americana di fisiologia, sono circa 7.000 i diversi composti aromatizzanti contenuti nelle sigarette elettroniche in vendita negli Stati Uniti, con caratteristiche biochimiche molto variabili. Alla luce dei test preliminari effettuati, i ricercatori concludono che questi composti “dovrebbero essere esaminati uno a uno in maniera approfondita per determinare la potenziale tossicità nel polmone o altrove”. Tra i possibili pericoli associati all’uso delle sigarette elettroniche non va dimenticato quello legato all’intossicazione per contatto accidentale con il liquido a base di nicotina contenuto nelle cartucce, possibile se la sigaretta elettronica viene usata quando si è sdraiati. Negli ultimi anni sono aumentate moltissimo anche le segnalazioni ai centri antiveleni relative all’intossicazione di bambini piccoli: secondo i risultati di uno studio pubblicato su Pediatrics nel 2016, negli Stati Uniti sono passate da una al mese nel 2010 a 223 al mese nel 2015.
Nel complesso, nonostante siano necessari ulteriori studi, c’è stato ampio consenso sul fatto che, in confronto al consumo tradizionale di prodotti del tabacco, le sigarette elettroniche assicurassero una riduzione del danno significativa per i fumatori e per chi vive loro accanto.
I risultati pubblicati a febbraio 2017 sulla rivista Annals of Internal Medicine, di uno studio sostenuto da Cancer Research UK, hanno confermato che l’abbandono della sigaretta tradizionale a beneficio di quella elettronica comporta a distanza di soli sei mesi una riduzione significativa di alcune sostanze cancerogene nell’organismo.
Tuttavia, rispetto alle rassicurazioni iniziali dei produttori sulla totale innocuità delle sigarette elettroniche e sulla loro efficacia come strumento per sconfiggere la dipendenza dalla nicotina, rimangono aperte alcune domande le cui risposte richiedono ulteriori ricerche. In un editoriale di presentazione di un’edizione speciale della rivista Toxics sulle e-cig, uscita all’inizio del 2023, si osserva che non esiste un consenso in merito ai loro rischi e benefici, nonostante migliaia di pubblicazioni reperibili su questi prodotti. I risultati emersi dagli studi sono infatti contrastanti, anche a causa dei diversi metodi di indagine utilizzati che, invece, dovrebbero essere standardizzati, affinché si possano formulare precise raccomandazioni sulla base dei dati ottenuti.
Le preoccupazioni riguardano anche, e soprattutto, i più giovani. In una dichiarazione del 2021, l’European Academy of Paediatrics ha spiegato perché per bambini e ragazzi le sigarette elettroniche potrebbero potenzialmente essere perfino più dannose del tradizionale fumo di tabacco. La questione riguarderebbe sia i prodotti con nicotina, una sostanza pericolosa e in grado di provocare dipendenza, sia quelli senza nicotina. Tutti infatti contengono molteplici composti chimici, la tossicità di ciascuno dei quali, singolarmente e in combinazione, non è ancora del tutto nota per un consumo prolungato negli anni. Inoltre, secondo gli esperti dell’Academy vi sono prove chiare che le e-cig presentino una tossicità acuta maggiore di quella del tabacco, e anche per questo non è possibile essere certi della loro sicurezza a lungo termine, dato che per prodotti apparsi sul mercato relativamente di recente occorrono studi a lungo termine. Gli esperti hanno pertanto proposto di considerare le e-cig pericolose fino a prova contraria e di legiferare sul loro utilizzo alla stregua dei prodotti con tabacco.
Nel 2016 ha suscitato scalpore una revisione sistematica di tutti gli studi presenti nella letteratura scientifica, pubblicata sulla rivista Lancet Respiratory Medicine, poiché nelle conclusioni gli autori indicavano che l’uso della sigaretta elettronica anche da parte dei fumatori – che non sempre la utilizzano con l’obiettivo di smettere – sarebbe associato a una minore probabilità di sconfiggere la dipendenza da nicotina. Nella stessa direzione è andato uno studio prospettico guidato da Silvano Gallus, epidemiologo dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano sostenuto da Fondazione AIRC. Seguendo nel tempo più di 3.000 persone in Italia tra i 18 e 74 anni, Gallus ha mostrato che le sigarette elettroniche e a tabacco riscaldato non solo non aiutano a smettere di fumare sigarette tradizionali, ma inducono a cominciare a farlo sia chi non fuma sia gli ex-fumatori. Sono invece contrastanti le conclusioni di una revisione Cochrane che ha incluso 78 studi ed è stata pubblicata a fine 2022. Secondo questa ampia indagine, esistono prove che, rispetto alla terapia sostitutiva della nicotina, come cerotti o gomme da masticare, le e-cig contenenti nicotina offrano maggiori probabilità di smettere di fumare per un periodo almeno di 6 mesi. I ricercatori non hanno evidenziato danni significativi associati a questi prodotti quando utilizzati per smettere di fumare. Ricordano però che non si possono trarre conclusioni sugli effetti a lungo termine di questo approccio. Per i fumatori che vogliono smettere di fumare rimane personale la scelta dell’approccio con cui raggiungere questo obiettivo. Per chi non fuma è invece sempre sconsigliato iniziare sia con le sigarette elettroniche, sia con quelle tradizionali.
Per quanto riguarda i fumatori la sigaretta elettronica forse potrebbe essere uno strumento utile a ridurre i danni, ma ulteriori studi dovranno aiutare a comprendere se sia efficace rispetto ad altri metodi, per esempio farmacologici e di sostegno psicologico.
I non fumatori invece dovrebbero guardare alle sigarette elettroniche, con o senza nicotina, come a una potenziale fonte di problemi di salute: la nicotina favorisce ipertensione e diabete. Nei giovani in particolare, tra cui l’uso della sigaretta elettronica è in aumento, le sostanze emesse potrebbero interferire con lo sviluppo neurologico. Inoltre le sostanze aromatizzanti, presenti con migliaia di composti diversi nelle e-cig con e senza nicotina, potrebbero esporre a rischi, tra cui la bronchiolite obliterante. Si tratta di eventi rari, che probabilmente riguardano soggetti predisposti, ma talmente gravi da non poter essere trascurati.
Agenzia Zoe