Ultimo aggiornamento: 10 novembre 2021
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L'ecografia prostatica transrettale è un esame diagnostico per immagini della ghiandola prostatica. Tramite una sonda ultrasonografica specifica inserita per un breve tratto nel retto, la macchina ecografica emette ultrasuoni a bassa frequenza e alta intensità nella zona da esplorare. Le onde sonore rimbalzano sui tessuti o sugli organi interni, e producono diversi tipi di eco che formano un'immagine della prostata sullo schermo di un computer. In questo modo è possibile determinare alcune caratteristiche (dimensioni, asimmetrie, calcificazioni) della ghiandola che vengono elaborate in immagini visualizzabili in forma statica o di video.
L’esame però non consente una diagnosi precisa, per la quale occorre anche la biopsia, ovvero il prelievo di frammenti di tessuto da analizzare in laboratorio.
L’ecografia prostatica è una guida molto utile per eseguire la biopsia prostatica. L’insieme di queste due indagini, ecografia e biopsia prostatica, può chiarire dubbi sollevati da elevati valori di PSA o dall'esplorazione rettale. Qualora la biopsia confermi la presenza di un tumore, può precisarne il tipo e valutarne l'aggressività.
Per i pazienti cui è già stato diagnosticato un tumore, ovvero quelli in “sorveglianza attiva” per un cancro a basso rischio, l’esame serve a valutare l’eventuale evoluzione della malattia.
L’ecografia prostatica può talvolta essere utilizzata anche per effettuare trattamenti del tumore della prostata, come la brachiterapia, una forma di radioterapia che prevede l’impianto di fonti di radiazioni direttamente all’interno della ghiandola.
Il paziente è sdraiato sul lettino su un fianco, con le ginocchia verso il petto, oppure in posizione supina con le gambe sollevate. Prima di introdurre la sonda, il medico pratica un’esplorazione con il proprio dito per verificare che non vi siano ostacoli all'inserimento. La sonda, opportunamente lubrificata, viene poi inserita e si ottengono le immagini che vengono visualizzate sul monitor del computer.
L'esame è controindicato se il paziente soffre di emorroidi sanguinanti, ragadi anali, stenosi anali. Occorre inoltre prestare attenzione alle situazioni in cui è più facile andare incontro a emorragie, per esempio quando si prendono medicinali anticoagulanti o per fluidificare il sangue. Non può essere eseguita nei pazienti precedentemente sottoposti a interventi demolitivi pelvici o rettali.
Se si assumono medicinali anticoagulanti o per fluidificare il sangue, il medico può chiedere, in caso di biopsia, di sospendere la terapia una settimana prima dell'esame. Per la stessa ragione, nei giorni precedenti l'indagine non bisogna assumere aspirina o altri farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS).
In genere viene prescritto un antibiotico da iniziare la sera prima dell'esame e continuare nei giorni successivi per prevenire il rischio di infezioni.
Perché l'ampolla rettale sia completamente vuota al momento dell'indagine, si consiglia inoltre una supposta di glicerina la sera e una la mattina dell'esame, oppure un clistere alcune ore prima del test. Il giorno dell'esame non occorre stare a digiuno, ma è consigliata una colazione leggera. Nelle ore che lo precedono, inoltre, è bene bere molto e non urinare in modo che la vescica sia piena, così da migliorare la trasmissione delle onde attraverso i tessuti.
Per la sola ecografia transrettale non occorre essere accompagnati, ma se viene eseguita la biopsia, è invece opportuno.
Non è un esame doloroso. Il paziente potrebbe avvertire sensazione di fastidio durante l’esame e di indolenzimento nei giorni seguenti. La sonda viene lubrificata con un gel e ha un diametro tale per cui il suo inserimento non è in genere avvertito come doloroso. Si possono invece sentire piccole punture se il medico effettua prelievi per la biopsia, ma è possibile ridurre il disturbo con un'anestesia locale.
Il rischio più significativo è di infezioni, che tuttavia possono essere prevenute con un'adeguata profilassi antibiotica. È bene comunque avvisare il medico se nei giorni successivi dovesse comparire una febbre improvvisa. Dopo la biopsia è normale un indolenzimento della parte. Sì può anche verificare un sanguinamento uretrale nelle prime 24 ore dall'esame, mentre la presenza di sangue nelle urine o nel liquido seminale può proseguire per alcuni giorni o addirittura settimane. Più raramente il paziente può avere difficoltà a urinare per un rigonfiamento della prostata.
L'esame di per sé non comporta rischia lungo termine.
L'indagine dura in tutto circa quindici minuti.
Al termine dell'esame si può tornare a casa. Dopo la biopsia bisogna rimanere in osservazione fino alla prima minzione.
Nelle 24 ore successive l'esame è meglio evitare sforzi intensi e astenersi per due o tre giorni dall'attività sessuale. Per il resto, dopo l'indagine si può riprendere la propria vita normale, avendo cura di ricominciare la terapia anticoagulante o fluidificante (se interrotta) dopo tre giorni dal test o quando non si osservano più perdite di sangue.
Le informazioni di questa pagina non sostituiscono il parere del medico.
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