Ultimo aggiornamento: 9 novembre 2023
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I forni a microonde sono elettrodomestici che scaldano il cibo sfruttando l’interazione della materia (in particolare delle particelle di acqua, ma anche di grassi, contenute negli alimenti) con i campi elettromagnetici generati dall’apparecchio. Rispetto ai metodi di cottura classici (fornelli e forni elettrici o a gas), che scaldano per irraggiamento o conduzione partendo dall’esterno dell’alimento per arrivare all’interno, il microonde spesso fa aumentare la temperatura prima nella parte centrale, in particolare se è ricca di acqua o grassi, e solo successivamente in quella esterna, spesso più secca.
Non si tratta di un metodo di cottura innovativo: il brevetto del forno a microonde è addirittura del 1946, il primo modello industriale fu commercializzato nel 1947 e i modelli più piccoli, adatti all’uso domestico, fecero la loro comparsa negli Stati Uniti d’America sul finire degli anni Cinquanta. Ciò significa che abbiamo alle nostre spalle un numero sufficiente di anni di osservazione per poter affermare che si tratta di un sistema di cottura per cui non si sono evidenziati pericoli per la salute di tipo oncologico.
Perché si è diffusa la falsa credenza che il microonde possa far aumentare il rischio di ammalarsi di tumore?
Le microonde, che sono un tipo di radiazione a radiofrequenza, vengono assorbite dalle molecole di acqua e da altre molecole come quelle di grasso che, grazie all’energia ricevuta, sono in grado di vibrare. L’attrito molecolare provocato dallo sfregamento genera calore e il calore a sua volta cuoce il cibo.
È probabile che il fraintendimento nasca proprio dal termine radiazione, una categoria a cui anche le microonde appartengono. I raggi X sono un altro esempio di radiazione, ma tale è anche la luce solare. La parola evoca la radioattività prodotta dalle centrali e dalle armi nucleari, o dagli elementi naturalmente radioattivi, di cui è nota la capacità di interagire con il DNA inducendo mutazioni genetiche che possono effettivamente provocare tumori.
Non tutte le radiazioni sono però capaci di interagire col DNA: perché questo accada devono avere abbastanza energia per farlo, una caratteristica comune ai raggi X, gamma e anche a una parte dei raggi ultravioletti (UV) provenienti dal sole. Tutte queste radiazioni appartengono alla categoria di quelle ionizzanti, in grado cioè di rimuovere un elettrone da un atomo o una molecola. È proprio la capacità ionizzante, legata all’elevata energia contenuta in una radiazione, a renderla pericolosa per il DNA.
Le radiazioni a radiofrequenza a cui appartengono le microonde, ma anche le onde radio, sono invece a bassa energia e fanno parte delle radiazioni di tipo non ionizzante. Le microonde hanno abbastanza energia per far vibrare gli atomi all’interno di una molecola, ma non abbastanza da allontanare un elettrone dal suo legame. Non sono quindi sufficientemente potenti da indurre mutazioni nel DNA. Inoltre, il cibo scaldato col microonde non è radioattivo perché non viene ionizzato: è esposto a quantità di energia insufficienti a provocare questo fenomeno. Di conseguenza anche gli alimenti cotti o scaldati con questo metodo non influiscono sul rischio di ammalarsi.
Un uso corretto del forno a microonde fa sì che questo elettrodomestico non sia un rischio per la salute almeno dal punto di vista oncologico. Poiché questo tipo di radiazione è ben assorbito da materiali ricchi di acqua, come i cibi ma anche come i tessuti umani, è bene che il microonde non sia danneggiato e sia ben schermato: in caso di mancata schermatura, infatti, si rischierebbe una scottatura o un’ustione. Le microonde vengono generate solo quando l’apparecchio viene messo in funzione, il che presuppone che lo sportello sia ben chiuso.
Le radiazioni a radiofrequenza vengono emesse anche dai telefoni cellulari, e per questo può essere utile aprire una breve parentesi. I risultati di alcuni studi, ma non altri, hanno mostrato che una esposizione prolungata e diretta a questi apparecchi può far aumentare il rischio di sviluppare alcuni tumori. Per questo l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro IARC ha classificato i campi elettromagnetici a radiofrequenza come “possibilmente cancerogeni per gli esseri umani” (gruppo 2B). La categoria, molto vasta, è usata dalla IARC per sostanze e agenti con limitate evidenze per gli esseri umani e in assenza di sufficienti evidenze per gli animali, o per quelle con sufficienti evidenze per gli animali e inadeguate evidenze o mancanza di dati per gli esseri umani. A scopo cautelare, la IARC e altri enti hanno consigliato l’uso di distanziatori tra i cellulari e i tessuti umani: i telefoni sono, in altre parole, sicuri se utilizzati con gli auricolari invece che a contatto diretto con la pelle, in particolare per evitare il riscaldamento localizzato dei tessuti. Il concetto è stato ripreso da una campagna informativa del Ministero della salute, avviata nel 2019 e intitolata “Il tuo cellulare è intelligente. Usalo con intelligenza”. Le iniziative e informazioni su un uso prudente dei cellulari sono reperibili su un portale apposito. Servirsi dell’auricolare o del vivavoce, preferire i messaggi e usare il telefono quando vi è una buona ricezione del segnale sono le azioni consigliate per ridurre l’esposizione alle onde elettromagnetiche.
Chiudendo la parentesi, è abbastanza facile intuire che il problema del contatto diretto tra il corpo e la fonte delle microonde non si pone nel caso di forni utilizzati in modo corretto e ben schermati, come oggi previsto dalle normative industriali.
Dal punto di vista nutrizionale, è bene ricordare che il cibo cotto e scaldato è sempre più povero di nutrienti di quello crudo, perché molte vitamine e proteine si denaturano col calore. Questo però vale sia per le cotture classiche sia per quelle con il microonde. Anzi, dal momento che col microonde alcuni cibi, come per esempio le verdure o il pesce, cuociono senz’acqua e in breve tempo, il valore nutrizionale di questi alimenti è addirittura più elevato del corrispettivo cucinato in modo più classico.
Un possibile pericolo per la salute legato all’uso del forno a microonde è quello relativo alle infezioni e intossicazioni alimentari causate da batteri e tossine che possono essere presenti nel cibo. Il rischio di tali eventi è maggiore con il forno a microonde rispetto a quello che si ha con i metodi di cottura più classici, poiché la temperatura alla quale viene portato il cibo con il microonde è più bassa. Il rischio riguarda soprattutto gli alimenti non propriamente freschi, ma conservati per alcuni giorni. Quando si utilizza il forno a microonde sarebbe un bene, inoltre, seguire alcune semplici pratiche, come consigliato sul sito dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) statunitensi, tra cui conoscere la potenza del proprio forno a microonde in modo da aggiustare i tempi di cottura, ma anche accertarsi, mediante l’uso di un termometro alimentare, che quando si riscalda un alimento la sua temperatura raggiunga almeno i 165 °F, ovvero circa 74 °C. Infine, gli alimenti riscaldati nel forno a microonde spesso lasciano residui di schizzi. Se questi non vengono rimossi con una pulizia regolare e frequente, dato che un forno a microonde non si autopulisce come uno tradizionale con alte temperature, si ha un ulteriore fattore di rischio per infezioni e intossicazioni.
Quali rischi per la salute si corrono con l’uso del microonde? Nessun rischio legato al cancro, ma un maggior rischio di contrarre infezioni o intossicazioni per via della relativamente bassa temperatura alla quale viene portato il cibo. Un alimento che è rimasto per qualche giorno in frigo, se scaldato in pentola o in forno, vede ridursi drasticamente la carica batterica. Lo stesso cibo lasciato per pochi minuti nel microonde potrebbe invece conservare una carica batterica elevata, che può provocare disturbi gastrointestinali. Per questa ragione si consiglia di utilizzare questo strumento solo per cibi freschi o conservati correttamente, per un tempo limitato in frigorifero, e di pulire il forno stesso di frequente.
Agenzia Zoe