Ultimo aggiornamento: 10 dicembre 2018
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Il sistema endocrino è un insieme di ghiandole e cellule che producono ormoni e li rilasciano nel sangue. Tramite la circolazione sanguigna gli ormoni raggiungono i tessuti e gli organi in ogni parte del corpo. Il sistema endocrino controlla la crescita, lo sviluppo sessuale, il sonno, la fame e il modo in cui l’organismo utilizza gli alimenti. Ne fanno parte, per esempio, gli organi che rilasciano gli ormoni sessuali che regolano il ciclo femminile, e il pancreas endocrino che produce l’insulina, l’ormone che mantiene nei limiti i livelli di glucosio nel sangue.
Gli interferenti endocrini sono sostanze di vario genere, presenti in natura o immesse nell’ambiente in seguito ad attività umane, in grado di interagire in diversi modi con il sistema endocrino e, potenzialmente, di danneggiare l’organismo. Gli interferenti endocrini spesso mimano l’azione degli ormoni e interagiscono con i loro recettori.
In genere gli interferenti endocrini sono classificati in tre categorie, a seconda della loro azione:
Le sostanze che, secondo una classificazione prodotta dall’Unione Europea, certamente interferiscono con il sistema endocrino sono finora 66, mentre per altre 52 non esistono prove sufficienti per stabilire una classificazione adeguata.
Gli interferenti endocrini si trovano nel terreno, nell’acqua, nell’aria e anche negli alimenti. Per questa distribuzione ubiquitaria, hanno suscitato allarme e il sospetto che possano avere effetti negativi sulla salute, aumentando il rischio di cancro e di altre malattie.
Segue la lista dei principali interferenti endocrini stilata dall’Unione Europea, con l’indicazione delle fonti in cui si trovano:
Avere dei sospetti sulla base della distribuzione e dei meccanismi d’azione non basta però a capire se il rischio per la salute sia reale. Per questo occorrono osservazioni epidemiologiche negli esseri umani, in grado di dimostrare che le persone esposte agli interferenti endocrini si ammalano più delle altre. Tuttavia studiare gli effetti degli interferenti endocrini dal punto di vista epidemiologico è particolarmente complicato poiché le sostanze sono molto numerose e varie, e possono interagire tra loro; inoltre ne siamo quasi tutti esposti, quindi è pressoché impossibile studiare per confronto un gruppo di controllo di persone non esposte. Per queste ragioni al momento non esistono né studi, né risultati su cui basare conclusioni attendibili.
Il Comitato nazionale per la biosicurezza, le biotecnologie e le scienze della vita (CNBBSV) della Presidenza del Consiglio (un’istituzione di consulenza scientifica al servizio del governo italiano) ha prodotto recentemente un rapporto che analizza lo stato delle conoscenze in materia e che rappresenta, al momento, il documento italiano più completo sul tema.
È bene ricordare che gli interferenti endocrini sono soggetti anche al regolamento CE n.1907/2006 (regolamento REACH) che governa la commercializzazione delle sostanze chimiche in Europa e che valuta i potenziali rischi.
La Commissione europea ha inoltre adottato la Comunicazione n. 350/2016 che contiene i criteri per definire una sostanza come potenziale interferente endocrino.
Secondo gli esperti che hanno revisionato lo stato delle conoscenze nel settore degli interferenti endocrini, questo è ciò che sappiamo al momento:
Il rapporto della CNBBSV riporta alcuni dati sulla relazione tra interferenti endocrini e cancro della tiroide, ma si tratta di una relazione teorica e non sostenuta da prove scientifiche. Piccoli studi epidemiologici hanno ipotizzato un ruolo dell’inquinamento ambientale da interferenti endocrini nei tumori ipofisari, ma anche in questo caso le prove sono insufficienti.
Vi sono poi alcuni interferenti endocrini che possono favorire l’obesità che, a sua volta, è un fattore di rischio per lo sviluppo di tumori. Bisfenolo A, tributiltina, dietilesilftalato, nonilfenolo, genisteina, ftalati, composti perfluoroalchilici, acido perfluoroctanico sono tra i principali prodotti chimici che possono svolgere un’azione di questo tipo e sulla base dei dati disponibili, il CNBBSV ritiene che possano essere un fattore di rischio per l’aumento di peso, in particolare se l'esposizione avviene primi anni di vita.
Infine si discute molto della relazione tra interferenti endocrini e fertilità, in particolare quella maschile. I risultati di una recente metanalisi suggeriscono però che il ruolo dei singoli composti sia minore di quanto ipotizzato: se l’effetto esiste (e va ancora dimostrato definitivamente) deriva dal cosiddetto “effetto cocktail”, cioè dall’esposizione contemporanea a più agenti.
In conclusione, ciò che sappiamo del funzionamento dei sistemi ormonali maschili e femminili e dell’effetto dei più comuni interferenti endocrini suggerisce che vi possa essere un’interazione possibile, ma i dati ottenuti dagli studi con gli esseri umani sono ancora insufficienti per pronunciarsi.
Agenzia Zoe