Le cure contro i tumori della prostata, del testicolo e della vescica possono comportare effetti secondari come incontinenza urinaria, problemi nella sfera sessuale e infertilità. Oggi, però, esistono molte soluzioni per limitare questi effetti indesiderati.
Una diagnosi di tumore porta inevitabilmente con sé una preoccupazione legata non solo alla malattia stessa, ma anche agli effetti collaterali dei trattamenti. Per i tumori che colpiscono soltanto o soprattutto gli uomini, come quello della prostata, quello del testicolo e quello della vescica, i trattamenti possono compromettere la qualità della vita, influenzando aspetti fondamentali come la fertilità, la sessualità e la continenza urinaria. Tuttavia, negli ultimi anni, sono stati fatti importanti passi avanti nella cura di questi effetti collaterali, offrendo ai pazienti la possibilità di recuperare, in parte o completamente, una vita normale.
Interessarsi della qualità di vita di chi è o è stato affetto da questi tumori è importante proprio perché i tassi di guarigione sono elevatissimi. A 5 anni dalla diagnosi è vivo circa il 93 per cento dei pazienti con cancro del testicolo e circa il 91 per cento di quelli con cancro della prostata. Ciò significa che, dopo interventi e terapie, la vita ritorna alla normalità, e con essa anche il desiderio di una relazione soddisfacente con sé stessi e con i propri affetti.
In questo articolo esamineremo le principali problematiche legate agli effetti collaterali dei tumori maschili, concentrandoci sui metodi di prevenzione e sulle possibili soluzioni.
Il cancro al testicolo è una patologia abbastanza rara, con circa 2.400 nuove diagnosi l’anno, ma colpisce gli uomini in giovane età (tra i 20 e i 40 anni). Per questo motivo, e per la sede in cui si manifesta, la malattia influenza più di altri tipi di tumore la sfera emotiva e l’identità sessuale dei pazienti in una fase critica dell’esistenza.
Uno degli aspetti più delicati per gli uomini che affrontano un tumore riguarda il rischio di perdere la fertilità. Il problema è particolarmente rilevante per i pazienti più giovani, che potrebbero desiderare di avere figli dopo la guarigione dal cancro. Circa il 3 per cento dei casi di tumori maschili viene diagnosticato in uomini sotto i 40 anni, molti dei quali potrebbero non aver ancora completato i loro progetti di vita familiare. La perdita della fertilità, in questi casi, può essere una delle conseguenze delle cure più difficili da accettare, influenzando profondamente sia l’identità sessuale sia i progetti futuri dei pazienti.
I trattamenti oncologici possono influenzare la fertilità maschile in diversi modi, per esempio riducendo la produzione di sperma o compromettendo la qualità dello sperma prodotto. Tra i principali trattamenti che possono avere un impatto negativo sulla fertilità vi sono la chemioterapia, la radioterapia, la terapia ormonale e la chirurgia.
Gli uomini che desiderano preservare la fertilità prima di sottoporsi a trattamenti oncologici possono optare per la crioconservazione del seme, che consiste nel prelevare il seme prima dell’inizio delle terapie per congelarlo e conservarlo. Questa procedura offre ai pazienti la possibilità di utilizzare lo sperma conservato in futuro, per la fecondazione assistita. La crioconservazione del seme è una pratica consolidata, con un’alta percentuale di successo, e viene consigliata a tutti i pazienti che si trovano ad affrontare trattamenti oncologici potenzialmente dannosi per la fertilità.
Per i pazienti più giovani, che non hanno ancora raggiunto la pubertà e non producono sperma, si sta sperimentando una tecnica innovativa chiamata crioconservazione del tessuto testicolare. Questo approccio prevede il prelievo e il congelamento di tessuto del testicolo, con l’obiettivo di utilizzarlo in futuro per ripristinare la fertilità. Sebbene questa tecnica sia ancora in fase sperimentale, rappresenta una speranza per i pazienti prepuberi, che altrimenti non avrebbero possibilità di preservare la possibilità di avere figli.
La qualità della vita sessuale è uno degli aspetti che maggiormente preoccupa gli uomini che si sottopongono a trattamenti oncologici per il tumore alla prostata, ai testicoli o alla vescica. I trattamenti possono influenzare la funzione sessuale, causando disfunzione erettile, eiaculazione retrograda e una riduzione del desiderio sessuale. Questi effetti collaterali non solo influenzano la capacità di avere rapporti sessuali soddisfacenti, ma possono anche compromettere l’identità sessuale e l’autostima dei pazienti.
Gli effetti collaterali dei trattamenti oncologici sulla sessualità possono variare a seconda del tipo di trattamento e della risposta individuale del paziente. I principali sono:
Fortunatamente, oggi esistono molte opzioni terapeutiche per trattare i problemi sessuali legati ai trattamenti oncologici. Le soluzioni variano a seconda del tipo di disfunzione e delle preferenze dei pazienti.
Oltre alle soluzioni farmacologiche e chirurgiche, potrebbe essere utile la terapia sessuologica per riflettere sulla propria vita di relazione prima, durante e dopo la malattia. Partire dall’idea che il sesso non si limita al rapporto sessuale può aiutare a scoprire (o riscoprire) altre forme di relazione affettiva, come anche cercare il dialogo e la complicità con la propria o il proprio partner parlando reciprocamente di paure e desideri. La terapia sessuologica può aiutare anche a non concentrarsi esclusivamente sull’atto sessuale, ma a riscoprirsi nella quotidianità: piccole attenzioni, sorprese reciproche, esperienze che uniscono possono fare la differenza.
Uno degli effetti collaterali più comuni e debilitanti dei trattamenti per il tumore alla prostata è l’incontinenza urinaria. Questo problema si verifica frequentemente dopo l’intervento di prostatectomia radicale, a causa del possibile danneggiamento dei nervi e dei muscoli che controllano la continenza urinaria. Nei primi mesi dopo l’intervento, circa il 40 per cento dei pazienti soffre di incontinenza urinaria e nel 20 per cento dei casi il problema persiste anche dopo un anno.
L’incontinenza può manifestarsi in forma lieve, con perdite occasionali di urina durante sforzi fisici o starnuti, o in forma più grave, con perdite continue che richiedono l’uso di pannoloni o cateteri.
Negli ultimi anni sono state sviluppate tecniche avanzate per ridurre l’incidenza e la gravità dell’incontinenza urinaria dopo la prostatectomia. La chirurgia robotica, grazie alla maggiore precisione, permette ai chirurghi di preservare meglio le strutture nervose coinvolte nella continenza urinaria. Inoltre, esistono soluzioni specifiche per trattare l’incontinenza persistente:
Negli ultimi anni, la medicina oncologica ha fatto notevoli progressi nel trattamento degli effetti collaterali dei tumori maschili. Tra le innovazioni più significative sono da evidenziare la chirurgia robotica e la brachiterapia, che offrono nuove opportunità per ridurre i danni ai tessuti circostanti e preservare la funzione sessuale e urinaria.
L’introduzione della chirurgia robotica mini-invasiva, per esempio con l’uso del robot Da Vinci, ha modificato e innovato l’approccio alla chirurgia oncologica. Questo sistema permette infatti ai chirurghi di eseguire interventi complessi con maggiore precisione, riducendo il rischio di danni ai nervi coinvolti nell’erezione e nella continenza urinaria. La chirurgia robotica ha anche dimostrato di migliorare significativamente i tassi di recupero della funzione erettile e urinaria rispetto alla media degli interventi effettuati con chirurgia tradizionale.
La terapia focale è un altro metodo che a volte può essere proposto a pazienti con cancro prostatico, quando la malattia è localizzata solo in un lobo della prostata e ha caratteristiche cliniche di aggressività intermedia. I pazienti con queste caratteristiche possono essere trattati con la distruzione selettiva del tumore, che viene attaccato, anziché con il tradizionale bisturi, per esempio con ultrasuoni ad alta intensità e calore (tecnologia HIFU - High Intensity Frequency Ultrasound) o freddo (crioterapia). Questa tecnica permette di non compromettere i meccanismi della continenza, della potenza sessuale e dell’eiaculazione.
La brachiterapia è una forma di radioterapia interna utilizzata nel trattamento del cancro alla prostata. Questa tecnica prevede l’inserimento di piccole particelle radioattive direttamente all’interno della prostata, permettendo di colpire il tumore in modo preciso e minimizzando i danni ai tessuti circostanti. Rispetto alla radioterapia tradizionale, la brachiterapia comporta un rischio significativamente inferiore di disfunzione erettile e altri effetti collaterali.
Un’altra innovazione promettente è la crioconservazione del tessuto testicolare, una tecnica che offre speranze ai pazienti giovani che rischiano di perdere la fertilità a causa dei trattamenti oncologici. Questa procedura prevede il prelievo e il congelamento di tessuto testicolare e non solo dello sperma; tessuto che potrà essere utilizzato in futuro per ripristinare la fertilità. Sebbene ancora in fase sperimentale, questa tecnica rappresenta una delle più importanti novità nel campo della preservazione della fertilità.
I tumori maschili, come quelli della prostata e dei testicoli, possono avere un impatto significativo sulla vita dei pazienti, soprattutto per quanto riguarda la fertilità, la sessualità e la continenza urinaria. Tuttavia, grazie ai continui progressi della medicina oncologica, oggi esistono molte soluzioni efficaci per curare e prevenire questi effetti collaterali. Le tecniche di preservazione della fertilità, i trattamenti per la disfunzione erettile e le soluzioni chirurgiche per l’incontinenza urinaria offrono ai pazienti la possibilità di mantenere una buona qualità di vita dopo il cancro. È fondamentale che i pazienti discutano apertamente con il proprio oncologo delle possibili conseguenze dei trattamenti e delle opzioni disponibili per minimizzare gli effetti collaterali, preservando la fertilità, la sessualità e la continenza.
Sofia Corradin
Articolo pubblicato il:
4 dicembre 2024