Ultimo aggiornamento: 10 novembre 2021
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L'angiografia è un esame radiologico che permette di esaminare i vasi sanguigni, visualizzandone la morfologia e i rapporti con l’ambiente circostante, tramite l'iniezione endovenosa di un mezzo di contrasto, ovvero di una sostanza, spesso a base di iodio, che appare opaca (come le ossa) alla radiografia. Questa sostanza raggiunge l’organo da studiare attraverso un catetere inserito in un vaso sanguigno, per esempio l’arteria femorale.
L'esame può avere diversi scopi ed essere di conseguenza definito:
A seconda della sede e della modalità di indagine l’esame può assumere nomi diversi, per esempio:
In oncologia l’angiografia ha due scopi: studiare la vascolarizzazione dei tumori nei vari organi in vista della preparazione di un intervento chirurgico e guidare trattamenti eseguibili in alternativa alla chirurgia (radiologia interventistica). In alcuni casi la parte radiologica dell’esame viene sostituita dalla tomografia computerizzata (TC) o dalla risonanza magnetica: si parla in questi casi di angio-TC e angio-RM. La ricostruzione delle immagini può essere elaborata da sofisticati software grafici 3D (per esempio, il Three Dimensional Volume-Rendering Technique - 3D-VRT) che permettono al medico di esaminare da più punti di vista la vascolarizzazione della regione anatomica interessata.
È necessario che il paziente faccia degli esami del sangue preventivi, soprattutto per verificare la funzionalità renale. Infatti, quando il mezzo di contrasto è un tipo di sostanza eliminata prevalentemente dal rene, bisogna assicurarsi che la filtrazione di quest’ultimo sia nella norma, onde evitarne l’accumulo nel sangue.
Poiché la procedura prevede l'uso di radiazioni ionizzanti (angiografia e angio-TC), è in genere controindicata nelle donne in gravidanza, per le quali si preferisce ricorrere all'angio-RM, che utilizza campi magnetici al posto delle radiazioni ionizzanti e particolari mezzi di contrasto paramagnetici. Particolare attenzione va prestata anche per l’esecuzione della RM, nel caso il paziente sia portatore di protesi, placche metalliche o pacemaker, da segnalare prontamente al medico. Le allergie sono altre importanti condizioni da segnalare, in particolare quelle ai mezzi di contrasto, qualora il paziente ne sia consapevole per essersi già sottoposto a esami simili, e quelle alimentari, per esempio ai frutti di mare, spesso associate a queste. Le reazioni anafilattiche sono comunque molto rare: nella maggior parte dei casi di allergia compaiono lievi disturbi che i medici tengono sotto controllo con l'uso di medicinali.
È necessario digiunare per almeno otto ore prima dell'esame, ma è permesso bere acqua. In genere non bisogna sospendere le medicine, ma è consigliabile concordare con il medico quali farmaci assumere e quali eventualmente sospendere. Subito prima di sottoporsi all'indagine bisogna togliere gioielli e altri oggetti metallici e svuotare la vescica. Il personale infermieristico provvederà a fornire un camice da indossare durante l'angiografia e a depilare la zona dove verrà inserito il catetere.
È necessario farsi accompagnare per il ritorno a casa se l'esame viene fatto in giornata: dopo l’esame la guida è fortemente sconsigliata.
La procedura è eseguita in anestesia locale e non è dolorosa; al massimo si percepisce un leggero fastidio durante l'inserimento del catetere. L'anestesia generale è riservata a casi particolari, per esempio nei bambini, perché non riescono a stare adeguatamente immobili. È possibile avvertire un senso di calore o bruciore mentre il mezzo di contrasto entra nel circolo sanguigno. Qualcuno segnala anche nausea o avverte un sapore amaro o salato in bocca. Al termine dell'esame viene praticata una medicazione compressiva sul punto di inserimento del catetere ed è necessaria l'immobilità per alcune ore.
I rischi possono essere legati all'inserimento del catetere, che raramente può provocare sanguinamenti, infezioni o lesioni dei vasi sanguigni; oppure al mezzo di contrasto, che può danneggiare i reni o scatenare una reazione allergica più o meno grave. Per questo è importante segnalare al personale prima dell'esame la presenza di patologie renali e di allergie, soprattutto quelle già emerse, ai componenti del mezzo di contrasto.
L'angiografia, tranne nel caso in cui venga utilizzata la RM, espone a radiazioni ionizzanti (raggi X), ma a dosi basse, e in genere tale esposizione è ampiamente giustificata dalle indicazioni per cui l'esame viene richiesto.
La durata dell'esame può variare molto in base alla sede interessata e al tipo di procedura scelta: mediamente si va dai 30 minuti alle due ore.
Terminata la procedura, il paziente viene portato in reparto, dove viene tenuto sotto controllo per alcune ore. Talvolta può essere opportuno anche un pernottamento in ospedale.
In generale si richiedono almeno 24 ore di riposo, dopo di che è possibile riprendere le normali attività quotidiane.
Le informazioni di questa pagina non sostituiscono il parere del medico.
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