Un’alimentazione adeguata è di aiuto per affrontare al meglio gli effetti collaterali delle cure e i sintomi della malattia.
I sintomi di un tumore e gli effetti collaterali delle terapie oncologiche, come la mancanza di appetito e la nausea, possono influire negativamente sulla qualità di vita dei pazienti. La selezione degli alimenti, la distribuzione dei pasti nel corso della giornata e altre attenzioni possono essere di aiuto per contrastare i problemi che si vivono durante i trattamenti e per recuperare le forze. Ecco alcuni consigli per mangiare in modo salutare e in serenità durante le cure oncologiche, sia a casa sia in ospedale.
Molte forme di cancro sono associate a una perdita di peso, che può anche essere importante: si stima che fino al 40 per cento dei pazienti oncologici sia già dimagrito al momento della diagnosi o abbia problemi di nutrizione. Il fenomeno, che non riguarda solo i tumori dell’apparato digerente, è determinato da vari fattori, tra cui:
Non è solo la chemioterapia a provocare sgradevoli effetti collaterali: anche i più recenti farmaci a bersaglio molecolare, la radioterapia o le conseguenze di un intervento chirurgico possono provocare nausea e vomito, stipsi o diarrea e perdita di appetito, inducendo un calo di peso. La nausea, in particolare, interessa quasi il 70 per cento dei pazienti sottoposti a chemioterapia e rimane uno dei problemi più difficili da gestire, nonostante la disponibilità di farmaci che funzionano con molti diversi meccanismi d’azione. Prima di ricorrere ai medicinali, un aiuto inaspettato può però arrivare proprio dal cibo: una dieta il più possibile varia ed equilibrata può aiutare l’organismo a rispondere alle cure, riducendo in parte questi e altri effetti collaterali. Peraltro, prima e dopo un intervento chirurgico importante è spesso richiesto un arricchimento della dieta in proteine.
La soluzione maggiormente consigliata per contrastare nausea e vomito è mangiare poco e spesso, spezzando i tre pasti principali in 6-8 spuntini al giorno.
È inoltre d’aiuto evitare i piatti troppo elaborati o pesanti e i cibi con sapori e odori troppo forti, seguendo piuttosto queste indicazioni:
Per stimolare l’appetito è fondamentale mantenersi fisicamente attivi il più possibile. Può aiutare iniziare lentamente e aumentare l’attività nel corso del tempo. Si può per esempio fare una breve passeggiata, anche solo di 10 minuti, un’ora prima dei pasti. Per contrastare la perdita di peso per mancanza di appetito, può essere d’aiuto preferire cibi ad alto contenuto proteico o calorico, come legumi, uova, carne (preferibilmente bianca) e pesce, frutta secca a guscio, e consumare bevande arricchite di particolari elementi nutritivi.
Farmaci, scarsa attività fisica e nuove abitudini alimentari possono rendere l’intestino pigro. Per risvegliarlo si può optare per cibi ricchi di fibre, come cereali integrali, verdura e frutta con la buccia. Invece si consiglia di mangiare senza esagerare e a piccole dosi, eventualmente sotto forma di creme, i cibi che favoriscono la formazione di gas, come legumi, broccoli e cipolle.
Oltre alla stitichezza, le cure antitumorali possono indurre anche il problema opposto, ovvero la diarrea, che provoca disidratazione, perdita di peso, debolezza e scarso appetito.
Anche in questo caso le raccomandazioni sono di bere lontano dai pasti e di distribuire questi ultimi nel corso della giornata.
È un po’ più lunga la lista dei cibi cui bisogna prestare attenzione. È bene sapere che, oltre a limitare i cibi grassi, fritti, o speziati, dolci, latte e latticini e le gomme da masticare, può essere utile mangiare alimenti ricchi di potassio e di sodio (come banane e mele) e di fibre solubili (come il riso e i fiocchi d’avena), magari ridotti in crema.
Per i malati di cancro, la stanchezza e la mancanza di forze possono condizionare pesantemente la vita di tutti i giorni. Quando dormire non basta per ricaricare le pile e le normali attività quotidiane appaiono come ostacoli insormontabili, in gergo si parla di “fatigue”, una sorta di malattia nella malattia. Per combatterla, la scelta più ovvia potrebbe sembrare fare il pieno di cibi ad alto contenuto calorico ed energetico, come dolciumi ricchi di zucchero, ma secondo gli esperti dell’American Cancer Society non è la soluzione migliore. Questi alimenti possono infatti dare una carica immediata, ma l’effetto degli zuccheri svanisce rapidamente e dopo si corre il rischio di sentirsi ancora più a terra. Al contrario, si suggerisce di puntare su cibi integrali, legumi, fibre con un po’ di olio extravergine di oliva, che aiutano a mantenere livelli di energia più stabili nel tempo.
Per fare una merenda veloce e leggera si può mangiare una porzione di frutta essiccata o qualche noce, mandorla o nocciolina che, contenendo magnesio, aiutano a combattere la fatigue. Inoltre, il tè è preferibile al caffè, perché l’effetto dell’agente stimolante, la teina, dura più a lungo di quello della caffeina.
Alcuni tipi di chemioterapia e la radioterapia localizzata su testa e collo possono ridurre il flusso di saliva e causare una fastidiosa secchezza della bocca, rendendo difficile la masticazione e la deglutizione. Per avere un po’ di sollievo può essere utile bere spesso piccole quantità di liquidi, ma anche succhiare cubetti di ghiaccio e ghiaccioli alla frutta.
Un altro utile suggerimento può essere di evitare cibi che richiedono una masticazione faticosa, come quelli più asciutti e che tendono a impastare la bocca, come cracker e grissini. Se il disturbo è accompagnato anche da piccole ulcere della mucosa orale, allora è meglio evitare tutto ciò che è troppo salato, speziato o caldo, così come i cibi secchi e duri (tra cui anche il pane integrale che si può sostituire con pane di semola di grano duro), l’alcol e il caffè. Si consiglia invece di consumare creme di cereali integrali o di legumi, come l’hummus.
Le cure possono provocare un sapore cattivo in bocca, amaro o metallico: sorseggiare dell’acqua con qualche goccia di limone può contribuire a eliminare questa sensazione.
Le terapie ormonali, come quelle usate per la cura e la prevenzione delle recidive dei tumori al seno e alla prostata, possono indurre vampate di calore simili a quelle che compaiono in menopausa. Nelle donne questi effetti collaterali sono maggiori se il tumore è insorto prima della menopausa. Molti pazienti riferiscono che il disturbo è scatenato da tè, caffè o altre bevande contenenti caffeina, dall’alcol, dai cibi speziati, oltre che dal fumo e dalle emozioni. Se le vampate sono insopportabili, il medico potrà suggerire dei farmaci per attenuarle.
Se il problema della maggior parte dei pazienti oncologici in relazione all’alimentazione è la perdita di peso, per le donne operate al seno ci può essere la tendenza, opposta, a ingrassare. Tra le cause, in molti casi vi può essere un fenomeno legato al metabolismo anche dell’insulina, che prende il nome di sindrome metabolica. Dagli studi emerge che le donne con sindrome metabolica hanno un rischio quasi doppio di avere recidive e metastasi rispetto a quelle che non ce l’hanno. Poiché la sindrome metabolica è influenzata anche da abitudini e comportamenti, con una dieta varia ed equilibrata e l’attività fisica si riducono i fattori di rischio che favoriscono l’insorgenza di recidive e metastasi.
Alcuni ricercatori dell’Istituto nazionale tumori (INT) di Milano hanno mostrato che un’alimentazione appropriata può persino migliorare la prognosi delle pazienti operate di tumore al seno. È la conclusione del progetto Diana 5, nel corso del quale sono state seguite e osservate per molti anni oltre 2.000 donne operate al seno. I risultati hanno mostrato gli effetti positivi di un esercizio fisico quotidiano associato a una dieta basata su cereali integrali, legumi, verdure di stagione, un po’ di frutta e semi oleaginosi, e un consumo occasionale di cibi di origine animale. Altre conferme sull’efficacia delle abitudini salutari per la prevenzione del tumore al seno arrivano da una recente revisione della letteratura scientifica, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nutrients.
Per molti pazienti mangiare a sufficienza è un vero e proprio sforzo, tanto che solo l’idea di doversi nutrire può essere una fonte di stress e ansia. Le cause di queste difficoltà sono diverse; per esempio, negli ospedali i pasti sono serviti a orari fissi, spesso diversi da quelli a cui le persone sono abituate, condizione che non favorisce l’alimentazione dei pazienti. Altre volte i pasti vengono serviti mentre i malati sono fuori dai reparti per eseguire un esame, per cui al ritorno le pietanze sono fredde e poco appetibili. O ancora, la scarsità di personale non permette di assistere i pazienti durante i pasti.
Per quanto comuni, queste situazioni devono essere arginate. Si potrebbe chiedere ai familiari di portare alimenti più graditi, farsi riscaldare i cibi dagli infermieri oppure ottenere la collaborazione di volontari, parenti o amici al momento del pasto. Questo è un aspetto che non va mai sottovalutato, anche per contrastare l’evoluzione della malattia.
D’altra parte, per chi sta vicino ai pazienti oncologici può essere molto frustrante non riuscire ad aiutarli a mangiare. Tuttavia, non dovrebbero costringerli contro voglia, né colpevolizzarsi o risentirsi se i loro sforzi non ottengono i risultati sperati. Al contrario, può essere utile parlarne in famiglia e con personale specializzato, dal nutrizionista allo psicologo, per capire come scegliere i cibi più adatti e la modalità più efficace con cui proporli.
Redazione
Articolo pubblicato il:
3 maggio 2024