Ultimo aggiornamento: 24 giugno 2022
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La toracentesi è un’analisi del liquido prelevato dalla cavità pleurica, mentre la paracentesi di quello della cavità peritoneale. Scopo dell’esame è comprendere la causa dell’eventuale accumulo di liquido.
Le cavità pleurica è un sottile spazio virtuale compreso tra la cavità toracica che accoglie i polmoni e i polmoni stessi, mentre quella peritoneale è una cavità vera e propria che si articola tra alcuni visceri addominali. In entrambe queste regioni del corpo normalmente si trova solo un limitato quantitativo di liquido, riversato in questi spazi dalle membrane stesse che ricoprono queste cavità. La presenza di tale liquido in corrette quantità è fondamentale per garantire il reciproco scorrimento tra le membrane che rivestono gli organi e le pareti delle cavità (toracica o addominale) che li accolgono. Tuttavia, l’accumulo di liquido in una quantità superiore al normale prende il nome, a livello toracico, di versamento pleurico, e a livello addominale, di ascite. Tale accumulo può causare importanti problemi agli organi che si trovano in tal modo costretti in un “contenitore” che, a causa del versamento, è divenuto troppo piccolo, oppure, depositandosi in grande quantità, come nell’ascite, possono causare una sottrazione importante di liquidi dai tessuti corporei. Il depositarsi di tale eccesso di liquido può dipendere da un tumore che riguarda la membrana di rivestimento o l’organo da questa rivestito, oppure da malattie infiammatorie di queste membrane. Un’altra possibile causa è la mancanza di adeguate proteine che nel plasma, in condizioni normali, limitano l’entità di tali versamenti (un esempio sono poche albumine nel plasma sanguigno a causa di insufficienza epatica – il fegato è il produttore di tali proteine – o a causa di denutrizione o malnutrizione – quando al fegato mancano le sostanze per produrre le albumine).
Oltre che a scopo diagnostico, le due procedure di toracentesi e paracentesi possono essere effettuate per ridurre la pressione esercitata sugli altri organi dal liquido in eccesso, che per esempio può ostacolare la respirazione o causare dolore.
Toracentesi e paracentesi sono due esami condotti introducendo un ago sottile, in anestesia locale e sotto guida ecografica, nel torace o nell’addome del paziente.
In caso di toracentesi, il paziente sta seduto in posizione eretta e piegato in avanti, appoggiato a un tavolo. L’ago viene inserito nel torace, in prossimità della zona in cui si evidenzia l’accumulo, e il liquido viene raccolto in una siringa o in una sacca.
In caso di paracentesi, la paziente è sdraiata sulla schiena o su un fianco. L’ago viene inserito sull’addome, e il liquido viene raccolto in appositi contenitori sterili. Talvolta, nella paracentesi, il medico può decidere di lasciare un tubicino (catetere) che permette di drenare liquido nei giorni successivi all’esame. Nel caso di toracentesi può essere indicato un cateterismo che, sfruttando il vuoto, aspiri attivamente il liquido in eccesso e l’eventuale aria che si è accumulata nella cavità pleurica.
Entrambi gli esami possono essere controindicati in persone che hanno patologie della coagulazione del sangue o risultare difficoltosi in presenza di aderenze dovute a precedenti interventi rispettivamente al torace o all'addome. La toracentesi è inoltre controindicata nelle persone con scompenso cardiaco e dilatazione della parte destra del cuore (cor pulmonale) oppure che soffrono di malattie polmonari croniche, come l'enfisema. La paracentesi può essere resa difficoltosa da una forte obesità.
Nei giorni precedenti l’esame il medico potrebbe chiedere di interrompere eventuali terapie anticoagulanti o antiaggreganti. È bene segnalare la presenza di allergie e la possibilità di una gravidanza in corso.
Trattandosi di un esame invasivo, se l'esame viene effettuato in ambulatorio e non durante un ricovero, è meglio farsi accompagnare.
Prima di introdurre l’ago si effettua un’anestesia locale, per cui, al di là del piccolo disagio legato all'iniezione, si sente solo un leggero dolore o un senso di pressione al momento della penetrazione dell’ago e dell’aspirazione del liquido.
Quando dall’addome vengono asportate grandi quantità di liquido è possibile avvertire un leggero giramento di testa per il calo di pressione arteriosa; in questo caso il medico può somministrare altri liquidi tramite una flebo e ripristinare l’equilibrio elettrolitico.
In generale si tratta di procedure sicure, anche se in rari casi è possibile che si verifichino complicazioni. Nella toracentesi l'ago può accidentalmente pungere il polmone: in questo caso l’aria che entra nella cavità pleurica può far collassare parte del polmone stesso (pneumotorace).
Le probabilità che durante la paracentesi si colpisca la vescica, l'intestino o un vaso sanguigno sono molto basse, così come l’eventualità che cellule tumorali presenti nella cavità peritoneale si possano diffondere.
In entrambe le procedure non si può escludere il rischio, raro, di complicazioni emorragiche o infettive, per cui è bene contattare immediatamente il medico se nei giorni successivi all'esame compaiono febbre, dolore o sangue nelle urine o nel liquido di drenaggio.
L'esame non implica rischi a distanza di tempo.
La toracentesi viene eseguita di solito in 10-15 minuti, la paracentesi in 20-30 minuti, salvo, per entrambi i casi, vi sia la necessità di mantenere in sede un catetere.
Dopo entrambi gli esami è bene restare in osservazione per circa 2-3 ore, salvo vi sia la necessità di mantenere in sede un catetere.
Dopo l'esame si può riprendere la propria vita normale.
Le informazioni di questa pagina non sostituiscono il parere del medico.
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