Tumori benigni

Anche i tumori benigni possono creare problemi ai pazienti

Ultimo aggiornamento: 8 settembre 2023

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Non è cancro, ma non è da trascurare

Nel 2011, per la prima volta, i tumori benigni del cervello e delle altre parti del sistema nervoso sono stati inclusi nell’Annual Report to the Nation on the Status of Cancer, il rapporto annuale sul cancro pubblicato dal National Cancer Institute, l’istituto federale per la ricerca sul cancro statunitense. Per definizione un tumore benigno non è un cancro, dato che, a differenza di quest’ultimo, non è in grado di diffondersi con metastasi a distanza. Qual è dunque la ragione dietro questa scelta? “La decisione di inserire anche queste malattie tra quelle di cui tener conto nei registri nazionali”, ha spiegato Betsy A. Kohler, direttrice esecutiva della North American Association of Central Cancer Registries, “dipende dalla necessità di seguire anche il loro andamento e quantificarne l’impatto, che può essere comunque rilevante per i pazienti così come per la società”.

Se il tumore è benigno non si parla di cancro. Le cellule che costituiscono un tumore benigno sono considerate tumorali perché si moltiplicano più del dovuto, formando una massa che può assumere anche dimensioni considerevoli. Diversamente da quelle del cancro, però, queste cellule conservano caratteristiche simili al tessuto di origine, non hanno la tendenza a invadere gli organi circostanti, né a diffondere con metastasi in altre parti del corpo attraverso i vasi sanguigni o linfatici.

Un tumore benigno non è dunque un cancro. È però una massa che può raggiungere anche dimensioni considerevoli perché le cellule si moltiplicano più del dovuto, pur non diffondendosi in altre parti del corpo.

La massa che si forma a causa di questa crescita eccessiva resta sempre ben delimitata, spesso racchiusa in una sorta di capsula. Perché allora i medici in alcuni casi ritengono di doverla asportare con un intervento chirurgico o ridurre con la radioterapia? A volte perché, pur essendo benigna, la formazione potrebbe col tempo degenerare e assumere le caratteristiche di un cancro. Altre volte perché è possibile escludere la presenza di cellule maligne solo dopo averla asportata.

Nonostante la natura benigna, spesso confermata da analisi istologiche, è possibile che la massa tumorale provochi disturbi. Succede per esempio quando il tumore benigno, che di solito mantiene le caratteristiche del tessuto di origine, si sviluppa in una ghiandola e produce in quantità eccessiva alcune sostanze, soprattutto ormoni, che alterano il delicato equilibrio all’interno dell’organismo.

Altre volte i sintomi dipendono dalla localizzazione del tumore, che, crescendo, può comprimere i vasi sanguigni o gli organi vicini, provocando dolore o sintomi di varia natura.

Il caso più importante e particolare è quello dei tumori benigni del cervello, che nella loro crescita sono ostacolati dalla rigidità della scatola cranica. La compressione che ne deriva può portare a forti mal di testa, convulsioni, disturbi dell’equilibrio, della vista e dell’udito, alterazioni dell’olfatto, difficoltà di memoria, concentrazione o linguaggio, nausea e vomito. Per questi motivi, i tumori benigni del cervello possono essere più gravi di quelli di altre sedi e spesso richiedono, quando possibile, un intervento.

In certe situazioni, quindi, anche i tumori benigni possono provocare malattie serie richiedendo attenzione da parte del medico e del paziente. Per l’impatto che alcune di queste malattie possono avere sui pazienti e sulla società, nel 2011 i tumori benigni del cervello e delle altre parti del sistema nervoso sono dunque stati inclusi nel Rapporto annuale sul cancro prodotto dalle autorità sanitarie statunitensi.

Quali sono i tumori benigni più comuni e rilevanti

Lipomi

Sono tra i tumori benigni più comuni. Originano dal tessuto adiposo in qualunque parte del corpo, ma più spesso sul collo, sulla schiena, sulle braccia. Per lo più non provocano disturbi, ma possono essere dolorosi o fastidiosi se localizzati in posizioni particolari o nel caso vadano a comprimere nervi.

Angiomi

Questi tumori dei vasi sanguigni, se si trovano sulla cute, soprattutto in aree esposte come quelle del viso, possono creare problemi estetici; negli organi interni possono passare inosservati, essere scoperti per caso, raramente provocare emorragie.

Meningiomi

Si formano a partire dalle meningi, le sottili membrane che ricoprono il cervello e il midollo spinale. Talvolta non provocano disturbi, ma in relazione alla loro posizione e alle loro dimensioni possono comprimere gli organi sottostanti e dunque richiedere un intervento.

Neurinomi del nervo acustico

Crescono per lo più in corrispondenza del canale uditivo interno e possono associarsi a malattie ereditarie come la neurofibromatosi, caratterizzata dalla formazione di altri tumori benigni dei nervi, visibili come rilievi della cute. Spesso determinano una compromissione dell’udito di entità variabile o possono dare disturbi dell’equilibrio.

Adenomi dell’ipofisi

Sono tumori benigni che si formano a partire dalle cellule della ghiandola pituitaria, l’ipofisi, una piccola struttura posta alla base del cranio che, attraverso la produzione di ormoni, governa gli equilibri di molte funzioni dell’organismo, dalla crescita alla riproduzione, dalla funzione della tiroide a quella del surrene. Quando a causa di un tumore benigno questi ormoni sono liberati in quantità eccessive, si verificano sintomi dovuti all’iperattività dell’organo interessato (per esempio la tiroide o il surrene); altre volte prevalgono i disturbi legati alla crescita della massa in questa posizione delicata, dove passano anche vie nervose importanti per la vista.

Craniofaringiomi

Si sviluppano sulla sella turcica, la depressione ossea su cui poggia l’ipofisi, a partire da formazioni di origine embrionale; per questo sono più frequenti tra i bambini, nei quali possono provocare mal di testa o altri sintomi dovuti alla compressione degli organi vicini, soprattutto l’ipofisi.

Insulinomi

Sono tumori benigni che possono crescere come masse isolate o in maniera diffusa (iperplasia) a partire dalle cellule beta del pancreas, preposte alla sintesi di insulina. L’eccessiva quantità di questo ormone può portare a vere e proprie crisi ipoglicemiche o determinare altri disturbi più lievi dovuti alla carenza di zuccheri nel sangue.

Mixomi

Anche nel cuore, per quanto assai raramente, possono formarsi tumori benigni, localizzati più facilmente nell'atrio che nel ventricolo, e più spesso in quello sinistro che nel destro. La loro presenza spesso passa inosservata fino a che non ostruiscono il passaggio del sangue oppure producono emboli che possono raggiungere i polmoni, il cervello o altre parti del corpo, oppure, ancora, possono provocare un malessere diffuso con febbre.

Fibromi uterini

In termini medici il nome più appropriato è leiomiomi, e derivano dal tessuto muscolare dell’utero. Forme simili possono sorgere anche nel tubo digerente, dove possono ostacolare la digestione. La maggior parte delle donne con l’età sviluppa uno o più fibromi uterini, che per lo più non danno disturbi, ma a volte possono favorire emorragie od ostacolare il concepimento.

Cisti ovariche

Nell’ovaio si possono formare varie masse di diversa origine, di natura benigna. Quando crescono possono provocare dolori addominali o mal di schiena, alterare la regolarità del ciclo o rendere dolorosi i rapporti sessuali.

Polipi nasali

Come i polipi intestinali, anche quelli che si formano nel naso derivano da un’eccessiva proliferazione della mucosa di rivestimento, ma all’origine del fenomeno c’è di solito un'infiammazione. Non c’è il rischio che col tempo la formazione diventi cancerosa; il problema è il più delle volte l’interferenza con la respirazione.

Noduli tiroidei

Nel tessuto della tiroide si possono facilmente formare noduli. Spesso sono cisti di natura non tumorale. Quando invece dipendono da un’eccessiva proliferazione delle cellule, danno luogo a un adenoma che talvolta può determinare una forma di ipertiroidismo.

Noduli delle corde vocali

In molti casi non sono di natura tumorale, ma dipendono da un improprio uso della voce, soprattutto in chi la utilizza molto per ragioni professionali (cantanti, insegnanti eccetera). Su queste lesioni si possono formare anche polipi benigni: in entrambi i casi l’effetto è un’alterazione della voce.

Tumori benigni del cervello

La maggior parte dei tumori che si sviluppano nel cervello e nel sistema nervoso (es. meningiomi e neurofibromi) si possono considerare benigni dal punto di vista istologico, nel senso che le loro cellule, pur proliferando oltre il dovuto, conservano l’aspetto di quelle da cui hanno avuto origine e non tendono a dare metastasi.

Quelli che si sviluppano all’interno della scatola cranica e della colonna vertebrale, non potendo espandersi liberamente, tendono a comprimere le strutture vicine, provocando disturbi anche gravi. Per questo vanno curati: quasi sempre si possono asportare chirurgicamente, e in questo caso di solito la guarigione è definitiva, perché i tumori benigni in genere non si riformano. Nei rari casi in cui sono situati in una posizione che non è raggiungibile con il bisturi, si cerca di ridurne il volume usando varie tecniche di radioterapia. La chemioterapia invece, per i tumori benigni, non si usa praticamente mai. Spesso può servire una cura a base di cortisone che riduce il gonfiore e quindi la pressione della massa sulle strutture circostanti.

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Per i tumori benigni ci vuole sempre il bisturi?

Il trattamento per ciascun tumore benigno è variabile da caso a caso. Tranne le formazioni che col tempo potrebbero degenerare diventando maligne, le altre potrebbero non richiedere alcuna cura. Un piccolo angioma a livello del fegato o del braccio, per esempio, può essere ignorato, ma se la massa è di dimensioni tali da diventare deturpante o pericolosa, è opportuno trattarla.

Lo stesso vale per il più comune dei tumori benigni, il lipoma, che si forma a partire dal tessuto adiposo, più spesso sul collo, sul dorso, nelle ascelle, sulle natiche, sulle cosce e sulle braccia, ma può svilupparsi in qualunque parte del corpo. Spesso la sua presenza non richiede alcun tipo di trattamento, ma può valere la pena di toglierlo per ragioni estetiche oppure se, per la sua posizione, provoca fastidio o dolore. L’intervento chirurgico per un tumore benigno è in genere indicato quando la massa o le sostanze che essa produce interferiscono con le funzioni essenziali dell'organismo.

I fibromi uterini vanno sempre operati?

Secondo i risultati di uno studio condotto negli Stati Uniti nel 2003, quasi 4 donne su dieci in premenopausa, e 2 su 3 dall’età di 50 anni, sviluppano a livello dell’utero almeno un fibroma, più correttamente detto leiomioma. Nella maggior parte dei casi queste formazioni, che spesso sono multiple, non provocano disturbi e quindi non richiedono alcun tipo di intervento. Talvolta possono provocare perdite tra un ciclo e l’altro oppure mestruazioni particolarmente abbondanti, che nei casi più gravi possono portare ad anemia. Quando sono di dimensioni particolarmente grandi possono comprimere gli organi vicini provocando dolori addominali, stipsi o necessità di urinare spesso. Talvolta possono ostacolare il concepimento.

Il tipo di cura dipende dall’entità dei disturbi, dall’età e dalle condizioni generali della donna, oltre che dal suo desiderio di avere ancora figli. A volte non occorre alcun trattamento, in altri casi il ginecologo potrà indirizzare verso la radioterapia o prescrivere farmaci di natura ormonale, per bocca o rilasciati da un dispositivo intrauterino. In altri ancora si potrà decidere di intervenire senza urgenza, soppesando rischi e benefici dell’asportazione della massa. L’intervento, che può limitarsi a togliere il solo fibroma o estendersi a tutto l’utero, può avvenire in maniera mininvasiva, spesso attraverso la vagina.

Negli ultimi anni si è diffusa anche l’embolizzazione dell’arteria uterina, una tecnica che blocca il flusso sanguigno e quindi l’apporto di ossigeno ai fibromi. Nonostante alcune evidenze scientifiche dimostrino che dopo l’intervento aumenti il rischio di infertilità, questo metodo rimane una valida alternativa per le donne che non vogliono o non possono sottoporsi all’asportazione chirurgica. Sono tuttavia necessari ulteriori studi clinici per consolidare le conoscenze sul tema.

Conseguenze di un tumore benigno sulla salute

La presenza di un tumore benigno può restare nascosta per anni, così come manifestarsi attraverso una lunghissima serie di sintomi di varia natura. A volte il tipo di disturbi può indirizzare facilmente il medico a individuare la causa, mentre altre volte è difficile capire da che cosa dipendono.

Le cellule dei tumori benigni che hanno origine da ghiandole endocrine di solito conservano la capacità di produrre gli ormoni del tessuto da cui si sono sviluppate. Ecco quindi che alcuni noduli della tiroide (detti adenomi tossici di Plummer) possono aumentare la concentrazione di ormoni tiroidei nel sangue provocando tremori, tachicardia, ansia, insonnia o diarrea. In altri casi l’iperattività del nodulo inibisce le cellule del tessuto sano con una quantità totale di ormoni prodotti troppo piccola da provocare sintomi.

Quando a proliferare eccessivamente sono invece le cellule beta del pancreas, quelle che producono insulina, sono i livelli di questo ormone a crescere. Si verifica così una situazione opposta a quella del diabete di tipo 1, in cui invece queste cellule sono distrutte, si riduce la produzione di insulina e aumentano gli zuccheri nel sangue. Al contrario, gli insulinomi provocano dei picchi di insulina e di conseguenza delle crisi di ipoglicemia.

C’è anche una forma di diabete che può essere provocato da un tumore benigno. È il cosiddetto diabete insipido, causato da un’inappropriata produzione di ormone antidiuretico da parte delle cellule dell’ipofisi, una ghiandola posta alla base del cranio, proprio dietro al naso. Si manifesta con una sete insaziabile e un’abbondante minzione. Altri adenomi dell’ipofisi possono restringere il campo visivo per compressione dei nervi ottici oppure indurre l’insorgenza di altre sindromi, come il gigantismo o l’acromegalia per eccessiva sintesi di ormone della crescita, o la sindrome di Cushing per eccessiva stimolazione degli ormoni surrenali. Questa condizione è associata a un aumento della pressione arteriosa, fenomeno che nella stragrande maggioranza dei casi avviene spontaneamente con l’età, ma che in un piccolo numero di pazienti, in cui si parla di ipertensione secondaria, può dipendere anche da tumori benigni di diverso tipo.

Infine, perfino le embolie possono essere indotte da tumori benigni, quando nell’atrio destro o sinistro del cuore si forma un tumore benigno chiamato mixoma, da cui si staccano piccoli frammenti che vanno a ostruire i vasi sanguigni. Si tratta di una condizione molto rara, che può dare segno di sé anche in maniera meno drammatica, attraverso altri disturbi poco specifici, come stanchezza o difficoltà a respirare. Anche in questi casi il tumore può essere rimosso con un intervento chirurgico.

  • Roberta Villa