I fitoestrogeni aumentano il rischio di cancro?

A oggi i dati sembrano suggerire che il consumo di alimenti ricchi di fitoestrogeni abbia un effetto protettivo contro determinati tipi di tumore. Ma l’eventuale effetto protettivo può dipendere dal tipo di molecola, dalle dosi e dalle caratteristiche di

Ultimo aggiornamento: 10 dicembre 2024

Tempo di lettura: 7 minuti

In breve

  • I fitoestrogeni sono composti di origine vegetale con una struttura chimica e alcune funzioni simili a quelle degli estrogeni prodotti dall’organismo umano.
  • Studiare gli effetti dei fitoestrogeni sul rischio di cancro non è semplice.
  • Molti studi epidemiologici hanno dimostrato un’associazione fra consumo di alimenti ricchi in fitoestrogeni (per esempio la soia) e una diminuzione del rischio di tumore del seno. Meno chiari, ma nella stessa direzione, sono i dati per altri tipi di tumore.
  • Non ci sono prove certe del legame fra consumo di fitoestrogeni negli alimenti e aumento del rischio di tumori particolarmente sensibili agli ormoni (seno, endometrio, prostata).
  • Dopo una diagnosi di tumore è importante parlare con il medico dell’eventuale rischio legato al consumo di fitoestrogeni.

Per approfondire

Sono chiamati fitoestrogeni alcuni composti di origine vegetale che hanno una struttura chimica e una funzione simili a quelle degli estrogeni prodotti dall’organismo umano. Tre sono i principali gruppi di fitoestrogeni: isoflavoni, cumestani e lignani, ciascuno con caratteristiche specifiche. Le fonti principali di questi composti sono legumi, frutta e verdura. Tra gli alimenti più ricchi di fitoestrogeni, e più diffusi nell’alimentazione umana sin dai tempi remoti, la soia occupa senza dubbio il primo posto: contiene infatti fino a 100 diversi tipi di fitoestrogeni (soprattutto gli isoflavoni genisteina, daidzeina e gliciteina), oltre a una serie di altri composti che ne fanno un alimento chiave per un’alimentazione salutare. I lignani fanno parte delle fibre alimentari abbondanti nei legumi, nelle noci, nei cereali integrali e in frutta e verdura, mentre i cumestani si trovano nei germogli (per esempio quelli della pianta alfa alfa) e nel trifoglio.

Gli effetti dei fitoestrogeni sono sempre e solo benefici?

Si sente spesso parlare dei benefici per la salute legati al consumo di cibi ricchi in fitoestrogeni: la loro fama di alleati dello star bene è in genere meritata. Molti studi hanno infatti mostrato che queste sostanze offrono benefici per il sistema cardiovascolare, aiutano le donne in menopausa a ridurre i sintomi più fastidiosi come le vampate di calore e le sudorazioni notturne, riducono il rischio di osteoporosi e hanno un effetto protettivo contro diversi tipi di tumore. Quindi perché c’è chi mette in guardia dall’assumere estrogeni di origine vegetale?

La risposta a questa domanda è racchiusa nella somiglianza tra i fitoestrogeni e gli estrogeni umani. In particolare, è stato osservato che in alcuni casi le molecole vegetali si comportano come interferenti endocrini, ovvero, a seconda del contesto, possono ampliare o ridurre l’effetto degli estrogeni endogeni (cioè prodotti dall’organismo), comportando effetti negativi per la salute. Attenzione però a non generalizzare. Come ricordano alcuni esperti del Dana-Farber Cancer Institute, a Cambridge, negli Stati Uniti, le strutture di estrogeni e fitoestrogeni sono diverse, seppur simili. Inoltre, gli “estrogeni” delle piante sono meno potenti di quelli umani e non si trasformano in estrogeni una volta ingeriti. Infine, è importante ricordare che fitoestrogeni, come gli isoflavoni, in genere si legano ai recettori degli estrogeni in modo diverso rispetto alle molecole prodotte dal nostro organismo e agiscono anche in modo differente. Lo spiegano bene gli esperti dell’American Institute for Cancer Research (AICR) in una pagina dedicata a sfatare i miti e i fraintendimenti sul legame fra soia e cancro.

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Amici o nemici del tumore?

Il legame fra fitoestrogeni e cancro è ancora dibattuto. Gli studi epidemiologici mostrano che il consumo di alimenti ricchi di queste molecole ha un effetto generalmente protettivo, in particolare contro il tumore del seno (il più studiato in rapporto ai fitoestrogeni). Questo effetto è stato studiato con grande attenzione in Cina e in altri Paesi asiatici dove il consumo di soia, e quindi di fitoestrogeni, è particolarmente elevato e di certo superiore a quello tipico delle diete occidentali. Da tali studi emerge una diminuzione del rischio di cancro al seno, di tipo sia positivo sia negativo al recettore degli estrogeni (ER), uno degli elementi chiave quando si cerca di capire l’effetto dei fitoestrogeni sulla proliferazione del tumore. Le cellule ER+ sono infatti sensibili all’azione degli estrogeni che ne possono stimolare la crescita. In base a risultati di esperimenti di laboratorio è sorto il dubbio che anche i fitoestrogeni potessero agire come promotori del tumore o potessero interferire in qualche modo con l’azione delle terapie ormonali contro il cancro. Se così fosse, le donne con una precedente diagnosi di tumore ER+ dovrebbero evitare qualsiasi cibo contenente tali sostanze.

In realtà gli studi negli esseri umani hanno raggiunto conclusioni differenti. Gli esperti dell’American Cancer Society spiegano per esempio che gli estrogeni della soia sembrano non avere un effetto negativo sul rischio di sviluppare un tumore del seno e, anzi, in base ai dati ottenuti in studi su popolazioni asiatiche, sembrano ridurlo. L’effetto protettivo potrebbe essere legato alla capacità degli isoflavoni di bloccare gli estrogeni umani presenti nel sangue.

Gli autori di un’analisi i cui risultati sono stati pubblicati nel 2022 sulla rivista Cancers hanno valutato i dati raccolti in 7 diversi studi precedenti, in cui erano state coinvolte donne con diagnosi di tumore del seno. I risultati non hanno mostrato effetti avversi del consumo di soia sul ritorno della malattia o sulla mortalità (sia generale, sia legata al tumore). Inoltre, quasi tutti gli studi inclusi nella revisione hanno mostrato invece un effetto benefico degli isoflavoni della soia nel ridurre il rischio di recidiva e mortalità per tumore mammario, seppur in misura variabile. Gli autori ritengono tuttavia che serviranno altri dati per confermare i risultati ottenuti.

Diverso è il discorso legato ai supplementi a base di fitoestrogeni: non serve assumerli a scopo preventivo e non ci sono ancora dati sufficienti a escludere effetti negativi sulla salute. Attenzione, infine, ai cibi pronti (per esempio hamburger vegetali e così via): il rischio in questi casi non è l’elevato contenuto di fitoestrogeni, ma di altri elementi dannosi per la salute, come sale, zuccheri e grassi.

In sostanza il consumo di soia e altri alimenti contenenti fitoestrogeni non è di per sé controindicato per nessuno, anche se in caso di una precedente diagnosi di tumore è sempre meglio rivolgersi all’oncologo per capire cosa è meglio portare a tavola.

Una ricerca piuttosto complessa

Potrebbe sembrare strano che, nonostante i numerosi sforzi della comunità scientifica, ancora non si sia giunti a conclusioni definitive sul rapporto fra consumo di fitoestrogeni e rischio di sviluppare un tumore. In realtà, guardando alla complessità dei fitoestrogeni, al numero molto elevato di molecole che appartengono a questa categoria e alla difficoltà di ottenere dati davvero confrontabili tra i diversi studi clinici, si può comprendere perché sia così complicato trarre conclusioni inequivocabili.

Alla complessità del mondo dei fitoestrogeni vanno aggiunte le variabili comuni a tutti gli studi clinici, in primo luogo quelle che riguardano la popolazione presa in esame. Uno studio svolto in Asia difficilmente sarà confrontabile con uno svolto in occidente, dato che sono diverse le caratteristiche genetiche delle persone coinvolte, e di conseguenza le interazioni degli organismi con i fitoestrogeni. Ma soprattutto sono differenti le abitudini alimentari: un consumo di soia considerato “alto” negli Stati Uniti risulterebbe probabilmente “basso” in Cina. Inoltre, non sono da sottovalutare le possibili interazioni con altri alimenti, come per esempio i latticini, molto comuni nei Paesi occidentali e ridotti se non assenti in molti Paesi orientali.

È poi stato dimostrato che gli animali di laboratorio utilizzati per studiare l’effetto dei fitoestrogeni, per esempio i roditori, utilizzano queste molecole in modo diverso dagli esseri umani. Di conseguenza l’impatto del consumo di fitoestrogeni sulla salute umana non può essere dedotto né estrapolato dai risultati ottenuti in studi preclinici. Nelle ricerche, inoltre, spesso vengono utilizzate dosi di fitoestrogeni estremamente elevate, che sarebbero quasi impossibili da raggiungere con la dieta quotidiana, per quanto ricca di alimenti che contengono queste molecole. Non bisogna dimenticare, infine, che quando si desidera valutare l’effetto dei fitoestrogeni assunti con l’alimentazione si deve tener conto del fatto che ogni alimento ne contiene diversi ed è il loro insieme a dare l’effetto complessivo, positivo o negativo che sia.

Dati tutti questi fattori confondenti, gli esperti sono cauti e sostengono che al momento, la strategia migliore è evitare gli eccessi in un senso o nell’altro: niente paura dei fitoestrogeni, ma tanta consapevolezza e informazione.

In conclusione

Gli studi sugli effetti dei fitoestrogeni sulla salute umana sono stati numerosi, ma non conclusivi. Oggi, quindi, non è ancora possibile giungere ad affermazioni definitive su alcuni aspetti del rapporto fra fitoestrogeni e salute, anche se in linea generale i benefici legati al loro consumo sembrano superare i rischi.

Per quanto riguarda in particolare il rischio di sviluppare un cancro, l’attenzione degli esperti si è rivolta soprattutto ai tumori più sensibili agli estrogeni, come quelli del seno, dell’endometrio e della prostata. Seppure con qualche saggia cautela, dagli studi sembra emergere che una dieta ricca di fitoestrogeni (e quindi di legumi, frutta e verdura) offra protezione anche a chi ha già avuto una diagnosi di tumore, in particolare per quanto riguarda il tumore del seno. Per altri tipi di cancro non abbiamo ancora dati affidabili, ma la ricerca prosegue.

  • Agenzia Zoe

    Agenzia di informazione medica e scientifica