Ultimo aggiornamento: 2 ottobre 2023
Tempo di lettura: 6 minuti
Circolano molte informazioni su come si possono prevenire o curare le malattie: in TV, sui giornali o nel passaparola con i conoscenti. Alcune di queste informazioni sono corrette, molte sono parziali, distorte o semplicemente sbagliate. Come facciamo a sapere quali sono corrette e quali no? Come valutare, per esempio, le storie di guarigione di cui Internet è pieno? Come distinguere ciò che fa bene davvero da un falso ben architettato? O il probabile dall’incerto?
Alcuni consigli utili provengono da una guida realizzata da un’associazione benefica inglese, Sense About Science, da anni impegnata ad aiutare le persone a capire meglio la scienza. Ecco alcuni degli elementi sui quali consiglia di basare il proprio giudizio in materia di terapie.
Se è così, è il caso di insospettirsi. I siti possono presentare presunte terapie avvalorate da dati presentati come risultati di sperimentazioni cliniche che in realtà sono fasulle. Grafici e documenti in questi casi sono costruiti ad arte per convincere la gente. A uno sguardo più attento, però, ci si accorge che spesso queste terapie non si basano su solidi studi e sperimentazioni cliniche, ma su storie basate su racconti di malati. Spesso, infatti, le dichiarazioni di efficacia vengono accompagnate soltanto da testimonianze di pazienti che fanno da testimonial. È molto probabile che questi casi siano operazioni di marketing travestite da prove scientifiche.
Come distinguere il paziente che lo fa in buona fede, con l’intento di aiutare chi è nella sua stessa situazione, da quello falso o manipolato? È difficile dare una risposta, ma il consiglio è di usare gli strumenti della scienza: più che valutare l’attendibilità del singolo, bisogna valutare la terapia proposta secondo criteri di scientificità. In alcuni casi si tratta di pazienti inventati, ma non sempre è così. È bene sapere che è capitato, e continua a capitare, che ai malati che accettano di pagare per pseudo-terapie spesso molto costose vengano offerti sconti in cambio di una testimonianza positiva. In altri casi sono incentivati a reclutare altri malati. L’uso di queste tecniche rende del tutto inaffidabili i consigli che i malati sono spinti a offrire. In sostanza, non si tratta più di testimonianze, ma di spot pubblicitari. Naturalmente è possibile che il paziente testimonial sia in buona fede, ma non per questo la sua storia dimostra l’efficacia della terapia, dato che gli eventuali miglioramenti percepiti possono essere legati ad altri fattori. Fattori che solo una sperimentazione clinica controllata può evidenziare.
Ovviamente internet non è l’unica fonte di informazioni distorte e anche i mass media tradizionali cadono spesso nell’errore di dare spazio e credibilità a chi non la merita, partendo dal presupposto errato che dà il titolo alla guida di Sense About Science: Non ho nulla da perdere a provarlo. In realtà i trattamenti truffaldini e la loro diffusione sono dannosi per tutti tranne per chi le promuove e lucra dal loro utilizzo, spesso usando modi subdoli e non sempre evidenti.
Abbiamo detto che bisogna diffidare di chi vede tutto positivo, ma anche del contrario, cioè di chi esaspera gli effetti collaterali o i rischi associati ai farmaci prescritti dai medici. Quando un articolo fa un’affermazione forte del tipo “un farmaco per l’osteoporosi può raddoppiare il rischio di cancro” conviene essere sospettosi e provare a verificare l’informazione, anche a capire l’eventuale significato di un simile raddoppio di rischio. Se si tratta per esempio di un rischio molto piccolo, questo continua a restare molto piccolo anche se raddoppia, mentre in caso di un rischio già significativo, se raddoppia diventa solo più preoccupante. In altre parole, quando si leggono queste affermazioni bisogna avere chiaro il contesto e conoscere il rischio di base da cui si parte.
Gli esperti invitano a prendere con estrema cautela giornali e siti web che sostengono le proprie affermazioni citando altre cronache giornalistiche anziché risultati di studi pubblicati su riviste scientifiche. Di solito significa che non sono in possesso di prove attendibili, a differenza degli articoli su riviste scientifiche, valutati e selezionati per la pubblicazione da gruppi di esperti, attraverso il metodo di peer review.
L'oncologo Francesco Perrone parla delle terapie alternative del cancro.
Fare ricorso a una terapia di non provata efficacia è pericoloso e va detto in modo chiaro e senza ambiguità. Oltre al costo, che può essere alto o modesto, occorre sempre considerare i molti altri rischi cui si va incontro assumendo cure inefficaci o non provate.
Alle volte ci si dimentica che anche i trattamenti alternativi, spesso presentati come naturali, sono potenzialmente nocivi, e inoltre possono interferire con i farmaci: è il caso di molti estratti di erboristeria. Un altro rischio frequente è interrompere le cure ufficiali, perché non del tutto soddisfacenti, andando incontro a un peggioramento, potenzialmente grave.
Una fonte giornalistica affidabile di solito cita la rivista scientifica su cui sono stati pubblicati i risultati delle ricerche che hanno portato allo sviluppo di un metodo diagnostico, una terapia o altri tipi di conoscenza su una malattia. Gli studi pubblicati sulle riviste scientifiche hanno superato la peer review, ovvero la valutazione da parte di revisori indipendenti con una grande competenza nel campo. I revisori valutano se i risultati sono validi, significativi e originali, considerano tutti i dettagli dello studio e verificano se i dati raccolti giustificano le conclusioni dei ricercatori. Come ricorda la guida di Sense About Science, “i sintomi di molte patologie sono instabili, come i dolori dell’artrite, che vanno e vengono e a fasi di peggioramento possibilmente seguono periodi di normalità che possono essere scambiati per un miglioramento. Col tempo si può anche migliorare o recuperare da molte patologie. Ciò potrebbe verificarsi in contemporanea con l’assunzione di un particolare cibo o trattamento” senza che questo abbia in realtà alcun effetto e si tratti piuttosto di una coincidenza.
Può inoltre essere utile sapere che nelle pubblicazioni scientifiche vengono riportati i risultati di studi svolti prima in laboratorio e poi nei pazienti. Perché una terapia entri nella pratica clinica, però, esiste un rigido e complesso percorso da seguire. Qualunque trattamento deve superare tutte e tre le fasi di sperimentazione cliniche, in cui si valutano parametri come la sicurezza, l’efficacia e la tollerabilità, in gruppi di decine e poi centinaia e migliaia di pazienti. Quindi questi risultati devono essere ancora valutati da parte degli enti regolatori del farmaco come l’European Medicines Agency (EMA) e l’Agenzia italiana del farmaco (AIFA).
Sono quindi 5 gli aspetti fondamentali su cui occorre farsi delle domande e chiarirsi le idee:
Spesso familiari e amici, nel tentativo di essere d’aiuto, incoraggiano a provare tutto ciò che sembra offrire sollievo o speranza, senza domandarsi se si tratta di una terapia che funziona e se è sufficientemente sicura. In questo modo, senza volerlo, finiscono per esercitare su chi è già provato dalla malattia una pressione eccessiva e mal posta, anche se in buona fede.
La guida di Sense About Science ha raccolto le opinioni di chi si è trovato da malato in questa situazione. Ecco i loro consigli:
Agenzia Zoe