Ultimo aggiornamento: 8 aprile 2025
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La radioterapia è una terapia localizzata, non invasiva, indolore, effettuata per lo più in regime ambulatoriale, in grado di distruggere le cellule del tumore attraverso l’utilizzo di radiazioni di elevata energia chiamate radiazioni ionizzanti. Si stima che circa il 60% dei malati di tumore, nel percorso di cura, sia sottoposto ad almeno un ciclo di radioterapia.
È considerata una sorta di “chirurgia virtuale”, visto che in alcuni contesti rappresenta una valida alternativa alla chirurgia tradizionale, come nel caso del tumore della prostata o di quelli del rinofaringe, che per la posizione in cui si trovano possono essere difficilmente operabili. Spesso è comunque associata ad altri trattamenti, come la chirurgia tradizionale o la chemioterapia.
In genere la radioterapia utilizza i raggi X, impiegati in medicina da molto tempo: sono stati scoperti più di un secolo fa e da allora sono usati sia a scopo diagnostico, come nel caso delle radiografie, sia a scopo terapeutico, nel caso appunto della radioterapia. Ovviamente le dosi di raggi X e le modalità di somministrazione sono differenti a seconda degli usi:
La radioterapia utilizza radiazioni ad alta energia prodotte da specifiche apparecchiature chiamate acceleratori lineari (linac). Le radiazioni sono dirette contro la massa tumorale e danneggiano la capacità delle cellule cancerose di moltiplicarsi: il tumore così trattato non è più in grado di crescere e si riduce progressivamente. Quando le cellule tumorali muoiono, il corpo le elimina. Sebbene la precisione della radioterapia sia aumentata sempre di più nel corso degli anni, può accadere che alcune cellule sane, vicine alla zona malata, siano colpite dalle radiazioni. Rispetto alle cellule tumorali, però, quelle sane sanno riparare meglio il danno inflitto dalle radiazioni, ragione per cui è possibile effettuare trattamenti efficaci di radioterapia con effetti collaterali contenuti. Per valutare la risposta alla terapia bisogna comunque attendere 6-8 settimane dal termine dei trattamenti.
A seconda del tipo di tumore e delle condizioni cliniche e generali del paziente, la radioterapia può essere utilizzata con diversi obiettivi:
La radioterapia può essere somministrata in due modi:
Oltre alla brachiterapia a sorgente sigillata, esiste anche la radioterapia metabolica, che prevede la somministrazione di sorgenti radioattive non sigillate, come avviene nel caso della cura del tumore alla tiroide, dove un liquido radioattivo viene captato in maniera specifica dalle cellule tumorali. In questo caso il trattamento è generalmente affidato al medico specialista in medicina nucleare.
Il trattamento di radioterapia è personalizzato per ciascun paziente a seconda del tipo di tumore, delle sue dimensioni, della localizzazione nell’organismo e delle condizioni cliniche generali del paziente stesso. Quindi non esiste in assoluto una radioterapia migliore o più efficace di un’altra. Per esempio, quando il volume della massa tumorale è ampio, come per alcuni tumori del polmone o della mammella, si utilizza la radioterapia esterna a intensità modulata; invece, per volumi piccoli, come avviene in caso di un tumore dell’encefalo o un piccolo tumore del polmone o una piccola metastasi, in genere si preferisce la radioterapia stereotassica. L’obiettivo è applicare la migliore tecnica disponibile per ogni singolo caso.
In relazione a diversi fattori, oltre al tipo di radioterapia più indicata e al metodo di somministrazione, viene stabilita la dose di radiazioni complessiva necessaria a distruggere il tumore, in quante frazioni vada somministrata e con quale frequenza, determinando dunque la durata della terapia. A redigere e a realizzare il piano di cura di un paziente che deve sottoporsi a radioterapia è un’equipe di specialisti che agiscono in stretta collaborazione.
In genere il gruppo è formato da:
Nella radioterapia esterna, le radiazioni ionizzanti ad alta energia (elettroni, raggi X, irradiazioni gamma di cobalto, oppure fasci di particelle come protoni e adroni), sono emesse da un apparecchio che si trova all’esterno del corpo del paziente. Questo apparecchio, che non entra in contatto diretto con il corpo e non provoca alcun dolore, fa convergere le radiazioni nel punto preciso dove si trova il tessuto tumorale da distruggere. L’evoluzione tecnologica ha consentito di mettere a punto molti tipi di dispositivi e di tecniche, con caratteristiche diverse, e l’oncologo radioterapista sceglierà i più appropriati per il singolo paziente a seconda del tipo di tumore e della sua localizzazione. Oggi tutta la radioterapia è guidata da tecniche di imaging: ciò significa che immediatamente prima della seduta (ma a sempre più spesso anche durante l’irradiazione) si effettua un esame radiologico per verificare il punto esatto su cui verrà somministrata la dose di radiazioni.
Alcuni tipi di radioterapia esterna sono:
No, di solito la radioterapia esterna non richiede un ricovero. Si effettua in regime ambulatoriale, cioè ci si reca ogni volta in ospedale per il trattamento, terminato il quale si ritorna a casa propria. Il paziente nel periodo in cui si sottopone a radioterapia a fasci esterni non è mai radioattivo, per cui può proseguire normalmente la propria vita.
Il personale del reparto di radioterapia darà tutte le indicazioni necessarie riguardo i trasporti per raggiungere l’ospedale e, se fosse necessario, potrà organizzare il trasporto con una navetta o con l’ambulanza, qualora le condizioni generali del paziente lo richiedessero. Per chi abita molto lontano dall'ospedale, per esempio proviene da un’altra città, l’ospedale può talvolta avere a disposizione degli ostelli, o indicare strutture convenzionate o gruppi di volontariato che possono dare ospitalità.
Il trattamento dura circa 15-20 minuti. La maggior parte di questo tempo occorre per la fase di preparazione e per collocare il paziente in una posizione precisa, che viene verificata tramite sistemi guidati dalle immagini prima di erogare il trattamento. In genere si effettua una seduta di radioterapia al giorno dal lunedì al venerdì, con pausa il sabato e la domenica per consentire al paziente di riposare e alle cellule dei suoi organi sani di rigenerarsi in modo adeguato. In qualche caso invece la radioterapia viene somministrata due volte al giorno o a giorni alterni.
Il periodo di trattamento complessivo dura in media qualche settimana (intorno alle 20-25 sedute). In casi specifici lo schema di radioterapia prevede un’unica seduta e in questo caso il trattamento è chiamato radiochirurgia. Le nuove tecnologie hanno permesso di ridurre il numero delle sedute, utilizzando schemi ipofrazionati dove la dose giornaliera è più alta rispetto agli schemi frazionati normalmente.
La radioterapia esterna non è dolorosa e, terminata la terapia quotidiana, si può tornare alle proprie attività.
Nonostante si siano ricevute radiazioni, non rimane traccia di radioattività nel corpo del paziente, quindi ci si può avvicinare a chiunque senza temere di arrecare alcun danno, comprese donne in gravidanza e bambini.
Grazie all’evoluzione della tecnologia, in molti dei pazienti sottoposti a radioterapia non compaiono effetti collaterali e molti di loro continuano a svolgere le attività abituali, sport e lavoro compreso. Le persone, tuttavia, possono reagire in modo diverso alla cura: qualcuno ha maggiore bisogno di riposo e riduce quindi i propri impegni.
In alcuni pazienti possono comparire effetti collaterali (vedi alla voce effetti collaterali), specie quando il trattamento è somministrato in concomitanza con la chemioterapia. Tuttavia, questi effetti collaterali possono essere efficacemente ridotti e in parte prevenuti con appositi accorgimenti o opportune terapie di supporto.
Prima di iniziare il trattamento vero e proprio, è prevista la fase di simulazione. Si chiama così proprio perché l’apparecchiatura usata è simile a quella utilizzata per l’esecuzione della radioterapia e si muove nello stesso modo, mentre il paziente viene fatto collocare sul lettino, come se dovesse ricevere il trattamento.
In questa fase la macchina TC di simulazione raccoglie immagini del paziente (della sua anatomia interna), del tumore e della sua posizione, e le invia al computer in modo che l’oncologo radioterapista possa definire il bersaglio e avere chiaro dove si trovino gli organi circostanti.
Su questa base viene successivamente elaborato il piano di cura personalizzato, che comprende la direzione del fascio di radiazioni, il calcolo della dose e tutti i parametri necessari alla seduta di radioterapia.
È in questa fase che la posizione che il paziente dovrà mantenere durante le sedute di radioterapia viene registrata accuratamente e sulla sua pelle vengono segnati i punti di riferimento, spesso utilizzando dei piccoli tatuaggi.
Infine, per fare in modo che le parti del corpo interessate rimangano immobili durante la radioterapia, vengono predisposti degli appositi "sostegni" su misura (per esempio supporti per le braccia, le gambe e maniglie). Per il cranio, il volto o il collo, vengono preparate apposite "maschere" su misura in materiale termoplastico.
Avere sul volto questa maschera può risultare fastidioso all’inizio, o dare un leggero senso di claustrofobia. È bene quindi avvisare lo staff di radioterapia se ci si sente a disagio. Molte di queste maschere lasciano completamente aperte alcune parti del viso, permettendo un buon comfort e la possibilità di respirare normalmente, sia con la bocca, sia con il naso.
Per alcuni pazienti che devono essere sottoposti a trattamento radiante è possibile utilizzare una modalità di radioterapia interna. In questo caso, isotopi radioattivi (per lo più iridio, iodio, rutenio, palladio) vengono collocati all’interno del tumore o molto vicino a esso, rilasciando radiazioni direttamente sulla massa tumorale. Il trattamento si definisce storicamente brachiterapia (dal greco brachýs = corto) o anche radioterapia di contatto: in questo caso, infatti, la sorgente di radiazioni è posta direttamente a contatto con il bersaglio che deve colpire. A sua volta, la brachiterapia può essere distinta in quattro forme:
Anche nella radioterapia interna, come sempre nel piano di trattamento radioterapico, la scelta di uno o dell’altro tipo di trattamento viene attentamente valutata in base alle caratteristiche e dimensioni del tumore, alla sua posizione nel corpo e alle condizioni del paziente: l’oncologo radioterapista stabilisce il trattamento più efficace e più adatto al singolo caso.
Nella brachiterapia interstiziale, si effettua un piccolo intervento chirurgico per inserire nel tumore minuscole sonde di metallo radioattivo (per esempio aghi o “semi”, ovvero minuscoli cilindretti). Nella brachiterapia endocavitaria, il materiale radioattivo può essere anche immesso tramite un dispositivo a forma di sottile tubicino di plastica, chiamato applicatore, che viene inserito all’interno di una cavità naturale.
Per la cura del melanoma uveale, invece, la placca radioattiva viene inserita in corrispondenza del tumore con un intervento chirurgico, e lasciata in loco per il tempo necessario all’emissione della dose di radiazioni stabilita.
In base al trattamento varia la durata del ricovero ospedaliero. Può essere somministrata una leggera anestesia locale o anche un’anestesia generale, a seconda del tipo di sorgente radioattiva da posizionare e della sede da trattare. La sorgente viene lasciata all’interno del corpo per un certo periodo di tempo: in alcune terapie solo per alcuni minuti, in altre per alcuni giorni (dipende dall’attività della sorgente e dalla dose necessaria per lo specifico tumore), dopodiché viene rimossa. Nel caso di brachiterapia per un carcinoma prostatico, i “semi” esauriscono la radioattività nell’arco di alcuni mesi, non vengono rimossi e rimangono inattivi all’interno della prostata per tutta la vita.
Anche per la brachiterapia è prevista una fase di simulazione, in cui l’oncologo radioterapista stabilisce la posizione in cui dovranno essere collocate le sorgenti radioattive: spesso viene effettuata mediante una seduta ambulatoriale, ma a volte può essere indicato un breve ricovero, specie quando è richiesta l’anestesia.
Un paziente sottoposto a radioterapia interna può emettere una piccola dose di radiazioni fino a quando la sorgente è posizionata nel corpo. Si tratta di un periodo breve, durante il quale bisogna evitare il contatto con altre persone ed è necessario il ricovero in una stanza singola e schermata, in reparti adeguatamente attrezzati.
In casi molto particolari, come nella brachiterapia per carcinoma prostatico, pur avendo inserito delle sorgenti radioattive nel paziente, la dose non viene propagata all’esterno del suo corpo, ma solo nella zona tumorale. Il paziente, cioè, non emette radioattività e non rappresenta un pericolo per le altre persone.
In genere comunque, per maggiore prudenza, si consiglia di non avere stretti contatti con bambini e donne in gravidanza per un periodo di tempo variabile in base alla sostanza radioattiva utilizzata e fino a 6 mesi dal trattamento.
Per questo motivo è opportuno seguire alcuni accorgimenti che vengono definiti “norme di protezione” e che vengono prescritti esclusivamente dallo specialista, quando necessari:
È importante tenere presente che in genere la permanenza in queste condizioni di ricovero “protetto” è molto breve, generalmente uno o due giorni, e che le misure di sicurezza sono necessarie, come abbiamo già scritto, solo finché la sorgente radioattiva è posizionata nell’organismo.
Gli effetti collaterali che il trattamento radiante può provocare sono legati alla possibilità che le radiazioni colpiscano i tessuti sani immediatamente circostanti il tumore, provocando quindi alcuni disturbi, che sono rappresentati generalmente da fenomeni infiammatori transitori della zona radiotrattata. Gli effetti collaterali della radioterapia si manifestano quasi esclusivamente nell’area irradiata. Il modo in cui questi si manifestano è molto variabile da un paziente all’altro: la maggior parte dei pazienti riferisce solo lievi fastidi, mentre altri possono lamentare disturbi maggiori. Ciò dipende sia dalle condizioni di salute generali, sia dalla sede del tumore e dal tipo di trattamento cui si è sottoposti. Gli effetti collaterali possono comparire sia durante il trattamento, in genere verso la fine del periodo previsto, e sono definiti effetti a breve termine, sia dopo qualche tempo, e sono dunque considerati effetti a lungo termine. È bene chiedere in anticipo al medico quali saranno i disturbi più probabili nel proprio caso, e gli accorgimenti e le precauzioni da assumere per minimizzare i sintomi. A ogni modo, nella maggior parte dei casi gli effetti collaterali, sebbene fastidiosi, sono di lieve o modesta entità, e scompaiono in genere dopo qualche settimana, una volta terminato il trattamento. Solo in alcuni pazienti durano più a lungo, o richiedono terapie specifiche, soprattutto quando sono eseguiti trattamenti combinati con chemioterapia concomitante.
Vediamo quali sono gli effetti collaterali più frequenti e i loro possibili rimedi.
Molti pazienti si sentono più stanchi del solito nel periodo in cui sono sottoposti a radioterapia, specie dopo le prime settimane, e a volte questo disturbo può protrarsi per qualche settimana dopo la fine del trattamento.
Perché ci si sente più stanchi?
Le cellule tumorali distrutte dalle radiazioni rilasciano delle sostanze che devono essere eliminate dal corpo: un processo che richiede energia ed è faticoso. Più raramente la stanchezza potrebbe dipendere da un transitorio abbassamento del numero di globuli rossi (anemia), specie nei pazienti in cui le zone del corpo irradiate sono più estese: per questo motivo il medico prescriverà periodici esami del sangue e, se necessario, consiglierà una cura per l’anemia.
Cosa fare?
Si consiglia di riposare quanto necessario, in base a come ci si sente, e di muoversi per quanto possibile, per esempio facendo brevi passeggiate o un’altra attività fisica leggera a piacere, scegliendo il momento della giornata in cui ci si sente meno affaticati, e senza esagerare. È dimostrato da ricerche scientifiche che ciò è utile a ridurre la sensazione di stanchezza.
Le reazioni della pelle alla radioterapia dipendono dal tipo di pelle e dall’estensione dell’area trattata: in generale diviene più “delicata”, e gradualmente, dopo alcune sedute, possono comparire arrossamenti e irritazione, come un eritema solare. L’oncologo radioterapista monitora la situazione, ma in ogni caso è bene informarlo qualora ci si accorga che qualcosa alla propria pelle non va: in caso di reazioni importanti, infatti, il medico può decidere di sospendere il trattamento.
Come avere una buona cura della pelle durante la radioterapia?
Innanzitutto, è importante attenersi scrupolosamente alle indicazioni date in proposito dall’oncologo radioterapista.
In generale è bene tenere presente questi consigli:
Questi consigli valgono per l’area di pelle esposta alla radioterapia e per quella nelle immediate vicinanze, mentre il resto della cute può essere trattata normalmente.
Inoltre, è opportuno tener presente che nella maggior parte dei casi gli effetti sulla pelle sono transitori. In alcuni casi possono però comparire effetti duraturi, quali un colorito più scuro, oppure piccole chiazze rosse dovute a dilatazioni dei capillari (teleangectasie): non sono effetti preoccupanti, anche se possono dare fastidio dal punto di vista estetico; vi si potrà comunque porre rimedio con uno speciale trucco (camouflage).
La radioterapia può far cadere peli e capelli, ma esclusivamente nell’area trattata. Peli e capelli delle aree corporee non sottoposte a trattamento non vengono in alcun modo danneggiati. In ogni caso, nella maggior parte dei pazienti i capelli e i peli ricrescono dopo alcune settimane dal termine del trattamento.
Proprio come avviene per altre cure oncologiche, ad alcune persone che si sottopongono alla radioterapia capita di avvertire un cambiamento delle proprie condizioni emotive. Alcuni si sentono più ansiosi e nervosi, altri più tristi e depressi. Si può provare ansia, perdita di speranza, rabbia, depressione, voglia di piangere per un nonnulla. Non si tratta di emozioni causate direttamente dalla radioterapia, ma di stati d’animo comuni a chi deve affrontare la malattia, in particolare un tumore, favoriti dal necessario cambiamento delle abitudini di vita quotidiana e dalla preoccupazione per la malattia e le cure cui bisogna sottoporsi. Parlarne con il personale sanitario di radioterapia nel corso degli incontri quotidiani per la somministrazione del trattamento può essere molto utile per affrontare meglio la situazione.
Altri effetti collaterali possono comparire a seconda delle zone corporee trattate, sia a breve sia a lungo termine. Per esempio, in caso di radioterapia allo stomaco possono comparire nausea o disturbi dell’appetito e della digestione, oppure in caso di irradiazione al cavo orale possono manifestarsi secchezza alla bocca, alterazioni del gusto e così via, a seconda della sede corporea interessata.
È importante parlare con l’oncologo radioterapista di riferimento degli eventuali effetti collaterali per prevenirne la comparsa e attenuarne i sintomi.
Proseguire o meno l’attività lavorativa durante la radioterapia è una scelta che varia da caso a caso. Innanzitutto, dipende dalle condizioni generali del paziente, poi dalla sua risposta al trattamento e infine dal tipo di attività lavorativa svolta. Non vi è in altre parole una controindicazione assoluta a continuare a svolgere il proprio lavoro, specie quando non si tratti di un’attività faticosa dal punto di vista fisico.
Se si è in buone condizioni e il tumore non provoca disturbi, e soprattutto se si desidera farlo, si può proseguire il proprio lavoro, magari riducendo l’orario. Altrimenti si può usufruire del previsto congedo per malattia. Nella decisione conta ovviamente il parere del medico, che darà al paziente il consiglio più adeguato nel singolo caso.
Nel periodo in cui si è sottoposti a un trattamento di radioterapia è importante seguire un’alimentazione varia ed equilibrata e bere molti liquidi. In queste condizioni l’organismo ha bisogno di proteine e di un buon apporto di energia, cioè di calorie. È quindi importante scegliere cibi quali carne, pesce, uova, formaggio, latte intero, legumi, frutta secca. Il medico, comunque, prima di iniziare il trattamento fornisce indicazioni precise su come mangiare e, a volte, c’è anche la possibilità di fare un colloquio con un dietista.
Normalmente l’oncologo radioterapista e i membri dell’équipe forniscono tutte le informazioni e le spiegazioni necessarie. Prima di iniziare il trattamento è, però, bene sgomberare il campo da ogni possibile dubbio o timore, rivolgendo al medico alcune domande a proposito della radioterapia, su come viene fatta e sui possibili effetti collaterali. Ciò permetterà da un lato di affrontare il trattamento più serenamente e di pianificare meglio le proprie attività, e dall’altro di essere più preparati a riconoscere prontamente eventuali effetti collaterali qualora dovessero comparire, sapere come comportarsi e mettere in atto tutte le strategie utili a prevenirli.
Ecco tre diverse liste di domande utili: una sulla radioterapia in generale, una sulle modalità e una sui possibili effetti collaterali.
Domande generali sulla radioterapia
Domande sulle modalità del trattamento
Domande sugli effetti collaterali
Le informazioni presenti in questa pagina non sostituiscono il parere del medico.
Autore originale: Michela Vuga
Revisione di Cristina Da Rold in data 08/04/2025
Michela Vuga