La chemioterapia fa male?

Dipende. La chemioterapia è efficace nell’eliminare le cellule tumorali, ma può danneggiare le cellule sane causando effetti collaterali che nella maggior parte dei casi si possono controllare e contenere.

Ultimo aggiornamento: 19 luglio 2023

Tempo di lettura: 7 minuti

In breve

  • La chemioterapia può salvare la vita perché utilizza farmaci capaci di distruggere le cellule che proliferano attivamente, come quelle tumorali, bloccando così la progressione e la diffusione della malattia.
  • Alcune cellule del nostro corpo condividono con le cellule tumorali una caratteristica: la capacità di crescere molto rapidamente. Per questo i farmaci chemioterapici, che agiscono sulla capacità delle cellule di moltiplicarsi, possono distruggere anche alcune cellule sane che si riproducono con altrettanta rapidità. Tra queste ci sono le cellule del sangue, quelle dei follicoli piliferi, le cellule che rivestono la bocca, lo stomaco e l’intestino, e quelle degli organi riproduttivi.
  • Tra gli effetti collaterali della chemioterapia vi sono la perdita di capelli, l’anemia, la stanchezza, la nausea, il vomito, la diarrea, le infezioni, la formazione di lividi o piccole emorragie e anche problemi di tipo cognitivo (“chemo brain”).
  • I tessuti normali hanno la capacità di rimediare a questi effetti negativi una volta che la terapia è terminata, e per questo la probabilità di effetti collaterali a lungo termine è relativamente contenuta.
  • I ricercatori continuano a studiare e proporre nuove associazioni di farmaci e nuovi schemi di somministrazione per rendere la chemioterapia più efficace contro il tumore e meno dannosa per il resto dell’organismo.

La parola all'esperto

L'oncologo Francesco Perrone parla degli effetti collaterali della chemioterapia.

Quali sono i benefici della chemioterapia?

A oggi esistono più di 100 farmaci chemioterapici antitumorali. La scelta del farmaco dipende dal tipo di tumore, da quanto è esteso al momento della diagnosi e dalle caratteristiche del paziente. I chemioterapici, il cui utilizzo contro il cancro ha preso il via negli anni Cinquanta del secolo scorso, contrastano il tumore in diversi modi: eliminano le cellule cancerose, rallentano la crescita della malattia, evitano la sua diffusione in altri tessuti (metastasi), e alleviano il dolore causato dalla presenza della massa tumorale. Spesso si utilizza una chemioterapia combinata basata sull’uso di più antitumorali, in modo da contrastare le resistenze del tumore a singoli farmaci. Inoltre sempre più di frequente la chemioterapia è associata a terapie mirate, come quelle che puntano a uno specifico bersaglio molecolare, oppure a terapia ormonale o immunoterapia.

Chemioterapia sempre più precisa

La chemioterapia è considerata meno mirata delle terapie più recenti, che colpiscono un bersaglio più specifico, perché è nata prima delle tecnologie che permettono di sviluppare farmaci di questo tipo e perché i suoi meccanismi d’azione sono rivolti a caratteristiche, come la proliferazione rapida delle cellule che accomunano i tumori ad alcuni tessuti sani a rapido ricambio.

La chemioterapia è ancora oggi una parte ancora fondamentale della cura del cancro ed è in continua evoluzione. Lo scopo della ricerca sui chemioterapici è rendere questi trattamenti più efficaci e meno tossici.

Molti studi stanno cercando di mettere a punto test predittivi per prevedere un po’ più precisamente quali pazienti potranno trarre beneficio dalla chemioterapia e quali no, risparmiando inutili effetti collaterali a chi non ne avrebbe alcun vantaggio.

Sono numerose le ricerche che riguardano lo schema ottimale di somministrazione della chemioterapia. Si studia se in certi tumori, o in pazienti con precise caratteristiche, si possono ottenere risultati paragonabili con una dose più bassa di farmaco o con un periodo di trattamento più breve. In entrambi i casi si riduce l’esposizione al farmaco chemioterapico e, di conseguenza, il rischio e l’intensità degli effetti collaterali. Tra le varie strategie terapeutiche che sono prese in considerazione vi è la cronoterapia che tiene conto dell’interazione tra il momento di somministrazione del farmaco e il ritmo circadiano. In un articolo pubblicato su International Journal of Molecular Sciences, gli autori spiegano per esempio che somministrare i farmaci chemioterapici in tempi precisi della giornata ha già aiutato a migliorare la tollerabilità dei trattamenti e la loro efficacia contro la malattia. Molti altri studi sull’argomento sono in corso.

Cosa devo sapere sugli effetti collaterali della chemioterapia?

Gli effetti collaterali dei chemioterapici variano a seconda del tipo di farmaco antitumorale, della dose e del modo con cui viene somministrato. Inoltre ogni individuo risponde in modo diverso ai vari chemioterapici: non tutte le persone sviluppano gli stessi effetti collaterali, alcuni pazienti possono svilupparne pochi o addirittura non averne.

Anche se gli effetti collaterali possono essere spiacevoli, è bene tenere a mente i benefici che si ottengono dalla chemioterapia. Infatti la necessità di eliminare il tumore è più urgente rispetto a quella di evitare alcuni effetti indesiderati, che spesso sono temporanei.

Così come è bene informarsi sui benefici della terapia, è utile chiedere al medico l’entità e la gravità degli effetti collaterali che essa comporta. Il medico può prescrivere, insieme al chemioterapico, alcuni farmaci che aiutano a prevenire o controllare gli effetti collaterali.

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Quanto durano gli effetti collaterali?

 

La maggior parte degli effetti collaterali scompare una volta terminata la terapia, perché le cellule non più esposte ai chemioterapici riprendono a dividersi normalmente. È il caso dell’alopecia, ovvero della perdita dei capelli: in alcuni casi si presenta dopo i primi trattamenti, ma entro poche settimane dal termine della cura i capelli iniziano a ricrescere. Anche alcuni effetti sul sistema digerente, come costipazione, diarrea o ulcere della mucosa della bocca tendono a risolversi dopo la cessazione dei trattamenti. I tempi di ripresa variano da persona a persona e dipendono da vari fattori, come lo stato generale di salute e il tipo di farmaci usati.

Se gran parte degli effetti collaterali scompare velocemente, alcuni possono richiedere un po’ più di tempo, a volte alcuni mesi o anni. Quando la chemioterapia colpisce alcuni organi, come quelli riproduttori, oppure i reni, il cuore o il fegato, i danni arrecati possono essere permanenti.

Controlli serrati per limitare i danni

In una revisione della letteratura pubblicata sulla rivista Critical Reviews in Oncology/Hematology, gli autori hanno fatto il punto sulla tossicità a livello cardiaco dei trattamenti anticancro, inclusa la chemioterapia, confermando che molte terapie impiegate per combattere i tumori hanno effetti negativi sul cuore. Per tale ragione è fondamentale che si presti sempre grande attenzione a questo aspetto quando si intraprende una terapia antitumorale e che si proceda con controlli adeguati nel corso dei trattamenti per evitare spiacevoli sorprese. Prima di ogni terapia e durante il trattamento si viene quindi sottoposti a un elettrocardiogramma o ad altri esami cardiologici specifici per accertarsi che il cuore funzioni bene e continui a farlo durante le cure. Allo stesso modo, se i chemioterapici agiscono sul fegato o sui reni, la funzionalità degli organi verrà periodicamente valutata e, in caso di alterazione, il medico cambierà il tipo di trattamento o ridurrà la dose, in modo da evitare danni a lungo termine. Infine alcuni chemioterapici, come gli alcaloidi, i taxani o i composti del platino, possono danneggiare i nervi. Anche in questo caso il controllo attento da parte del medico consente di ridurre o cambiare il chemioterapico prima che i danni diventino permanenti.

Conoscere per gestire meglio

Il più delle volte gli effetti negativi della chemioterapia sull’organismo si possono facilmente prevenire o almeno gestire in modo efficace grazie a semplici accorgimenti. Nel caso dei potenziali danni ai nervi, la combinazione di antidolorifici o anticonvulsivanti, con supplementi vitaminici si è dimostrata efficace nel ridurre l’effetto tossico della terapia.

In molti casi anche le abitudini e i comportamenti aiutano a sopportare e ad alleviare gli effetti della chemioterapia.

  • Il riposo. La chemioterapia può portare stanchezza e spossatezza che si contrasta concedendosi una pausa di riposo se necessario.
  • Una dieta sana. Per affrontare al meglio i trattamenti l’organismo ha bisogno di una certa quantità di energia che si ottiene dalla dieta. Meglio chiedere al proprio medico quali sono i cibi più adatti al singolo caso e anche qualche consiglio su come usare gli alimenti per contrastare effetti quali nausea, mancanza di appetito o stitichezza.
  • Occhi puntati sull’obiettivo. Pensare al risultato finale dei trattamenti può aiutare a trovare la forza di sopportare i fastidiosi effetti collaterali della chemioterapia.

La chemioterapia può a sua volta provocare un tumore?

 

I pazienti sono spesso spaventati dalla possibilità che alcuni chemioterapici siano a loro volta cancerogeni. In effetti è possibile che alcuni farmaci antitumorali causino un secondo tumore, in particolare una sindrome mielodisplastica, una leucemia mieloide acuta o linfocitica acuta, ma solo in seguito a diversi anni di trattamento. Queste sostanze comprendono il cisplatino, le antracicline, gli inibitori della topoisomerasi II e alcuni agenti alchilanti. In seguito a trattamento prolungato con questi farmaci, il rischio di sviluppare un secondo tumore, rispetto a una persona non trattata, aumenta circa due anni dopo la fine della cura, raggiunge l’apice tra 5 e 10 anni e poi diminuisce fino ad annullarsi.

Perché si usano queste sostanze? Perché questi farmaci sono spesso gli unici in grado di curare tumori primari gravi, offrendo ai malati la possibilità di sopravvivere per diversi anni. Rispetto a questa priorità, il rischio di sviluppare un secondo tumore, oltre che basso, è considerato un problema secondario.

In conclusione

La chemioterapia può causare effetti collaterali, che variano da paziente a paziente e a seconda del tipo di trattamento scelto. La buona notizia è che la maggior parte di questi effetti indesiderati cessa con la fine della terapia. Inoltre oggi è possibile ridurli al minimo o addirittura prevenirli attraverso uno stretto monitoraggio medico, l’adozione di comportamenti adeguati e l’utilizzo di schemi terapeutici sempre più attenti alle esigenze del paziente. La comunicazione di ogni malessere o disfunzione da parte dei pazienti è indispensabile a intervenire tempestivamente, arginando i danni più gravi o quelli permanenti.

La possibilità di bloccare il tumore è un vantaggio assoluto rispetto agli effetti indesiderati che la terapia può causare. La sperimentazione di agenti antitumorali sempre più specifici e selettivi per le cellule tumorali ridurrà l’azione negativa sulle cellule sane, facendo pendere la bilancia dei costi e dei benefici sempre più dalla parte di questi ultimi.

  • Agenzia Zoe