Un piatto colmo di cibo sano

Il cosiddetto “piatto del mangiar sano” è una sintesi visiva con la quale i principali risultati della ricerca scientifica su alimentazione e salute sono tradotti in consigli per la dieta. Obiettivo dell’iniziativa, nata anni fa nell’ambito della scuola di salute pubblica dell’Università di Harvard (Boston), è illustrare la composizione ideale dei pasti principali, in base alle più affidabili evidenze della ricerca.

Partiamo dal presupposto che non esistono alimenti che fanno bene o male in assoluto. Inoltre, un alimento è più della somma dei propri ingredienti, dato che interagisce con altri cibi e con l’organismo che lo assorbe, modifica, digerisce. È vero però che ogni cibo ha specifiche caratteristiche e proprietà, e il modo in cui li combiniamo nei piatti di tutti i giorni può contribuire a determinare quanto è salutare la nostra dieta. Un’alimentazione equilibrata si costruisce quotidianamente, variando gli alimenti e prediligendo quelli di origine vegetale (cereali, legumi, frutta e verdura), freschi e di stagione. A ogni pasto frutta e verdura non dovrebbero mai mancare, insieme ai cereali e derivati, preferibilmente integrali, mentre tra gli alimenti fonte di proteine è importante variare tra legumi, pesce, carne, uova e formaggi.

Il piatto sano in breve: consigli facili per mangiare sano e mantenersi attivi

  • Mangiate verdura e frutta seguendo la stagionalità e variando tra i colori
  • Preferite la versione integrale dei cereali e derivati, così da incrementare la quota giornaliera di fibre
  • Tra gli alimenti fonte di proteine, oltre a carni bianche, pesce, uova e latticini, ricordatevi di consumare spesso i legumi, fonte anche di fibra
  • L’acqua è la bevanda da scegliere durante i pasti principali
  • Cercate di praticare un po’ di attività fisica ogni giorno.

Come comporre il piatto sano?

Più che di piatto sano si dovrebbe parlare di alimentazione sana, dato che il grafico proposto dagli studiosi mostra come distribuire tra i vari pasti gli alimenti come frutta e verdura, cereali e derivati, le fonti di proteine e grassi, e anche l’acqua. Si tratta di nutrienti e composti di cui l’organismo ha bisogno per svolgere le proprie funzioni.

Frutta e verdura: metà del piatto sano

Una delle prime cose che viene insegnata ai bambini per mangiare sano è di consumare frutta e verdura di colori diversi, per almeno 5 porzioni al giorno (almeno 400 grammi al giorno), prediligendo la verdura. Metà del piatto sano è composta infatti da cibi che appartengono a questi due gruppi alimentari.

La verdura può far parte del pasto non solo come contorno, ma anche come ingrediente di primi e piatti unici. Può essere per esempio usata per condire un piatto di pasta e può inoltre essere sgranocchiata prima di un pasto o come spuntino. La frutta può essere consumata prima, durante o dopo il pasto, anche a distanza di qualche ora. Alcuni frutti sono ideali da portare con sé come spuntino: è il caso per esempio delle mele, delle albicocche e dei mandarini.

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Perché consumare frutta e verdura?

Tutti i frutti e le verdure, seppur in quantità variabile a seconda dei tipi, sono in genere ricchi di acqua e poveri di calorie. Sono inoltre un’ottima fonte di vitamine, minerali e fitocomposti, ovvero delle molecole presenti solo nel mondo vegetale e sempre più studiate dalla comunità scientifica per i loro effetti benefici nella prevenzione di numerose malattie, tra cui i tumori. Kiwi, peperoni e arance sono particolarmente ricchi di vitamina C; spinaci, cavoli e asparagi apportano folati; e il potassio si trova in buone quantità nel melone e nelle ciliegie. Questi sono solo alcuni esempi che aiutano a comprendere ancor di più una delle principali indicazioni per un’alimentazione salutare: per mangiar sano occorre variare la propria dieta.

Ultimo motivo, ma non meno importante, per cui frutta e verdura non dovrebbero mai mancare a ogni pasto sono le fibre alimentari. Le fibre sono presenti esclusivamente negli alimenti di origine vegetale e comprendono un insieme di composti che svolgono diverse azioni benefiche per la salute, e in particolare per quella dell’ultimo tratto dell’apparato digerente. Statisticamente sappiamo che chi consuma quotidianamente una quantità maggiore di fibre ha un minor rischio di sviluppare tumori, malattie cardiovascolari e altre patologie.

Quanta frutta e verdura al giorno?

Nell’arco di una giornata, le porzioni di frutta e verdura da consumare dovrebbero essere almeno 5, di tipi diversi.

Per quanto riguarda la verdura, più se ne mangia e meglio è! Il numero di porzioni suggerito dalla Società di nutrizione umana (SINU) è di almeno due. Una porzione di verdura al giorno corrisponde a circa 80 grammi di insalata a foglia (una scodella o ciotola grande, da 500 millilitri) o 200 grammi di verdure e ortaggi crudi o cotti. Per esempio, per le verdure crude si parla di 2-3 pomodori, 3-4 carote, un peperone, un finocchio, 2 carciofi, 2-3 zucchine, 7-10 ravanelli, 1-2 cipolle. Per le verdure cotte, una porzione corrisponde a circa mezzo piatto di spinaci, bieta, broccoli, melanzane, eccetera.

Attenzione: nella categoria delle verdure non rientrano le patate, spesso presenti come contorno in tantissimi menù. Infatti, sono tuberi, e sono prevalentemente una fonte di carboidrati. Pertanto vanno considerate nella parte del piatto sano dedicata a cereali e derivati.

La porzione di riferimento della frutta, a cui far riferimento in due momenti della giornata, corrisponde a circa 150 grammi, equivalente a un frutto di medie dimensioni (come mela, pera e arancia) o a due frutti piccoli (come albicocche, susine e mandarini).

Di tanto in tanto si può decidere di sostituire la frutta fresca con quella essiccata. La porzione di riferimento corrisponde in questo caso a 30 grammi, ovvero circa 3 albicocche secche o fichi secchi o datteri, 2 cucchiai rasi di uvetta, o 2 prugne secche.

La frutta a guscio, o secca, non deve essere considerata alla stregua della frutta fresca o essiccata, in quanto la sua composizione nutrizionale è ben diversa. Noci, pistacchi, pinoli, anacardi e tutti gli alimenti che appartengono a questa categoria hanno un alto contenuto energetico poiché sono ricchi di grassi insaturi e sono inoltre una buona fonte di proteine. Possono comunque contribuire a un’alimentazione salutare. La porzione di riferimento per questo gruppo di alimenti corrisponde a circa 30 grammi, cioè 7-8 noci o 15-20 mandorle o nocciole, o 3 cucchiai rasi di arachidi o pinoli o semi di girasole.

Cereali integrali e derivati: un quarto del piatto sano

Pane, pasta e pizza sono alimenti per cui il nostro Paese è conosciuto in tutto il mondo e rappresentano la principale fonte di carboidrati nella dieta di molte persone che vivono in Italia. Ci sono però tantissime varietà di cereali in chicco che dovrebbero far parte di una sana alimentazione. Frumento, riso, mais, orzo, avena, farro, miglio sono tra i cereali più noti. Alcuni conosceranno anche l’amaranto, la quinoa e il grano saraceno, che per essere precisi sono detti pseudocereali per avere caratteristiche botaniche diverse dai cereali veri e propri, pur condividendo con loro caratteristiche nutrizionali simili. In ogni pasto principale, secondo la rappresentazione del piatto sano, una porzione di cereali integrali e derivati non dovrebbe mai mancare. La cena non fa eccezione: la credenza comune che consumare gli alimenti fonte di carboidrati nelle ore serali possa recare un danno alla salute non è vera. Al contrario le evidenze scientifiche mostrano come chi segue questa abitudine abbia un maggior controllo nella gestione della glicemia e delle sensazioni di fame e sazietà.

Perché preferire la versione integrale di cereali e loro derivati?

Il cosiddetto “chicco”, tecnicamente definito cariosside, presenta i nutrienti distribuiti in modo non uniforme tra l’interno e la superfice. La parte esterna (crusca) è ricca di fibre, vitamine e minerali, il germe è per lo più composto da grassi insaturi e alcune vitamine liposolubili, mentre nel resto del seme prevale la componente amidacea. Durante il processo di raffinazione, tuttavia, si escludono in genere la parte esterna e il germe, determinando una perdita di nutrienti e composti utili alla salute, tra cui la fibra. Scegliere i cereali e i loro derivati nella versione integrale aiuta quindi ad assumere la quantità giornaliera di fibra consigliata di25-30 grammi. Un obiettivo non semplice da raggiungere con il solo consumo di frutta e verdura: per questo è importante aiutarsi consumando i cereali integrali e i legumi.

Il piatto sano e celiachia

La celiachia è una specifica reazione immunitaria di circa una persona ogni cento all’assunzione di glutine. A lungo andare in questi individui la reazione al glutine causa un’infiammazione che danneggia il rivestimento dell’intestino tenue e impedisce l'assorbimento di alcuni nutrienti. Solo a questi individui, in seguito a diagnosi di celiachia, è consigliata la dieta senza glutine. Non vi è invece alcun motivo di eliminare il glutine dalla dieta di persone cui non siano stati prescritti esami specifici, dal medico curante in base a un sospetto di celiachia, e alle quali la malattia non sia stata diagnosticata.

Tra i cereali, sono naturalmente privi di glutine il riso, il mais, l’amaranto, il miglio, la quinoa, il sorgo e il teff. Per quanto riguarda l’avena, è bene assicurarsi che sulla confezione del prodotto sia raffigurata la spiga sbarrata, garanzia del fatto che non è presente una contaminazione da altri cereali contenenti glutine. Le patate, che non contengono glutine, possono costituire un’ulteriore fonte di carboidrati per i celiaci. Anche per chi soffre di celiachia, questi alimenti a rotazione dovrebbero coprire circa un quarto del piatto sano. Anche perché il loro consumo contribuisce a raggiungere la quota di fibra da assumere giornalmente, che spesso per ragioni tecnologiche è carente nei prodotti industriali privi di glutine.

Negli ultimi anni si è diffusa la credenza che gli alimenti “gluten free” siano più leggeri o sani di quelli che presentano il glutine, tuttavia non è così. Nonostante i progressivi miglioramenti dell’industria alimentare, occorre lavorare ancora parecchio per produrre sostituti di pane, pasta e prodotti da forno senza glutine con buone caratteristiche nutrizionali. Quindi, quando si scelgono questi prodotti, occorre fare attenzione alla quantità di fibra, grassi saturi, sale e zuccheri che contengono.

A quanto corrisponde una porzione di cereali integrali e dei loro derivati?

Di seguito gli standard quantitativi suggeriti dalla Società di nutrizione umana (SINU) per gli alimenti che rientrano nella grande categoria di cereali e derivati:

Pane

  • 50 grammi per il pane: corrispondono a un piccolo panino o a una piccola rosetta o michetta (vuote), o a metà ciabattina o francesino o ferrarese, a una fetta media di pagnotta o filone, o a un quinto di baguette.

Pasta e cereali in chicco

  • 80 grammi per la pasta secca e i cereali in chicco, che corrispondono a circa 50 penne o fusilli, 4 cucchiai di riso o farro o orzo, o 6-8 cucchiai di pastina. Per le minestre in brodo si considera in genere mezza porzione;
  • 100 g per la pasta fresca (per esempio tagliatelle all’uovo);
  • 125 g per la pasta ripiena (per esempio ravioli, tortellini);
  • 250 g per la lasagna.

Sostituti del pane

  • 30 g per i sostituti del pane (come fette biscottate, cracker, grissini), che corrispondono a 3-4 fette biscottate o un pacchetto di cracker o una frisella o 3-4 tarallini.

Prodotti da forno

  • 50 g per brioche, croissant o cornetti, che corrispondono a una unità (una brioche o un croissant);
  • 30 g per i biscotti, che corrispondono a 2-3 biscotti frollini o a 4-5 biscotti secchi.

Cereali per la colazione

  • 30 g per i cereali della colazione, che corrispondono a 6-8 cucchiai di fiocchi di mais, 5-6 cucchiai di altri cereali in fiocchi più pesanti, 3 cucchiai di “muesli”.

Patate

  • 200 g per le patate, che corrispondono circa a due piccole patate.

Alimenti fonte di proteine: un quarto del piatto sano

Gli alimenti che nella loro composizione nutrizionale presentano per lo più proteine appartengono a diverse categorie alimentari. Legumi, pesce, uova, carne, latte e latticini sono gli alimenti che a rotazione dovrebbero essere presenti a ogni pasto e rappresentare un quarto del piatto sano. Gli alimenti fonte di proteine non devono necessariamente essere assunti a parte, ma possono far parte i condimenti di primi, piatti unici o insalatone.

È da sfatare il mito che più fonti proteiche non possono essere presenti nello stesso pasto. Si possono tranquillamente mangiare insieme, facendo tuttavia attenzione a rispettare le singole porzioni, in modo da non superare il massimo apporto giornaliero ideale di proteine.

Che differenza c’è tra proteine di origine vegetale e animale?

Dal punto di vista strutturale, nessuna. Tutte le proteine sono infatti molecole composte da un numero variabile di singole unità chiamate aminoacidi. Alcuni di questi mattoncini sono definiti essenziali perché il nostro organismo non ha la capacità di produrli e devono pertanto essere introdotti con la dieta. Negli alimenti proteici di origine animale è presente una quantità maggiore di aminoacidi essenziali rispetto agli alimenti del mondo vegetale. Da tenere sempre a mente però che in un pasto vanno combinati alimenti diversi per acquisire tutti i nutrienti di cui il nostro organismo ha bisogno. Per quanto riguarda le proteine, per esempio, gli aminoacidi essenziali carenti nei legumi sono maggiormente rappresentati nei cereali e viceversa. Pertanto, abbinare cereali e legumi nello stesso pasto, o nell’arco della giornata, garantisce l’apporto di tutti i mattoncini essenziali che servono all’organismo per svolgere le proprie funzioni.

Quali alimenti proteici prediligere?

La comunità scientifica da anni conferma che un’alimentazione basata prevalentemente su alimenti di origine vegetale aiuta a mantenersi in salute. Ne consegue che tra i molteplici alimenti fonte di proteine si dovrebbero prediligere i legumi. Spesso considerati erroneamente un contorno, i legumi non solo rappresentano una valida fonte di proteine, ma sono anche una buona fonte di carboidrati e soprattutto di fibra. I legumi surgelati o in scatola conservano caratteristiche nutrizionali pressoché invariate. Se sono inscatolati è consigliabile sciacquarli bene sott’acqua corrente per eliminare parte del sale presente nel liquido di conservazione.

Anche il pesce è un’ottima fonte di proteine. Lo è soprattutto quello azzurro, ricco di acidi grassi omega-3, che sono importanti per la salute di cuore e arterie. Non è necessario andare più volte a settimana in pescheria: al supermercato si possono acquistare più porzioni, congelarle e consumarle nei giorni successivi. Anche il pesce conservato, in particolare quello al naturale o in olio extra vergine d’oliva, è una valida alternativa, da alternare sempre a quello fresco.

Tra i formaggi, è bene preferire quelli freschi e magri, perché il breve periodo di stagionatura fa sì che la concentrazione di sale e grassi saturi sia minore rispetto ai formaggi stagionati. In generale però vanno considerati elementi portanti del pasto, e non snack da mangiare prima o dessert per concludere un pranzo o una cena. I formaggi dovrebbero costituire un ingrediente di primi, secondi o piatti unici.

Le uova possono far parte di una sana alimentazione, dato che ormai la convinzione che il loro consumo aumenti i livelli di colesterolo presenti nel sangue è superata. Non è infatti tanto il colesterolo presente in questo alimento ad aumentarne le quantità a livello del sangue, bensì gli acidi grassi saturi e trans, che si trovano maggiormente in altri alimenti, come burro, margarina, strutto, lardo, olio di palma, olio di cocco, insaccati, formaggi grassi, fritture, merendine e prodotti da forno industriali.

Il consumo della carne andrebbe invece limitato rispetto a quanto si fa abitualmente, in particolare quello di carne rossa e lavorata, ricca di grassi saturi e spesso anche di sale. Meglio mangiare carne bianca fresca e in generale i tagli magri.

Con quale frequenza è consigliabile consumare alimenti proteici, e a quanto corrisponde una loro porzione?

In tavola i legumi dovrebbero essere presenti almeno tre volte a settimana. Una porzione di legumi è pari a:

  • 150 grammi per i legumi freschi o in scatola, che corrispondono a mezzo piatto o una scatola piccola;
  • 50 g per i legumi secchi, che corrispondono a 3-4 cucchiai.

Anche il pesce, in particolare quello azzurro (alici, sarde, sgombri ecc.), andrebbe idealmente portato in tavola tre volte a settimana. Una porzione di pesce, molluschi e crostacei è pari a:

  • 150 g per il pesce fresco e surgelato, che corrispondono a un piccolo pesce o un filetto medio;
  • 50 g (peso sgocciolato) per il pesce conservato, che corrispondono a una scatoletta piccola di tonno, sott’olio o in salamoia, 4-5 fette sottili di salmone affumicato o mezzo filetto di baccalà.

La carne andrebbe consumata non più di tre volte a settimana, prediligendo quella bianca (pollo, tacchino e coniglio) e limitando il consumo di quella rossa. Una porzione di carne è pari a:

  • 100 g per la carne rossa (bovina, ovina, suina, equina), fresca e surgelata, che corrispondono a una fettina o a una svizzera (hamburger), a 4-5 pezzi di spezzatino o a una salsiccia;
  • 100 g di carne bianca (pollo, tacchino, altri volatili, coniglio), fresca e surgelata, che equivalgono a circa una fetta di petto di pollo o tacchino o a una piccola coscia di pollo;
  • 50 grammi di carne conservata (salumi e insaccati, wurstel, carne in scatola e così via), che corrispondono a 3-4 fette medie di prosciutto, 5-6 fette medie di salame o di bresaola, 2 fette medie di mortadella. Si ricorda comunque che questi alimenti andrebbero evitati il più possibile.

Le uova andrebbero mangiate fino a 3 volte a settimana. Una porzione è pari a circa 50 grammi, che corrispondono a un uovo.

Latte e latticini fermentati, come lo yogurt, possono essere consumati quotidianamente fino a tre volte al giorno. Una porzione è pari a:

  • 125 millilitri per il latte, che corrispondono a un bicchiere piccolo o mezza tazza media;
  • 125 g per lo yogurt, che equivalgono a un vasetto.

I formaggi freschi e stagionati invece possono essere consumati fino a tre volte a settimana, preferendo i primi rispetti ai secondi. Una porzione di formaggi è pari a:

  • 100 g per il formaggio fresco, che corrispondono per esempio a una mozzarella piccola;
  • 50 g per il formaggio stagionato, che corrispondono per esempio a un piccolo quadratino.

Il condimento: prediligere i grassi “buoni” e ridurre il sale

I pasti costruiti seguendo le indicazioni del piatto sano dovrebbero essere conditi per lo più con olio extravergine d’oliva. Ingrediente alla base del regime alimentare più studiato al mondo, la cosiddetta dieta mediterranea è caratterizzata da un profilo lipidico in cui prevalgono gli acidi grassi insaturi, i cosiddetti “grassi buoni”, i cui benefici in particolare sul sistema cardiovascolare sono stati dimostrati da numerosi studi. I grassi insaturi si trovano anche nei semi oleosi (semi di sesamo, di lino, di zucca, di girasole eccetera), che possono arricchire insalate e vellutate o essere parte di impasti di prodotti da forno dolci e salati. Anche la frutta secca è un’ottima fonte di grassi salutari e può per questo essere  utilizzata come snack oppure per preparare creme e hummus.

Il consumo di burro, margarina, olio di cocco, panna e strutto va invece limitato, perché nella loro composizione nutrizionale prevalgono i grassi saturi, la categoria di lipidi da consumare in minor quantità.

Da tenere sotto controllo è anche il consumo di sale. Fortunatamente il palato si abitua velocemente a sapori meno sapidi. Basterà conquistarlo con alcune strategie che permettono di dare comunque sapore ai piatti. Quali? Ottima soluzione è l’uso di erbe aromatiche e altre spezie. Anche il limone e l’aceto sono una valida alternativa al sale per condire un’insalata o un secondo piatto a base di legumi. Altri due buoni consigli per limitare l’uso di questo condimento sono assaggiare i piatti prima di salare e non tenere la saliera in tavola. Inoltre, è indispensabile leggere la tabella nutrizionale quando si acquista un alimento, prediligendo i prodotti a minor contenuto di sale. Infatti un’indagine condotta sulla popolazione residente in Italia ha rilevato che la quota maggiore di sale viene assunta attraverso i prodotti trasformati e conservati, sia industriali sia artigianali.

Si devono eliminare i grassi per perdere peso?

In condizioni fisiologiche normali, l’aumento di peso non dipende necessariamente da una eccessiva assunzione di grassi, ma piuttosto da una dieta complessivamente sbilanciata e da una ridotta attività fisica. Inoltre, i grassi svolgono numerose funzioni importanti all’interno dell’organismo: oltre a fornire energia, sono parte per esempio delle membrane cellulari e sono necessari alla produzione di ormoni. Inoltre, senza di loro non si potrebbero assorbire alcune vitamine e altri composti che hanno un ruolo positivo per la salute, come i carotenoidi, presenti per esempio in zucca e carote. Per questi motivi, eliminare i grassi dalla dieta nel tentativo di seguire un’alimentazione più sana non ha senso.

Quale sale scegliere?

Quando si acquista il sale si dovrebbe prediligere quello iodato, per contrastare la carenza di iodio, un problema che colpisce molte popolazioni nel mondo, soprattutto quelle che vivono lontano dal mare.

L’industria alimentare, cercando di porre rimedio all’eccessivo consumo di sale, in particolare di sodio, ha messo a punto un prodotto, il sale dietetico, in cui parte del sodio è sostituita da potassio o magnesio. L’utilizzo di questo prodotto potrebbe essere utile per chi soffre di ipertensione, ma è bene sempre seguire le indicazioni del proprio medico.

Infine, tra gli scaffali dei supermercati e nei mercatini artigianali negli ultimi anni sono comparsi sali di colore diverso o proveniente da diverse parti del mondo, di cui vengono spesso reclamizzate presunte qualità nutrizionali superiori rispetto a quelle del sale comune, in realtà raramente provate.

Qualsiasi sia il tipo di sale scelto, deve essere consumato con moderazione. Un’alimentazione varia ed equilibrata è già di per sé sufficiente a garantire tutti i nutrienti di cui l’organismo ha bisogno.

Le bevande: in tavola solo acqua

Mantenere un’adeguata idratazione è fondamentale per preservare lo stato di salute. Durante i pasti, come mostra la rappresentazione del piatto sano, il bicchiere dovrebbe essere riempito esclusivamente d’acqua. È bene quindi non farsi tentare dai menù di alcuni ristoranti o catene alimentari che accanto ai piatti offrono una bibita, spesso zuccherata o alcolica.

Al giorno, mediamente, si dovrebbero bere circa 1,5-2 litri d’acqua. Per raggiungere questa quantità è bene portare con sé una borraccia, e bere spesso durante la giornata senza aspettare di sentire sete. Anche , tisane e altre bevande, purché non zuccherate e non alcoliche, possono contribuire al fabbisogno idrico.

L’acqua gassata o quella del rubinetto fanno male?

L’acqua naturalmente gassata o quella cui è stata aggiunta anidride carbonica conserva più facilmente le proprie caratteristiche, mentre nell’acqua del rubinetto è presente calcio, sotto forma di carbonato di calcio o calcare, che è particolarmente facile da assorbire per l’organismo. Da sfatare è quindi il mito che l’acqua del rubinetto favorisca la formazione di calcoli renali.

Che cosa sono le acque aromatizzate?

Le acque aromatizzate sono un’ottima alternativa alle bevande zuccherate, di cui andrebbe invece limitato il consumo. Sono facili da realizzare: basta scegliere frutta, verdura ed erbe aromatiche che più piacciono e lasciarle in infusione per qualche ora in acqua. Attenzione però a non pensare, spinti da alcune false notizie diffuse per lo più sul web, che l’acqua preparata in questa maniera abbia proprietà speciali rispetto all’acqua normale, come quella di depurare l’organismo. Proprietà che, peraltro, non possono essere attribuite a nessun alimento. A tal proposito è bene specificare che anche bere una preparazione di acqua e limone non porta particolari benefici, se non contribuire al fabbisogno giornaliero di vitamina C, di cui il limone è ricco. Inoltre, il limone è acido, per cui bere spesso acqua e limone può corrodere la superficie dei denti.

Il piatto sano vale anche a colazione?

, le indicazioni dovrebbero essere seguite anche per comporre una sana colazione, che sia salata o dolce. La verdura può essere usata come ingrediente di frullati oppure, per chi preferisce iniziare la giornata con un pasto salato, di creme, o può essere consumata tal quale sopra a qualche fetta di pane. Per quanto riguarda la frutta, si può decidere di spremerla, frullarla o di preparare una macedonia, o ancora di mangiarla insieme allo yogurt. Chi va di fretta, o non tollera di prima mattina questi alimenti, può consumarli come spuntino di metà mattinata.

Cereali e derivati nella forma integrale dovrebbero essere una parte importante della colazione insieme agli alimenti proteici. Si possono realizzare per esempio dei mix di cereali o fiocchi con frutta a guscio, essiccata, o cioccolato, da versare nello yogurt al naturale o nel latte, gli alimenti proteici tipici delle colazioni in Italia.

Attività fisica

I ricercatori della Harvard University hanno inserito nella rappresentazione del piatto sano anche l’attività fisica, il cui contributo può essere molto importante per mantenersi in salute. Ogni giorno si dovrebbe fare del movimento, il che non significa necessariamente andare in palestra o praticare uno sport, ma piuttosto mantenersi attivi, anche solo facendo una passeggiata o salendo le scale, in modo da limitare il più possibile il tempo in cui si è sedentari.

Testo originale pubblicato in data 29 novembre 2021.

Testi aggiornato pubblicato in data 26 settembre 2024.

  • Fabio Di Todaro

    Laureato in scienze biologiche (indirizzo biologia della nutrizione), è giornalista professionista dal 2010. Dopo aver lavorato nella redazione di Altroconsumo e in seguito a una lunga esperienza in Fondazione Umberto Veronesi, ha vinto il concorso nazionale bandito dalla Rai e lavorato per un anno nella redazione della Tgr Basilicata. La passione per il giornalismo medico-scientifico lo ha riportato però alle origini: attualmente è giornalista medico-scientifico della rivista specializzata AboutPharma e collaboratore di Fondazione AIRC. Per oltre dieci anni ha collaborato con i quotidiani La Gazzetta del Mezzogiorno, La Stampa e La Repubblica. È membro dell'Unione Nazionale Medico Scientifica di Informazione (Unamsi) e dell’associazione Science Writers in Italy (Swim).
  • Articolo pubblicato il:

    26 settembre 2024