Ultimo aggiornamento: 24 aprile 2025
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Le lampade a UV per indurire lo smalto per le unghie, o “fornetti” per le unghie, sono uno strumento molto diffuso e utilizzato per la manicure, soprattutto da quando si impiegano gel e smalti per le unghie semipermanenti. A differenza degli smalti tradizionali, questi consentono di ottenere una gamma di effetti estetici molto più ampia e hanno una durata maggiore. Questi dispositivi emettono però raggi ultravioletti (UV), soprattutto UVA, un tipo di radiazione che accelera l’invecchiamento cutaneo, induce la produzione di radicali liberi e provoca danni al DNA che possono portare allo sviluppo del cancro. Per questa ragione sussistono timori che l’uso, specie prolungato, delle lampade per lo smalto per unghie possa favorire la comparsa di tumori cutanei, specie del carcinoma a cellule squamose (o spinocellulare).
Le lampade per lo smalto per unghie, talvolta chiamati anche “fornetti”, sono dispositivi che emettono radiazioni ultraviolette allo scopo di asciugare e di indurre una modifica chimico-fisica negli smalti semipermanenti. Questi prodotti, se esposti ai raggi UV, passano infatti dallo stato liquido allo stato solido, grazie a un processo detto di polimerizzazione.
Attualmente vengono usati due tipi di lampade: quelle con bulbi e quelle con LED che emettono raggi UVA. Le prime tendono a richiedere un tempo di utilizzo maggiore per ottenere il risultato sperato (2-4 minuti), mentre le seconde richiedono un tempo più breve (30–60 secondi). Entrambe rilasciano quasi esclusivamente raggi UVA, il cui quantitativo può variare da un apparecchio all’altro. Anche se si ritiene che tale quantitativo sia generalmente molto basso, l’esposizione diffusa nella popolazione e ripetuta è oggetto di discussione nel mondo scientifico.
Diversi ricercatori hanno condotto studi per provare a stimare i livelli di esposizione che si hanno con una singola seduta, giungendo a conclusioni molto diverse. In alcuni studi non indipendenti, sostenuti da aziende della cosmetica, le stime per una seduta sembrano equivalere, in termini di esposizione ai raggi UV, al trascorrere tra 1,5 e 2,7 minuti aggiuntivi al sole nella finestra di tempo tra due successive sedute. Studi invece indipendenti, e dunque senza conflitti di interessi, sono giunti a conclusioni meno tranquillizzanti. Per esempio, i risultati di un’analisi delle università dello Utah e dell’Oregon, pubblicati sul Journal of the American Academy of Dermatology, hanno mostrato che in meno di 10 minuti le mani di una persona esposte alle lampade per le unghie ricevono una dose di energia equivalente al limite giornaliero raccomandato per chi svolge lavori all’aperto. Anche da queste discrepanze nasce l’incertezza sugli effetti dei fornetti.
La comunità scientifica è da lungo tempo concorde sul fatto che l’esposizione ai raggi UV causa tumori della pelle. Non a caso l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) di Lione ha classificato ormai da decenni la radiazione ultravioletta (raggi UVA, UVB e UVC) tra i cancerogeni del gruppo 1, vale a dire gli agenti fisici e chimici per cui è dimostrata con ragionevole certezza la capacità di indurre il cancro negli esseri umani. Tuttavia, verificare se ciò avviene anche con i livelli di esposizione che si hanno con le lampade per le unghie è piuttosto complesso. Il rischio è infatti legato a vari fattori: al tipo di apparecchio utilizzato, al tipo di pelle, alle caratteristiche personali, alla durata dell’esposizione, alla sua frequenza e alle modalità di impiego.
Fin dai primi anni Duemila sono stati segnalati casi clinici di tumori cutanei sul dorso della mano comparsi in persone che non avevano familiarità per questo tipo di cancro e che avevano usato le lampade per smalto per unghie.
A questi primi studi hanno fatto seguito ricerche che non hanno trovato alcuna relazione tra l’uso delle lampade per smalto per unghie e tumori cutanei. In altri studi si è concluso che, se questo rischio sussiste, è possibilmente trascurabile o difficilmente quantificabile, perché i livelli di esposizione sono influenzati dal tipo di apparecchio usato e perfino dalla posizione delle mani. Alcune ricerche hanno inoltre rassicurato sulla possibilità che i raggi UV potessero favorire tumori delle unghie, come il melanoma ungueale: l’unghia, infatti, bloccherebbe completamente i raggi UVB e lascerebbe passare una quantità trascurabile di raggi UVA.
Le preoccupazioni hanno cominciato a diventare più concrete a gennaio 2023, quando i risultati di uno studio, pubblicati sulla rivista Nature Communications, hanno mostrato, in cellule in coltura e animali di laboratorio, la capacità di questi dispositivi di indurre danni compatibili con il cancro. In particolare, i ricercatori hanno osservato che, quando le cellule venivano esposte alla luce UV della lampada per 20 minuti, circa un terzo moriva, mentre le altre subivano danni al DNA caratteristici delle cellule tumorali.
Pochi mesi più tardi, i dati raccolti in un nuovo studio, pubblicati sulla rivista Scientific Reports, hanno messo in discussione soprattutto la durata eccessiva dell’esposizione (20 minuti), secondo gli autori diversa da ciò che accade nella realtà.
Oggi, dunque, gli effetti delle lampade per lo smalto sulla pelle e le unghie sono ancora oggetto di studio. Il rischio di tumori cutanei non sembra al momento paragonabile a quello delle lampade abbronzanti ed è probabile che, con un impiego associato alle opportune precauzioni, sia abbastanza basso. Il rischio, tuttavia, è influenzato da molti fattori, in particolare dalla frequenza e dalla durata nel tempo dell’utilizzo di questi dispositivi, nonché dal tipo di pelle, dalla familiarità per tumori cutanei e altri fattori.
Per questo è consigliabile adottare un atteggiamento prudente, non eccedendo nella frequenza d’uso, applicando una protezione solare ad ampio spettro 20-30 minuti prima dell’esposizione o indossando guanti per manicure che tengano scoperte solo le unghie.
Antonino Michienzi