Ultimo aggiornamento: 4 aprile 2023
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Il cloruro di vinile (detto anche cloruro di vinile monomero) è un gas incolore dall’odore leggermente dolciastro, contenuto anche nel fumo di sigaretta e di sigaro. In passato era usato come gas propellente per le bombolette spray di prodotti per capelli, ma quest’impiego è stato abbandonato. Ora viene utilizzato quasi esclusivamente dall’industria della plastica per produrre il cloruro di polivinile o polivinilcloruro (PVC).
Il PVC è un materiale assai versatile, impiegato nel settore delle costruzioni (tubature, pavimenti, infissi), in quello automobilistico (interni delle auto), come isolante elettrico e per la produzione di svariati oggetti (contenitori, giocattoli, eccetera). Per renderlo più modellabile, durante il processo produttivo viene miscelato con additivi plastificanti.
L’esposizione al cloruro di vinile è principalmente dovuta a motivi professionali. Rischiano di inalare cloruro di vinile i lavoratori degli impianti di produzione del PVC e, in misura assai minore, quelli delle aziende che lo lavorano. In base alla Direttiva europea n.37 del 2004, la concentrazione massima a cui possono essere esposti i lavoratori durante un turno lavorativo di 8 ore è 3 parti per milione (3 millilitri per metro cubo); nel 2017 la Commissione europea abbassato questo limite a 1 parte per milione.
Può succedere che le sedi produttive rilascino il gas nell’ambiente, per cui, anche se la concentrazione di cloruro di vinile nell’aria è generalmente bassa, in prossimità delle fabbriche sono state registrate concentrazioni anche diverse centinaia di volte più elevate della media.
I prodotti in PVC possono contenere residui di cloruro di vinile e liberarli nell’aria. In base a una ricerca tedesca della fine degli anni Settanta, i dischi in vinile erano gli oggetti che emettevano le quantità di cloruro di vinile più alte rispetto a tutti gli altri oggetti valutati. La quantità liberata da giocattoli, interni di automobili, utensili da cucina, pellicole alimentari e carte da parati erano invece inferiori a 0,05 parti per milione. Il miglioramento dei processi di produzione ha comunque ridotto in modo considerevole il contenuto residuo di cloruro di vinile nei prodotti in PVC.
Ad aprile 2022 la Commissione europea ha presentato il piano d’azione “Restriction Roadmap” che punta a eliminare diverse sostanze chimiche pericolose per la salute umana entro il 2030. L’elenco delle sostanze che saranno bandite comprende i ritardanti di fiamma, associati al rischio di cancro, i bisfenoli, in grado di alterare l’equilibrio ormonale, e il PVC, un tipo di plastica che non solo contiene molti additivi tossici, ma è più difficile e costosa da riciclare rispetto ad altre.
Una possibile fonte di esposizione al cloruro di vinile è la contaminazione dell’acqua. Essendo un composto volatile poco solubile in acqua, normalmente non è presente nelle acque di superficie, ma alte concentrazioni di cloruro di vinile sono state misurate in falde acquifere inquinate dalle industrie di produzione del PVC. Facendo bollire l’acqua inquinata per un minuto, la concentrazione di cloruro di vinile scendeva sotto il livello minimo misurabile, tuttavia gli abitanti potevano risultare esposti all’inalazione della sostanza quando usavano l’acqua per farsi la doccia.
Le tubature in PVC possono rilasciare cloruro di vinile e contaminare l’acqua potabile che viene poi ingerita. Uno studio condotto in Arabia Saudita ha stabilito che, dopo aver esposto ai raggi solari una tubatura in PVC, nell’acqua si misura una concentrazione di cloruro di vinile pari a 2,5 microgrammi per litro. Questo studio è stato però condotto esponendo la tubatura al sole per 30 giorni: si può forse supporre che in condizioni meno estreme e utilizzando prodotti realizzati con tecniche moderne il rischio di migrazione del cloruro di vinile dalla tubatura all’acqua potabile sia più basso.
Il PVC viene utilizzato anche per produrre le bottiglie usate per l’acqua minerale. Uno studio realizzato dall’Istituto Mario Negri qualche anno fa aveva accertato che il contenuto di cloruro di vinile nell’acqua all'interno di bottiglie in PVC era nell’ordine di 60-180 nanogrammi per litro. Un aspetto da non sottovalutare era che la concentrazione di cloruro di vinile nell’acqua aumentava col passare del tempo (un nanogrammo per litro d’acqua al giorno).
In Italia, in base al Decreto legislativo n.31 del 2001, il contenuto di cloruro di vinile nelle acque destinate al consumo umano è per legge inferiore a 0,5 microgrammi (500 nanogrammi) per litro. Questo decreto disciplina la qualità delle acque potabili garantendone la salubrità (ossia che possano essere consumate in condizioni di sicurezza nell’intero arco della vita). Il monitoraggio dell’acqua potabile è effettuato dall’ARPA (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) e le autorità provvedono a vietarne il consumo se vengono superati i limiti di legge. La concentrazione del cloruro di vinile non è invece uno dei parametri previsti dalle analisi obbligatorie sull’acqua minerale.
Nel 2012 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (International Agency for Cancer Research, IARC) ha pubblicato un volume in cui sono state raccolte tutte le informazioni disponibili al momento sul legame tra l’esposizione al cloruro di vinile e il cancro. Il cloruro di vinile aumenta le probabilità di andare incontro a cirrosi epatica, una trasformazione del tessuto del fegato che può predisporre allo sviluppo di un tumore. Le prove della cancerogenicità del cloruro di vinile provengono da due grandi studi epidemiologici, uno realizzato negli Stati Uniti e l’altro in Europa. Analizzando l’incidenza dei tumori nei lavoratori esposti al gas, si è visto che il cloruro di vinile può provocare due forme di tumore del fegato: il carcinoma epatocellulare e l’angiosarcoma epatico. Non ci sono invece prove certe che il cloruro di vinile possa provocare altri tipi di tumori, incluso quello del polmone.
Diversi studi effettuati in cellule e animali di laboratorio hanno dimostrato che il cloruro di vinile è in grado di provocare danni al DNA. La sostanza viene metabolizzata a livello del fegato e i metaboliti prodotti sono altamente reattivi. Oltre a causare mutazioni genetiche, i metaboliti del cloruro di vinile aumentano la sintesi del DNA favorendo la trasformazione della cellula epatica in cellula tumorale. Sulla base delle osservazioni negli animali e negli esseri umani, la IARC ha inserito il cloruro di vinile tra le sostanze sicuramente cancerogene per gli esseri umani (Gruppo 1 della classificazione IARC).
L’assunzione di acqua contaminata rappresenta una potenziale fonte di esposizione al cloruro di vinile. La contaminazione derivante dal passaggio dell’acqua nel sistema di distribuzione può essere tenuta sotto controllo utilizzando tubature in PVC di qualità certificata. Per limitare il rischio di contaminazione dell’acqua minerale contenuta in bottiglie di PVC è bene tenere tali contenitori lontano dai raggi solari e non conservarli per periodi prolungati. Osservando queste precauzioni, il rischio di andare incontro a un tumore del fegato a causa del cloruro di vinile contenuto nell’acqua appare molto limitato.
La scheda del Ministero della salute sul cloruro di vinile.
La monografia della IARC sul cloruro di vinile e rischio tumori (in inglese).
La pubblicazione dell’OMS sul cloruro di vinile nell’acqua potabile (in inglese).
Agenzia Zoe