Ultimo aggiornamento: 3 aprile 2025
Un nuovo documento dell’Organizzazione mondiale della sanità dà indicazioni per promuovere la prevenzione e il controllo delle infezioni, a beneficio anche dei pazienti oncologici che sono particolarmente vulnerabili.
Circa il 7% dei pazienti ricoverati in Europa contrae un’infezione durante la degenza ospedaliera, percentuale che sale al 15% nei Paesi a più basso reddito, come mostrano i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Le infezioni nosocomiali, ovvero contratte in ospedale, costituiscono un grave problema per i pazienti e un onere importante per i servizi sanitari. Contribuiscono infatti all’aggravarsi delle malattie, al prolungamento dei ricoveri e a un aumento della mortalità. Il problema ha l’impatto maggiore sui pazienti più fragili, tra cui quelli oncologici, che spesso hanno un sistema immunitario indebolito o compromesso.
Negli ultimi decenni il fenomeno delle infezioni nosocomiali si è ulteriormente aggravato per il numero sempre maggiore di patogeni che hanno sviluppato resistenza ad antibiotici e altri antimicrobici, per cui hanno smesso di rispondere ai farmaci più comuni, lasciando i medici con risorse limitate per debellare alcune infezioni. Ad alimentare il problema è l’uso eccessivo e inappropriato degli antibiotici, sia in ambito ospedaliero sia in altri contesti, tra cui gli allevamenti. Come riporta l’OMS, ogni anno nel mondo si registrano circa 136 milioni di infezioni ospedaliere legate alla resistenza agli antibiotici, causando circa 3,5 milioni di decessi. Il fenomeno è particolarmente rilevante in Italia, dove si verifica circa un terzo delle morti dovute ad antibiotico-resistenza antimicrobica in Europa. Secondo il rapporto annuale “L’uso degli antibiotici in Italia - 2023” pubblicato dall’Agenzia italiana del farmaco (AIFA), tra il 2020 e il 2021 il consumo di antibiotici ospedalieri è aumentato dell’1,3% circa, tornando ai livelli precedenti alla pandemia di Covid-19. Ancora più preoccupante è il dato sull’uso di antibiotici per infezioni da microrganismi multiresistenti, quasi raddoppiato dal 2016 al 2023, passando da 12,7 a 24,4 dosi giornaliere ogni 1.000 abitanti.
Per affrontare il problema delle infezioni nosocomiali, a marzo 2025 l’OMS ha pubblicato un documento rivolto a governi, istituzioni e ospedali contenente linee guida per prevenirle.
La prevenzione delle infezioni nosocomiali passa innanzitutto dal miglioramento degli standard igienico-sanitari. Gli esperti fanno riferimento a due concetti chiave: il primo è IPC (sigla di “Infection Prevention and Control”, prevenzione e controllo delle infezioni), e il secondo è WASH (“Water, Sanitation and Hygiene”, ovvero acqua, sanificazione e igiene). Per investire su questi aspetti occorre adottare misure concrete come la presenza di infermieri specializzati nella prevenzione delle infezioni, l’installazione di dispenser di soluzioni alcoliche per l’igiene delle mani, la disponibilità di stanze singole, l’uso corretto dei dispositivi di protezione individuale (DPI) e l’applicazione di protocolli di sicurezza per la somministrazione e lo smaltimento dei farmaci. Fondamentali sono anche la sterilizzazione degli strumenti medici, la disinfezione regolare degli ambienti ospedalieri e la promozione di tecniche più sicure di iniezione per proteggere pazienti e operatori sanitari. Questi interventi non solo riducono la diffusione delle infezioni, ma aiutano a contrastare la resistenza antimicrobica e abbassano i costi sanitari, garantendo al contempo un ambiente di lavoro più sicuro per il personale medico.
Il nuovo documento dell’OMS evidenzia il significativo ritorno economico degli investimenti in prevenzione e controllo delle infezioni. Prevenire le infezioni a livello mondiale richiederebbe un investimento di 1,3 miliardi di dollari, una cifra pari a meno di un sesto dei 9 miliardi necessari per contenere la resistenza antimicrobica, una volta che questa si è diffusa. Inoltre, ogni dollaro investito in misure di prevenzione genererebbe un ritorno fino a 24,6 dollari (circa 22,7 euro). Questi vantaggi economici, come spiegano gli autori del documento, sarebbero il risultato del risparmio annuo totale sulla spesa sanitaria e dell’aumento della produttività nei 34 Paesi, conseguente all’adesione alle linee guida, diviso per il costo totale di attuazione delle linee guida stesse tra il 2023 e il 2050. Gli interventi più efficaci dal punto di vista dell’impatto economico e della riduzione della mortalità includono l’igiene delle mani, la prescrizione ritardata degli antibiotici (che prevede di somministrare i farmaci solo in caso di peggioramento dei sintomi) e l’incremento dell’uso dei dispositivi di sicurezza.
Nonostante la relativa semplicità degli interventi proposti, la situazione globale è ancora molto migliorabile. Secondo il Rapporto globale OMS sull’IPC 2024, nel 2023 il 9% dei Paesi non disponeva ancora di un programma di prevenzione e controllo delle infezioni, mentre solo il 39% aveva adottato strategie nazionali, alcune delle quali ancora prive di un adeguato sistema di monitoraggio. Inoltre, appena il 44% dei Paesi aveva stanziato un budget dedicato all’implementazione dei piani IPC, e solo il 6% rispettava tutti i requisiti minimi stabiliti dall’OMS. A livello delle singole strutture sanitarie, il quadro è altrettanto preoccupante: su un campione di 5.537 ospedali in 92 Paesi, solo il 15,8% soddisfaceva tutti gli standard minimi per la prevenzione delle infezioni.
Questi numeri evidenziano l’urgenza di un impegno coordinato e continuo per migliorare la sicurezza dei pazienti e rafforzare la resilienza dei sistemi sanitari. Solo attraverso investimenti mirati e strategie efficaci sarà infatti possibile contenere il fenomeno delle infezioni ospedaliere e la crescente minaccia della resistenza antimicrobica.
Grazie alle linee guida dell’OMS, nei prossimi anni la situazione potrebbe migliorare. Inoltre, nel corso della settantasettesima Assemblea mondiale della sanità, tenutasi a Ginevra a maggio 2024, i Paesi membri hanno approvato all’unanimità un piano d’azione globale per prevenire e monitorare le infezioni per il periodo 2024-2030.
Cristina Da Rold