Ultimo aggiornamento: 5 giugno 2020
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La biopsia epatica, o agobiopsia del fegato, è un esame prescritto per diagnosticare malattie acute e croniche del fegato, o per valutare l’efficacia di una terapia.
L’esame consiste nel prelievo di tessuto epatico da sottoporre ad analisi di laboratorio. Grazie alla biopsia epatica, è possibile diagnosticare o confermare il sospetto diagnostico di alterazioni e patologie che colpiscono il fegato, da quelle congenite alle infezioni virali, dalla steatosi epatica (il cosiddetto fegato grasso) ai tumori. Lo studio in laboratorio delle cellule prelevate con la biopsia consente di valutare lo stadio della malattia e prevedere come potrebbe evolvere.
Pur rimanendo un esame fondamentale nel monitoraggio di malattie croniche del fegato (come l’epatite e la cirrosi) che provocano fibrosi epatica, le biopsie periodiche sono state sostituite dal fibroscan, un esame simile all’ecografia, che utilizza ultrasuoni e pertanto non è invasivo.
Si tratta di un tipo di esame eseguito molto di rado, quando cioè le condizioni del paziente, per esempio in presenza di ascite (liquido nella cavità addominale), non permettono una normale biopsia epatica. Consiste nell’inserire un catetere nella vena giugulare interna del collo e portare tale catetere poi, sotto guida radiologica, in una vena del fegato, dove, grazie a un ago estremamente sottile, verrà prelevato un campione di tessuto epatico da sottoporre all’esame istologico.
Il paziente viene fatto distendere supino, il medico disinfetta la parte superiore destra dell’addome e parte del torace. Inoltre, per evitare che il paziente avverta dolore, effettua un’anestesia locale. Successivamente, per prelevare un campione di tessuto epatico, inserisce un apposito ago molto sottile: la manovra dura pochi secondi e viene eseguita sotto la guida dell'ecografia, che permette di visualizzare l’area attraversata dall’ago. Nel caso in cui il paziente sia particolarmente agitato, prima di sottoporlo all’esame gli viene somministrata una sedazione leggera.
L'esame non si può eseguire se il paziente ha gravi disturbi della coagulazione del sangue o assume farmaci che potrebbero provocare un sanguinamento. Sarà il medico a richiedere tutti gli accertamenti necessari a escludere la presenza di condizioni che possano rendere la biopsia rischiosa.
La durata complessiva dell'intera procedura è di circa 20 minuti, anche se il prelievo vero e proprio non dura che qualche secondo.
Prima di sottoporsi all'esame è necessario essere a digiuno da sei-otto ore e la sera del giorno precedente è preferibile mangiare poco.
È necessario farsi accompagnare; la guida è fortemente sconsigliata dopo la biopsia.
Si può avvertire una sensazione dolorosa al momento della puntura. L'area può rimanere indolenzita per un po' di tempo dopo la fine dell’esame. A volte il dolore si presenta anche sulla schiena, in corrispondenza della spalla destra; talvolta può comparire nausea. Si tratta di sintomi che di solito regrediscono spontaneamente.
Le complicanze sono molto più rare di un tempo grazie al supporto dell'ecografia durante l’esecuzione dell’esame e all’impiego di nuovi aghi più sottili e meno traumatici; la più frequente è il sanguinamento all'interno del fegato. Per essere pronti a intervenire nel caso insorgessero problemi, prima dell’esame viene inserito un ago-cannula in una vena attraverso cui poter somministrare i farmaci necessari a fronteggiare l’eventuale emergenza.
No, ma se una volta a casa comparissero sintomi come dolore nell’area in cui è stata effettuata la biopsia, è meglio avvisare subito il medico.
Terminata l'indagine, il paziente viene trattenuto in osservazione per 3-4 ore, sdraiato a letto, avendo cura di comprimere con una borsa del ghiaccio l'area in cui è stata eseguita la biopsia. Dopo questa fase si può tornare a casa, con un accompagnatore. Dopo l’esame è necessario rimanere a digiuno per 6 ore.
Per le 24 ore successive alla biopsia è consigliabile rimanere a riposo, evitare di fare sforzi fisici e, dopo le prime 6 ore di digiuno completo, mangiare poco.
Le informazioni di questa pagina non sostituiscono il parere del medico.
Michela Vuga