Ultimo aggiornamento: 1 febbraio 2025
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Il Pap test (test di Papanicolaou, dal cognome del medico che lo ha inventato) è un esame di screening per la diagnosi precoce di lesioni precancerose o di tumori della cervice uterina. Di recente è a volte sostituito dal test per il Papillomavirus (HPV-DNA test), un esame che permette di rilevare tracce di DNA del virus all’origine della stragrande maggior parte dei tumori della cervice. Entrambi gli esami di screening si effettuano prevalentemente in donne sane, senza alcun segno di possibile malattia. Lo scopo è individuare precocemente tumori della cervice uterina o specifiche alterazioni predisponenti nelle cellule del collo dell’utero, che col passare del tempo potrebbero dare origine a questo tipo di cancro.
Le linee guida più recenti raccomandano di iniziare lo screening a partire dai 25 anni di età. Prima dello sviluppo dell’HPV-DNA test, per questi screening veniva impiegato il solo Pap test, eseguito ogni 3 anni. Questo approccio ha contribuito significativamente a ridurre la mortalità per tumore della cervice uterina. Oggi l’HPV-DNA test è il metodo preferito, in quanto permette di individuare direttamente la presenza del virus responsabile del tumore. Può essere eseguito ogni 5 anni nelle donne tra i 25 e i 65 anni. Nei casi in cui l’HPV-DNA test dia un risultato positivo, il Pap test viene utilizzato come esame di completamento per identificare le eventuali alterazioni cellulari.
In caso di anomalie nei risultati dello screening, come alterazioni cellulari o infezioni persistenti da HPV, si raccomandano controlli più frequenti e un follow-up appropriato per prevenire l’evoluzione verso condizioni più gravi.
Il Pap test si effettua con le stesse modalità di una visita ginecologica, durante la quale si sfrutta lo speculum, uno speciale strumento che dilata leggermente l’apertura vaginale e permette di vedere il collo dell’utero. L’operatore preleva una piccola quantità di secrezioni dal collo dell’utero con un piccolo spazzolino e poi dispone il campione su un vetrino, fissandole con uno spray apposito. Oggi è anche possibile conservare il campione in una provetta in una apposita soluzione. Sul campione, e nello specifico sulle cellule esfoliate dal tessuto di rivestimento della cervice nella parte che sporge nel canale vaginale, si farà l’esame citologico in laboratorio, esaminandolo con appositi metodi di colorazione e un approfondito esame computerizzato.
Dalla ricerca scientifica stanno emergendo metodi di intelligenza artificiale per migliorare l’interpretazione dei risultati del Pap test e del test HPV e aumentare l’affidabilità dei risultati dello screening del tumore cervicale. Sarà così possibile migliorare la precisione diagnostica, anche grazie a tecnologie con cui identificare biomarcatori molecolari associati al rischio di progressione delle lesioni cervicali, permettendo approcci più precisi e mirati. Questi sviluppi si accompagnano a progressi nella prevenzione, per esempio con vaccini anti-HPV di nuova generazione che offrono una protezione ampliata contro ulteriori ceppi virali oncogeni.
L'oncologo medico Sandro Pignata spiega come si svolge il Pap test, offerto in tutta Italia come base dello screening per il tumore della cervice uterina.
Non vi sono controindicazioni particolari per effettuare questo esame, ma prima di sottoporvisi è necessario avere alcune accortezze, per permettere la raccolta di un campione ottimale. Il Pap test non va fatto durante le mestruazioni (si consiglia almeno 5 giorni prima o dopo) e non devono esserci perdite ematiche in atto. Si dovrebbero inoltre evitare i rapporti sessuali nelle 24 ore precedenti. Se il materiale raccolto non è ottimale è possibile che il risultato del test non sia leggibile e vada quindi ripetuto.
La gravidanza, invece, non rappresenta una controindicazione all’indagine, anche se è bene informare chi esegue l’esame della propria condizione. Ugualmente, l’uso di contraccettivi (orali o locali) o la presenza di una spirale intrauterina sono irrilevanti ai fini del test.
Le donne in menopausa dovrebbero continuare a sottoporsi all’esame, anche se non hanno più rapporti sessuali, almeno fino ai 65 anni. Infatti, il test può fornire informazioni rilevanti sullo stato dell'endometrio uterino. Anche nel caso di assenza di rapporti è, comunque, raccomandabile aderire al programma di screening. Il Pap test può essere eseguito anche nelle donne vergini senza ledere l’imene; in questo caso, informati opportunamente e preventivamente, il medico o l'ostetrica adotteranno una tecnica più delicata, usando uno speculum apposito per le donne che non hanno mai avuto rapporti sessuali. A seconda delle caratteristiche anatomiche della donna, in questi casi potrebbe però essere difficile riuscire a prelevare dal collo dell'utero il campione di muco da esaminare. Il risultato quindi può non essere altrettanto affidabile. Nonostante queste difficoltà, le donne adulte anche se vergini dovrebbero comunque sottoporsi all’indagine perché esistono rare forme che si sviluppano indipendentemente dall’infezione da Papillomavirus (HPV) trasmessa da un eventuale partner.
Occorre anche chiarire che, mentre è vero che i tumori della cervice uterina dipendono nella quasi totalità dei casi dall'infezione virale con HPV, è anche vero che la maggior parte delle infezioni da HPV si risolvono spontaneamente. Anche quando ciò non accade, gran parte delle infezioni non dà necessariamente origine a un cancro. È altrettanto importante sapere che la vaccinazione contro l’infezione da HPV non esonera dall’esecuzione del Pap test. La protezione, infatti, assicura una copertura solo contro i ceppi del virus maggiormente diffusi e che più spesso possono causare un tumore.
Le donne sottoposte a isterectomia totale (asportazione dell’utero) per un tumore dell’apparato ginecologico è bene che proseguano nel tempo i controlli oncologici indicati dal proprio medico specialista, mentre non occorre se l’utero è stato esportato per altre ragioni. Se invece l’asportazione dell’utero è stata parziale e il collo dell’utero non è stato asportato (isterectomia sub-totale), è opportuno che il test venga eseguito come da normale prassi e che la donna continui a partecipare al programma di screening.
Oltre a evitare i rapporti sessuali nelle 24 ore precedenti, nelle 48 ore precedenti un Pap test sarebbe meglio non effettuare lavande vaginali e non inserire ovuli, prodotti spermicidi, creme, gel o schiume di qualunque tipo in vagina, a meno che siano stati prescritti dal medico, perché potrebbero eliminare o nascondere cellule con anomalie.
All’esame ci si può tranquillamente recare da sole perché non occorre nessun tipo di assistenza né durante l’esecuzione né al termine. Terminata l’indagine si può tornare a casa, anche guidando, senza nessun tipo di limitazione.
L’esecuzione di un Pap test non è dolorosa, anche se per alcune può essere più fastidioso che per altre, in relazione alla sensibilità individuale e alla delicatezza di chi lo esegue. Cercando di rilassarsi e facendo respiri lenti e profondi si può ulteriormente ridurre il lieve disagio legato all'introduzione del dilatatore e al successivo prelievo. Dopo l’esame non si dovrebbe avvertire alcun disturbo. Nei giorni successivi all’indagine si possono verificare alcune piccole perdite di sangue: in caso di dubbio, comunque, è sempre meglio rivolgersi al medico.
L’esecuzione del Pap test non comporta alcun rischio. Solo in caso di allergia al lattice è bene avvisare l’operatore, che si comporterà di conseguenza nella scelta dei guanti.
Assolutamente no. Al contrario: riduce in maniera significativa il rischio di tumore dell’utero e quindi rappresenta un importante strumento di prevenzione nel lungo termine.
In genere l’esecuzione di un Pap test richiede pochi minuti, 5 al massimo.
A meno di indicazioni diverse da parte del personale che ha eseguito l’esame, non occorre un periodo di osservazione al termine dell’indagine: ci si può rivestire subito e tornare a casa. I risultati saranno comunicati nel giro di qualche giorno.
Dopo l’esecuzione del Pap test si può riprendere subito la propria vita normale, senza nessun tipo di limitazione, anche in termini di igiene e attività sessuale.
Secondo le raccomandazioni, lo screening per il tumore del collo dell’utero dovrebbe iniziare a 25 anni, non prima. In giovane età, il sistema immunitario spesso elimina le infezioni da HPV senza interventi medici, rendendo lo screening non necessario.
Le informazioni di questa pagina non sostituiscono il parere del medico.
Autore originale: DNA Media Lab
Revisione di Raffaella Gatta in data 23/01/2025
DNA Media Lab