Anna Rita Franco Migliaccio

Nata a Mesagne (BR) nel 1952, si è laureata in scienze naturali e successivamente in scienze biologiche all’Università Federico II di Napoli. Dopo un’esperienza come ricercatrice al Policlinico di Napoli, ha continuato la sua formazione in Olanda, al Radiobiological Institute di Rijswijk. Ha poi iniziato la sua attività di ricercatrice alternando esperienze in Italia, all’Istituto superiore di sanità, e all’estero. Ha lavorato al Laboratory of Hematopoietic Growth Factors del New York Blood Center, di cui è stata condirettrice tra il 1992 e il 1997; all’Università dell’Illinois a Chicago; alla Mount Sinai School of Medicine (ora Icahn School of Medicine at Mount Sinai) di New York. Oggi è di nuovo in Italia, all’Università Alma Mater Studiorum di Bologna, dove affianca l’attività di ricerca all’insegnamento.

Progetti seguiti

Contributions of cytokines to the etiology and progression of primary myelofibrosis

Nome dell'istituzioneUniversità Campus Bio-Medico di Roma
RegioneLazio
Budget anno in corso94.000 €
Tipo di progettoIG
Annualità2019 - 2024
Descrizione

Il progetto di ricerca ha l’obiettivo di identificare trattamenti che prevengano o rallentino la progressione della mielofibrosi. La mielofibrosi è una forma tumorale che colpisce le cellule staminali ematopoietiche del midollo osseo e causa la graduale comparsa, nel midollo osseo, di un tessuto fibroso che ne altera la struttura e ne impedisce il funzionamento. A eccezione del trapianto di midollo, per il quale ha i requisiti solo un numero limitato di pazienti, a oggi non esistono cure per questa malattia ancora poco curabile. Ricerche recenti hanno mostrato che la patologia è preceduta da una forma relativamente benigna che può durare molti anni. Il progetto punta a comprendere i meccanismi che alimentano la progressione della malattia da pre-mielofibrosi a mielofibrosi, e in particolare il ruolo svolto in questo processo da alcune proteine, come il fattore di crescita trasformante beta. Inoltre nello studio si cercherà di verificare se trattamenti farmacologici diretti contro queste molecole siano in grado di prevenire la progressione della malattia dalle forme indolenti alla mielofibrosi vera e propria.